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Radical flank: le azioni dei gruppi ambientalisti radicali accrescono il consenso per le associazioni “moderate”

Dopo che Just Stop Oil ha bloccato un’autostrada, l’appoggio a Friends of the Earth UK è aumentato
 |  Crisi climatica e adattamento

Lo studio “Radical climate protests linked to increases in public support for moderate organizations”, pubblicato su Nature Sustainability da Markus Ostarek,  James Ozden e Cathy Rogers del Social Change Lab di Cardiff e da Brent Simpson e dell’University of South Carolina si occupa dell’effetto del radical flank, un’ipotesi secondo la quale le fazioni radicali di un movimento possono migliorare gli atteggiamenti delle persone nei confronti delle fazioni più moderate.

Il Social Change Lab conduce ricerche empiriche sulle proteste e sui movimenti popolari e attraverso rapporti, ricerche, workshop e corsi di formazione, fornisce spunti concreti per aiutare i movimenti e i loro finanziatori a essere più efficaci. La stessa organizzazione dice di aver ricevuto nell’ultimo anno finanziamenti da diverse fondazioni tra cui The craigslist Charitable Fund, Climate Emergency Fund, Phauna e Changing Ideas.

Per cercare di testare l’ipotesi radical flank il nuovo studio utilizza i dati di una campagna di protesta molto pubblicizzata da Just Stop Oil (JSO), per capire se un’azione di ambientalisti radicali abbia influenzato gli atteggiamenti delle persone nei confronti di una delle associazioni ambientaliste più note e “moderate” del Regno Unito: Friends of the Earth.

I ricercatori del Social Change Lab spiegano che «Abbiamo condotto un sondaggio longitudinale rappresentativo a livello nazionale prima e dopo una protesta dirompente di Just Stop Oil (novembre 2022). Le proteste hanno coinvolto attivisti che si sono arrampicati sui portali aerei lungo l'autostrada M25, causando notevoli interruzioni del traffico e ricevendo una notevole attenzione mediatica. In linea con un effetto di radical flank positivo, abbiamo visto che più aumentava la consapevolezza delle persone su JSO da prima a dopo le proteste, più aumentava la loro identificazione e il loro sostegno a Friends of the Earth«.  La percentuale di intervistati che ha affermato di sostenere almeno in parte Friends of the Earth è aumentata del 3,3% dopo il blocco dell'autostrada.

Secondo lo studio, «Questo suggerisce che, sebbene le tattiche radicali possano essere impopolari, possono avvantaggiare il movimento più ampio suscitando un'attenzione mediatica su vasta scala e dando una spinta ai moderati. I gruppi moderati potrebbero capitalizzare questo effetto coordinando le loro attività con quelle dei gruppi radicali per aumentare il sostegno e la partecipazione dell’opinione pubblica».

I ricercatori  sottolineano che il loe ro studio si basa su due ricerche sperimentali - Simpson et al. (2023) e Dasch et al. (2024) - che sono arrivate a risultati molto simili. «La novità del nostro studio – fanno notare i ricercatori -  sta nel fatto che ha utilizzato dati del mondo reale su un campione rappresentativo a livello nazionale nel contesto di una protesta altamente mediatizzata, piuttosto che basarsi esclusivamente su dati sperimentali. E’ un importante passo avanti nella convalida dell'effetto radical flank in contesti del mondo reale. Gli esperimenti controllati sono utili, ma possono mancare di validità ecologica ed essere altamente artificiali: il nostro studio ha affrontato questa preoccupazione».

Oltre all'effetto di radical flank che riguarda gli effetti delle tattiche dirompenti dei gruppi ambientalisti radicali sulle associazioni ambientaliste, i ricercatori britannici hanno anche studiato gli effetti sul sostegno delle persone alle politiche climatiche e qui, non hanno visto alcun effetto complessivo. «Tuttavia, le persone con bassa preoccupazione per il clima sono state influenzate negativamente dalle proteste, mentre le persone con livelli più alti di preoccupazione per il clima non lo sono state». 

Nel complesso, lo studio fa luce sulle dinamiche all'interno dei movimenti sociali e suggerisce che «Le proteste dirompenti costituiscono una risorsa strategica inutilizzata che i gruppi moderati possono sfruttare sincronizzando le loro attività con i picchi di attenzione e slancio creati dai gruppi più radicali».  

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.