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Il bilancio delle vittime di Dana sale a 222

Valencia, oltre 130 mila persone in piazza per chiedere le dimissioni del governatore Mazón

L’esponente del Partito popolare spagnolo è accusato di aver sottovalutato l’emergenza nubifragi e fatto partire in ritardo allarme e soccorsi. Giovedì l’audizione al Parlamento valenciano
 |  Crisi climatica e adattamento

È stato un fine settimane di mobilitazione, a Valencia. Almeno 130 mila persone sono scese in piazza per denunciare gli errori commessi nella gestione dell’alluvione che il 29 e 30 ottobre ha colpito la Spagna orientale e chiedere le dimissioni del governatore Carlos Mazón. L’esponente del Partito popolare spagnolo si difende sostenendo che quanto avvenuto non era prevedibile e che dall’amministrazione centrale non sono giunte per tempo le opportune informazioni, ma sia i messaggi lanciati dal governo che i bollettini meteo divulgati dall’Agencia estatal de meteorología (Aemet) smentiscono questa versione. 

La manifestazione, indetta da oltre sessanta organizzazioni civiche e diversi sindacati con lo slogan “Mazón dimettiti”, si è svolta in modo pacifico salvo quando il corteo è arrivato davanti al Municipio e in seguito al lancio di fango e sassi e razzi contro l’edificio le forze dell’ordine sono intervenute con alcune cariche. Gli organizzatori avevano chiesto che la protesta rifiutasse qualsiasi espressione violenta e che i manifestanti marciassero in silenzio, ma a un certo punto da un gruppo di manifestanti è cominciato il lancio di oggetti contro il palazzo e gli agenti schierati a protezione. Al termine dei disordini, da fonti della polizia si fa sapere che ci sono stati 31 poliziotti feriti e quattro soggetti fermati per disordine pubblico e aggressione a pubblico ufficiale. Il resto dei manifestanti ha ribadito la richiesta di dimissioni del governatore. 

È stato osservato un minuto di silenzio in omaggio delle vittime dei nubifragi, attualmente salito a 222, e letto un messaggio  in cui si denuncia che quello di fine ottobre è il «peggior episodio nella storia delle ignominie politiche e delle tragedie umane» della comunità valenciana e che ora è d’obbligo accertare le responsabilità penali per «le conseguenze evitabili della catastrofe», nonché procedere con le dimissioni di un governo valenciano che è «incompetente e si è dimostrato incapace di essere all'altezza della situazione».

Ma sono richieste che cozzano contro un muro di rifiuti, almeno per ora. Mentre alcune sigle di estrema destracercano di addossare all’esecutivo centrale guidato da Sanchez la colpa di quanto avvenuto e mentre Mazón cerca di scaricare da sé le responsabilità di quanto accaduto, la vicepresidente del governo regionale di Valencia, Susana Camarero, esclude tanto le dimissioni del governatore quanto quelle dell’intero esecutivo: «In questo momento le dimissioni non sono una scelta possibile», dice sostenendo che «di fronte al danno provocato, non possiamo abbandonare le vittime» e ribadendo che il governo regionale «è impegnato nella ripresa e nel dare risposte alle persone e ai comuni colpiti, data la dimensione della catastrofe». Quanto a Mazón, l’esponente del Partito popolare spagnolo ha evitato di pronunciarsi sulle sue eventuali dimissioni e ha assicurato che darà spiegazioni nell’audizione prevista per giovedì alla Cortes Valencianas, ovvero il Parlamento regionale: «Giovedì ci sarà una comparizione con spiegazioni di carattere politico, della narrativa di tutti gli eventi, con ogni genere di dettagli», ha detto.

Redazione Greenreport

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