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La Spagna nel fango delle fake news della destra spagnola

Dopo la catastrofe climatica di Valencia disinformazione senza vergogna da parte di Partido Popular e Vox
 |  Crisi climatica e adattamento

Di fronte ad un immenso disastro naturale e antropico come DANA in Spagna, emerge sempre una disinformazione che diffonde, senza prove, teorie diverse su quanto accaduto. La demolizione di dighe e paludi da parte dei governi socialisti, l'idea che l'Agencia Estatal de Meteorología spagnola (AEMET) non abbia lanciato l’allerta meteo o che il disastro climatico DANA sia il frutto di un attacco climatico del Marocco alla Spagna o del progetto HAARP, oppure abbattuto dighe e prosciugato paludi, sono le fake news che stanno diventando più virali e che vengono sparse a piene mani da politici e attivisti del Partido Popular (PP) e dall’estrema destra di Vox, alleata di Fratelli d’Italia e che ama chiudere le sue campagna elettorali con incendiari comizi di Giorgia Meloni.
Accuse che aumentano la rabbia e la disperazione e che sono – al netto dell’imboscata politica della destra – probabilmente tra le cause degli attacchi al Re e al primo ministro spagnolo per le strade infangate di Valencia. In realtà, come spiega Maldita.es in una meritoria (e continuamente aggiornata) operazione di debunking delle fake news post alluvione rilanciata anche dall’European Digital Media Observatory (EDMO), non c’è niente di vero.
E già il primo novembre Maldita metteva in fila le fake news più ricorrenti:
L’AEMET non ha lanciato l’allerta. “L'AEMET non ha avvisato di nulla”, “l'AEMET non lo ha previsto”, “Quello che ha fatto l'AEMET è un tribunale d'obbligo”. Queste affermazioni e molte altre attaccano il ruolo dell'ente pubblico spagnolo incaricato di monitorare il tempo e il clima in Spagna prima di DANA. Si afferma inoltre che l'allarme inviato sui cellulari alle ore 20:00 del 29 ottobre è opera dell'AEMET, questo non è vero. Quell’allarme era stato lanciato dalla Protezione civile e quella mattina l’AEMET aveva già emesso un “allerta rosso”.
I radar meteorologici non funzionavano. "Sanchez aveva il radar pioggia AEMET Valencia ROTTO e NON l'ha riparato perché la Comunità è del PP." (sì). Circolano questi messaggi che affermano che il radar meteorologico della provincia di Valencia dell'AEMET non era operativo durante il passaggio della DANA del 29 e 30 ottobre 2024. Ma è una bufala. Sebbene questo radar abbia subito danni a causa di un fulmine nel settembre 2023, la stessa AEMET spiega che il 28 ottobre funziona con un sistema provvisorio di fornitura di energia alternativa. Inoltre, esaminando le informazioni radar dell'AEMET per il 29 e 30 ottobre, Maldita.es ha scoperto che esistono i dati per la provincia di Valencia.
E’ un attacco militare da parte del Marocco. Forse c'entra il Marocco (...) per rovinare i suoi concorrenti in piena stagione delle arance e delle verdure ” si legge in diversi post sui socialnetwork. Ma è una teoria del complotto che non ha prove scientifiche. Come ha già raccontato su Maldita.es, «L'AEMET avvisava da giorni dell'arrivo di DANA, non è arrivato per caso. Sebbene alcuni Paesi abbiano programmi di modificazione climatica artificiale in luoghi molto specifici (ad esempio la Spagna inseminando le nuvole con ioduro d’argento ), i risultati sono molto scarsi, ottenendo poche variazioni nelle precipitazioni e senza la possibilità di creare qualcosa di simile a DANA.
E’ artificiale ed è stato causato dal progetto HAARP. Questa è una vecchia conoscenza: la teoria del complotto attorno a HAARP, una stazione radio in Alaska che studia un alto strato dell'atmosfera (la ionosfera) e che, secondo i contenuti disinformativi che di solito riemergonoquando c’è un’emergenza climatica, viene utilizzato per alterare il tempo. Cosa già ab bondantemente smentita in passato ma che è sempre un’evergreen del complottismo globale che all’occorrenza viene utilizzata anche dall’estrema destra. Nel caso di DANA, si d sono visti messaggi come “ Valencia, ieri. Ha tutte le caratteristiche per essere il prodotto di un attacco meteorologico HAARP ”, il che suggerisce che un immane disastro climatico possa essere causato da questa tecnologia. Eppure, Il 25 ottobre, il ricercatore dell’AEMET Juan Jesús González aveva pubblicato un post su X nel quale si leggeva che »Se tutto procederà come previsto dai modelli meteorologici nei prossimi 5 giorni, questo DANA, per le sue caratteristiche e il suo comportamento, ha molte potenzialità per entrare nel gruppo di quelli ad alto impatto. Di quelli che potranno, saranno ricordati sulla sponda mediterranea».
