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Climate Pride: a Roma un’onda verde per accelerare la transizione ecologica e la giustizia climatica

Basta COP Unfccc nei petrostati. Non è possibile combattere la crisi climatica senza un impegno trasversale per l’uguaglianza e l’inclusione
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Climate Pride che ha sfilato il 16 novembre a Roma è stata una manifestazione pacifica e colorata, con migliaia di cittadini e attivisti climatici che hanno chiesto azioni concrete per promuovere un’accelerazione della transizione ecologica, rivendicando giustizia sociale e climatica.
Al Climate Pride hanno aderito 73 realtà e gli organizzatori dicono che «E’ stato un grido collettivo verso un futuro più sostenibile, dove le energie rinnovabili, l'economia circolare, l’innovazione e l’equità sociale sono al centro delle agende politiche. Un tema particolarmente sentito soprattutto a fronte delle recenti alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna e a Valencia, eventi che evidenziano quanto la crisi climatica sia una questione che necessita soluzioni urgenti e concrete. Questo modello di sviluppo basato sulle fonti fossili, il cui accaparramento alimenta tensioni e guerre che potremmo evitare se ogni Paese fosse indipendente energeticamente grazie alle fonti rinnovabili».
Il Climate Pride italiano fa parte delle mobilitazioni globali durante la COP29 Unfccc in corso Azerbaigian e che hanno l'obiettivo di esercitare una forte pressione affinché i leader mondiali adottino finalmente politiche ambiziose e concrete per combattere il cambiamento climatico e fare fronte alla perdita di biodiversità.
Tra le realtà presenti tantissime associazioni e movimenti ambientalisti nazionali, ma anche centri sociali, collettivi transfemministi, studenti e sindacati che portano avanti iniziative a livello territoriale. Il corteo, partito da Piazza Vittorio nel pomeriggio, ha attraversato le vie del centro città per poi concludersi al parco dell’Ex Snia, uno spazio simbolico delle lotte ecologiste romane, oggi minacciato da un progetto immobiliare promosso dalla giunta capitolina. La street parade è stata caratterizzata da musica, balli e maschere, unendo la protesta contro l’inerzia climatica alla rivendicazione di diritti sociali fondamentali.
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha commentato: «A Roma 5mila persone in corteo per il Climate Pride durante i lavori della COP29 di Baku. Un corteo, promosso da 73 organizzazioni, in cui hanno sfilato pale #eoliche, pannelli fotovoltaici e animali per ricordare che per archiviare le fonti fossili servono le rinnovabili. In tutto il mondo, nel nord Italia, nel centro sud, in Sicilia e in Sardegna. A proposito, la cosa più bella vista in corteo è stata la bandiera sarda attaccata ad una pala eolica. Avanti con la rivoluzione energetica 100x100rinnovabili»
Ala manifestazione c’era anche l’ONG Un Ponte Per che ha sottolineato: «Un corteo stupendo e coloratissimo, pieno di giovani e realtà sociali. Contro il genocidio e l'ecocidio in Palestina. Contro l'economia fossile, coloniale, di guerra. Per la giustizia sociale e climatica. Per urlare al mondo un messaggio di pace universale tra umanità, pianeta ed ecosistemi».
I partecipanti al Climate Pride hanno espresso una forte sfiducia verso la COP29 Unfccc che hanno fatto notare che tenere una conferenza climatica in un petrostato autoritario come l’Azerbaigian, uno dei principali esportatori globali di gas e petrolio, conferma la direzione sbagliata delle politiche energetiche e ambientali globali.
La giornata si è conclusa con l’appello a unire la battaglia per la giustizia climatica a quella per i diritti sociali, ribadendo che non è possibile combattere la crisi climatica senza un impegno trasversale per l’uguaglianza e l’inclusione.

Redazione Greenreport

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