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Seeds for future, nelle comunità rurali dello Zimbabwe cresce la resilienza climatica delle donne con Women in land

Grazie a sistemi d’irrigazione con pannelli solari riusciamo ad avere acqua dalle falde o dai fiumi, per irrigare i campi»
 |  Crisi climatica e adattamento

Poche settimane fa abbiamo incontrato Lucia Chikondo ed Elizabeth Tomu che, insieme a Anna Rungwe,  partecipano al progetto Seeds for future e in quest’ambito hanno svolto un tirocinio di alcune settimane in Italia. Il progetto, che ha una durata di tre anni, ha l’obiettivo a diffondere le iniziative comunitarie di agroecologia nelle comunità rurali dello Zimbabwe, Chiredzi, Masvingo Rural e Mwenezi, oltre incentivare la selezione e la conservazione delle sementi tradizionali della comunità e l’utilizzo e la moltiplicazione di queste. Ad accompagnarle in questa esperienza Tsitsi Ndawana, rappresentante di Women in land Zimbabwe.

Grazie al progetto Lucia, Anna ed Elizabeth, piccoli produttrici dell’area di Masvingo, hanno avuto la possibilità di frequentare la Casa delle sementi Rete semi rurali di  Scandicci e la Casa delle sementi del Veneto Consemi - Isola Vicentina. Un incontro e uno scambio che è andato al di là delle tecniche di conservazione e gestione dei semi tradizionali.

Nel periodo della loro permanenza in Italia molto importanti sono stati i momenti di condivisione, in cui le tirocinanti e il personale delle Case delle sementi hanno avuto modo di confrontarsi anche su tematiche culturali, come la divisione dei compiti nell’ambito familiare.

«Cucinare insieme e mangiare insieme è stato molto bello – racconta Lucia – fa parte di una buona cultura che porta coesione, le persone mangiano insieme come una famiglia, inoltre in questi momenti di svago, abbiamo imparato come cucinare la pizza e proveremo a rifarla anche a casa».

Ma tutte porteranno a casa anche tecniche e riflessioni fondamentali da condividere con le compagne una volta rientrate in comunità: «Durante questo tirocinio abbiamo imparato molto sui semi e su come gestire le nostre banche dei semi in Zimbabwe ci dice Lucia mentre le chiediamo della sua esperienza con Seff – inoltre abbiamo potuto informarci sui diversi tipi di agricoltura, di famiglie organiche e sui sistemi di sementi formali e informali. Grazie allo sviluppo tecnologico, aggiunge Elizabeth, possiamo selezionare i semi e scegliere in quale zona piantarli. Il processo di selezione parte direttamente dalla germinazione, e appena un seme inizia a crescere lo contrassegniamo, così sappiamo che quello è stato il primo a germinare. Dopo il raccolto, condividiamo i semi e grazie a questo tirocinio abbiamo imparato una tecnica molto più semplice e veloce per poter condividere la stessa quantità con tutti”.

In Zimbabwe la disparità di genere si fa sentire ancora moltissimo, le donne sono quelle che si occupano dei campi, dell’agricoltura, della raccolta e la catalogazione dei semi, sono il motore pulsante della produzione agroalimentare, arrivando a produrre l’80% del cibo che viene consumato nel paese. Eppure, non hanno il minimo accesso alla terra e alla sua gestione.

Uno dei partner di Seff è Women in land Zimbabwe che si occupa di diritti delle donne sostenendole nell’ottenere accesso alle risorse naturali. Tsitsi ne è una delle rappresentanti: «In Italia – racconta – abbiamo visto che non ci sono doveri delle donne e doveri degli uomini, siamo state sorprese di vedere uomini cucinare o lavare i piatti. In Zimbabwe non sarebbe accettabile, siamo state cresciute con l’idea che la donna sia responsabile di tutto, da cucinare a preparare i bambini, ad andare nei campi. Invece abbiamo capito che anche gli uomini possono fare tutte queste cose».

Women in land lavora con le comunità rurali di 24 distretti in 10 province dello Zimbabwe, riunisce dai 30 ai 40 mila membri, e organizza le donne in gruppi chiamati Rwa (Rural women assembly).

«Durante queste assemblee – ci spiegano – cerchiamo di creare spazi sicuri per le donne dove possono incontrarsi ogni mese per discutere dei temi che le toccano, di come sfidare il patriarcato, le ingustizie climatiche, lo sfratto dalle terre. È un approccio che funziona perchè forniamo alle donne un luogo dove stare insieme e condividere conoscenza, imparare e riposare. Quando sei una donna in Africa, il tempo per riposare è quasi inesistente. Women in land fornisce materiali alle donne in modo da incoraggiarle a leggere, ad accrescere la loro conoscenza, a imparare, perchè crediamo che la conoscenza sia potere e quando abbiamo conoscenza, abbiamo fiducia in noi stesse in quanto donne».

Uno degli obiettivi di Women in land è quello di aumentare la resilienza climatica delle donne, costruendo ad esempio sistemi di irrigazione, di cui beneficiano al momento 50 famiglie.

«Forniamo loro sistemi di irrigazione con pannelli solari – dice ancora Elisabeth – così riusciamo ad avere acqua dalle falde o dai fiumi, così facendo le famiglie hanno accesso all’acqua che serve per irrigare i campi. Possono sostenersi autonomamente, raccogliendo i prodotti dell’agricoltura hanno accesso al cibo e possono vendere i prodotti. Questo è uno dei temi più importanti della resilienza climatica».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.