Sono state le scie chimiche. Sui social circola un video in cui una persona mostra delle riprese aeree della situazione nella Comunità Valenciana durante DANA e afferma: «E’ un peccato che sia tutto allagato. Ho una teoria secondo cui questa è colpa delle scie chimiche». E’ presto diventato uno dei post più condivisi. Si tratta di un'altra teoria del complotto che Maldita.es ha già smentito più volte e secondo la quale gli aerei vengono utilizzati per rilasciare composti chimici nell'atmosfera con lo scopo, tra le altre cose, di modificare il clima.
Le armerie che sono state derubate. E’ diventato virale anche il post “Hanno derubato l’armeria Casany a Massanassa”, che aveva l’intento di creare ulteriore allarme. Ma la Guardia Civile di Valencia ha smentito qualsiasi saccheggio di questo tipo e detto che si tratta di "una bufala", e lo stesso dice il PSOE del comune di Massanassa.
Presenza militare nella zona di Valencia. La destra ha fatto circolare la voce che il Governo di sinistra spagnolo non permette che i militari vengano in aiuto nella Comunità Valenciana dopo la DANA per far cadere il Governo provinciale di Mazón, del Partito Popolare. Ma il governo Sanchez ha subito mobilitato l’esercito anche se non aveva ricevuto inizialmente richieste dalla comunità autonoma valenciana . come prevede la procedura di legge. Il governo valenciano ha annunciato di aver richiesto il sostegno militare il 31 ottobre alle 17:16. La mattina del 1° novembre sono stati schierati altri 500 soldati, che si sono aggiunti ai 1.205 soldati dell'UME già presenti sul posto su richiesta del governo dal 29 ottobre.
Dighe crollate. Sono diventate virali anche le notizie di diversi crolli di dighe: il bacino idrico di Forata, la diga di Manises o la diga di Loriguilla. Non si è verificato niente di tutto questo e si tratta di fake news smentite dal Servizio di Emergenza 112 della Comunità Valenciana e dalla Confederación Hidrográfica del Júcar Confederazione Idrografica Júcar
Dighe distrutte dal governo socialista. Ma l’accusa che sta diventando più virale negli ultimi giorni è che la responsabilità delle inondazioni nella provincia di Valencia è della “distruzione di bacini e dighe negli ultimi anni” e che se quelle barriere fossero ancora in piedi, le conseguenze non sarebbero così gravi.
«Né i bacini idrici né le grandi dighe sono stati distrutti nel bacino del fiume Júcar, la zona più colpita dalle inondazioni e che comprende la provincia di Valencia. Le dighe demolite nella Demarcación Hidrográfica del Júcar sono state rimosse tra il 2006 e il 2021 (l'ultimo anno disponibile nei dati del Ministero per la transizione ecologica e la sfida demografica), sotto governi di varie appartenenze politiche (Aznar, Zapatero, Rajoy e Sánchez). Nella provincia di Valencia, le uniche barriere demolite sono state rimosse tra il 2006 e il 2017, prima del primo governo di Pedro Sánchez (2018)», spiega Maldita ed evidenzia che «Non è possibile verificare cosa sarebbe successo se il mondo ipotetico immaginato da queste narrazioni fosse esistito. Tuttavia, possiamo spiegare che sono state demolite piccoli specchi d’acqua e dighe, non bacini o grandi dighe, e che vengono rimosse per mettere in sicurezza dalle inondazioni, obblighi legali e ripristino ecosistemico». Secondo due esperti sentiti da Maldita, non rimuovere dighe obsolete o mal tenute comporta un rischio di inondazione maggiore perché aumenta i livelli dell'acqua in aree non controllate e può creare blocchi».
Secondo alcuni dei post che fanno circolare queste fake news, “dighe e bacini” vengono distrutti su richiesta dell’Unione europea e l’indagine di Maldita denuncia che questo è falso: «Quel che è stato distrutto, almeno dall'anno 2000, sono le piccole barriere fluviali: strutture che interrompono il flusso dei fiumi e sono per lo più dighe e piccole dighe alte solo pochi metri che sono diventate obsolete o non sono più in uso. Queste strutture non trattengono l'acqua come fa un bacino idrico; invece, venivano utilizzate per aumentare il livello dell'acqua e deviare il flusso verso altri luoghi, ad esempio, per facilitare l'irrigazione di appezzamenti vicini».
Già il 30 a ottobre Maldita aveva fatto l’elenco delle infrastrutture demolite nella provincia di Valencia per smentire l'affermazione fatta circolare sui socialnetwork da ambienti nostalgici del regime fascista secondo la quale «Franco, dopo l'alluvione del '57, ordinò la costruzione del nuovo canale, insieme ad una serie di paludi e bacini artificiali che contenessero le acque derivanti da questi fenomeni. Questo governo ha demolito 4 di queste paludi ed ecco il risultato».
