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Legambiente e l’intervento di Giorgia Meloni alla Cop29: «In Italia comandano le lobby del gas e nucleare»

«Così facendo il Paese fa solo passi indietro aumentando le sue dipendenze energetiche dall’estero da Paesi instabili. Serve una svolta green per fare dell’Italia un hub delle rinnovabili»
 |  Crisi climatica e adattamento

Secondo il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, «Le parole pronunciate dalla Presidente Meloni alla Cop29 in corso a Baku dimostrano ancora una volta come in Italia comandino le lobby del gas e del nucleare. È assurdo che l’Italia continui a foraggiare le fonti fossili, a partire dal gas, e ad aprire la porta al nucleare che non risolve i problemi energetici italiani, a partire dalla pesante bolletta per famiglie imprese. Il nostro Pese sul fronte energetico continua ad avere una visione miope che sta facendo fare solo passi indietro anche nella lotta alla crisi climatica, creando al tempo stesso nuove dipendenze energetiche dall’estero, da paesi instabili politicamente. Invece nel resto d’Europa stati come la Germania stanno dimostrando con i fatti che si può e deve accelerare la transizione ecologica sia a colpi di rinnovabili sia spegnendo gradualmente tutte le centrali a fonti fossili, comprese quelle a carbone, entro il 2035. Il governo usi buon senso e non dimentichi che la Penisola può diventare un hub nazionale delle rinnovabili attraverso un modello fondato su fonti pulite, reti, accumuli ed efficienza. I dati campani che abbiamo presentato oggi a Napoli sui comuni rinnovabili ci raccontano di un Meridione diverso, a partire dalla Regione Campania che su questo fa scuola, così come le tante realtà che stiamo incontrando e visitando con la nostra campagna su “I cantieri della transizione ecologica”».
Per quanto riguarda la dipendenza energetiche dell’Italia, Legambiente ricorda che «Il principale paese fornitore dell’Italia è l’Algeria, dal quale proviene circa il 41% del gas importato nel 2023 (vs. il 36% nel 2022 e il 20% nel 2013). Dopo l’invasione della Russia in Ucraina i volumi russi importati si sono ridotti in modo significativo: infatti, nel 2018 le importazioni erano pari al 48% - facendo registrare il picco delle importazioni a partire dal 1990 rispetto al totale italiano -, ma nel 2022 questa quota è diminuita al 19% e al 2023 a circa solo il 5%. Ciò è reso possibile dalla riduzione della domanda da un lato e dall’altro dall’aumento dell’import dall’Algeria e da altri paesi, come l’Azerbaigian (circa il 16% dell’import totale nel 2023, e 14% nel 2022 vs 0% nel 2013) e gli USA (circa il 9% dell’import totale nel 2023 e 4% nel 2022 vs 0% nel 2013)».
E passando alla consonanza di intenti fossili registrata tra il discorso della premier italiana e quella dell’autoritario presidente dinastico dell’Azerbaigian, İlham Əliyev, il Cigno Verde fa notare che «Secondo la Relazione sulla situazione energetica nazionale nel 2023 del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, l’Azerbaigian è stato anche il primo fornitore di petrolio greggio dell’Italia nel 2023 (18% del greggio importato totale)».

Redazione Greenreport

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