Il Ministerio para la Transición Ecológica y el Reto Demográfico (MITECO) pubblica il numero di infrastrutture rimosse per demarcazione idrografica e anno e «Nel caso del Bacino del fiume Júcar , il più colpito da queste inondazioni e dove si trova la provincia di Valencia, dall'anno 2000 sono state demolite 28 infrastrutture. Sul geoportale del MITECO è possibile vedere ciascuna di queste infrastrutture insieme alla data di demolizione, all'uso della struttura e alla sua altezza; in alcuni casi, vengono fornite osservazioni su chi ha finanziato la demolizione o il motivo della stessa. Nessuna di queste infrastrutture era una diga o un bacino idrico. L'infrastruttura più alta tra quelle demolite è la diga El Retorno, che misurava 7,35 metri, un'altezza considerevole ma comunque inferiore alle dighe dei bacini più piccoli dello Júcar: El Regajo (6 hm³, con una diga di 28 metri ) e Algar (6 hm³, con una diga di 49 metri). Inoltre, ci sono sei strutture demolite che vengono chiamate "diga di": Albaladejito , La Hoz , Las Hoyas , Las Pericas , Los Garridos e Narboneta. Nessuna di queste strutture era una diga di bacino, come si può vedere sia sul geoportale del MITECO che sulle immagini di Google Maps (con link a dove si trovava ciascuna struttura)».
Per confutare le affermazioni secondo cui «sono stati demoliti quattro bacini idrici», Maldita.es spiega anche quali sono le infrastrutture demolite specificamente nella provincia di Valencia e smentisce che la colpa sia del presidente del consiglio socialista Sánchez o dell'Unione Europea (nella quale il Partido Popular appoggiava e appoggia la presidente Ursula von der Leyen, popolare anche lei), ma le organizzazioni che gestiscono i bacini fluviali.
Nell’articolo che demolisce le fake news della destra spagnola si legge che «Alcuni contenuti attribuiscono la colpa al governo Sánchez o all'Unione Europea per la demolizione di queste dighe o piccole dighe. In primo luogo, la demolizione di queste barriere è una decisione presa dalle organizzazioni dei bacini fluviali, le istituzioni che gestiscono l'uso dell'acqua all'interno dei bacini fluviali (aree attraverso cui scorrono un fiume principale e i suoi affluenti). Alcune di queste istituzioni dipendono da un governo regionale (se il bacino è situato all'interno di una singola comunità autonoma) o da confederazioni idrografiche (se il bacino si estende su più comunità, come il bacino del Júcar). La maggior parte di queste demolizioni vengono decise da ogni organizzazione di bacino idrografico, come spiegava già a maggio a Maldita.es – quando il problema era la siccità - la Confederación Hidrográfica del Cantábrico , anche se in alcuni casi la decisione può spettare alla Dirección General del Agua, un'agenzia interna al MITECO. Inoltre, queste demolizioni sono state effettuate in tutta la Spagna almeno dall'anno 2000 (sotto il governo Aznar, PP). Nel bacino del Júcar, queste demolizioni hanno avuto luogo dal 2006 al 2021, sotto governi centrali di diversa affiliazione politica (Zapatero, Rajoy e Sánchez). Nello specifico, nel caso delle infrastrutture demolite nella provincia di Valencia, sono avvenute tra il 2006 e il 2017, prima dell'arrivo del governo Sánchez».
Arturo Elósegi, professore di ecologia fluviale all'Università dei Paesi Baschi, ha spiegato su El Confidencial che «Uno dei motivi per cui queste barriere vengono rimosse è proprio quello di prevenire i rischi durante le forti piogge . Mantenere piccole strutture in disuso o in cattive condizioni può aumentare il rischio di inondazioni perché aumentano il livello dell'acqua in aree non controllate e possono causare lo straripamento di un fiume , La rimozione di queste barriere fluviali non peggiora le inondazioni; piuttosto, le riduce, poiché impedisce blocchi che potrebbero forzare l'acqua a uscire dal suo canale».
Il rapporto “Dam removal progress 2022” pubblicato nel 2023 da Dam Removal Europe ha spiegato che queste barriere fluviali possono creare forti correnti sotterranee nelle loro vicinanze e che negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti si sono verificati oltre mille annegamenti documentati come conseguenza di queste infrastrutture. Un altro motivo per rimuovere le barriere è dovuto all'obbligo legale < I regolamenti idraulici del demanio pubblico stabiliscono che le organizzazioni del bacino fluviale devono rimuovere le infrastrutture che sono "abbandonate, che non svolgono alcuna funzione correlata all'uso dell'acqua". Le barriere possono anche essere rimosse se sono state installate senza i permessi appropriati, come è successo in alcuni casi nel bacino del Júcar, dove le dighe hanno dovuto essere rimosse a causa di sanzioni amministrative. Una terza ragione è che la rimozione di questi ostacoli promuove la continuità dei fiumi e consente all'acqua, ai sedimenti, ai pesci e ad altre specie di muoversi liberamente attraverso i bacini, come spiegato dall'European Environment Agency. Questo ha un impatto positivo sulla qualità dell'acqua. Come fatto notare dal MITECO Queste misure aiutano anche a mantenere gli ecosistemi fluviali in buone condizioni e a proteggere la biodiversità,. Ciò avvantaggia, ad esempio, le popolazioni ittiche, fornendo vantaggi sia ecologici che economici (pesca).

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.