La siccità c’è ma il governo non la vede, niente soldi alla Sardegna
Sono i rischi del settore, non si tratta di danni eccezionali. Dunque, dal governo niente soldi. Quando la giunta regionale della Sardegna si è vista recapitare la risposta alla richiesta di stato di calamità per crisi idrica, non ci è voluto molto per capire che da Roma non stavano arrivando buone notizie. «Analizzata la documentazione pervenuta, il Fondo di solidarietà nazionale…». Più la presidente Alessandra Todde e l’assessore all’Agricoltura e riforma agro-pastorale Gian Franco Satta leggevano la mail inviata dal ministero dell’Agricoltura, e più capivano nonostante i formalismi e i rimandi normativi che in sostanza Palazzo Chigi aveva deciso di voltare le spalle alla Regione governata dal centrosinistra. «Secondo quanto previsto dal decreto legislativo 102 del 2004…». E via così, fino al punto decisivo, quello in cui si dice che la normativa «prevede interventi compensativi esclusivamente nel caso di danni a produzioni, strutture e impianti produttivi non inseriti nel Piano di Gestione dei rischi in Agricoltura».
E sì che, come evidenziato dall’ufficio legislativo regionale, all’articolo 1 del decreto citato dal ministero si dice proprio che il Fondo serve per far fronte ai danni subiti da produzioni agricole e zootecniche in «zone colpite da calamità naturali o venti eccezionali». Ma da Roma la risposta è stata negativa. Nonostante la Sardegna abbia dichiarato lo stato di crisi idrica regionale a luglio e nonostante la giunta Todde abbia chiesto con delibera dell’11 settembre che il governo si esprimesse sulle eccezionali avversità atmosferiche subite tra novembre 2023 e giugno 2024, nonostante aziende agricole e allevatori abbiano subito ingenti danni economici, dalla Capitale non arriveranno fondi compensativi. Il ministero dell’Agricoltura dice infatti che «dalla documentazione tecnica esaminata risulterebbero delimitate produzioni ammissibili all’assicurazione agricola agevolata, motivo per il quale il Ministero non ritiene di poter dar seguito alla proposta». Quella di accedere al Fondo di solidarietà, appunto.
Spiega l’assessore Satta: «Ci suggeriscono di attivare il fondo AgriCat - danno a produzioni agricole - a copertura delle perdite nei limiti stabiliti dal vigente piano di gestione dei rischi in agricoltura, con denunce al soggetto gestore presentate direttamente dagli agricoltori colpiti dalla siccità». Ma alla giunta sarda questo suggerimento sa di ulteriore beffa. Si sfoga così Todde: «È vergognoso che il governo Meloni non consideri un’emergenza la siccità che sta colpendo duramente la Sardegna. È inaccettabile che le nostre richieste vengano sottovalutate e che la Sardegna venga ancora una volta considerata una Regione di serie B. Il Governo nazionale deve assumersi le sue responsabilità nei confronti del comparto agro-pastorale sardo che è vitale per l’economia isolana».
Soprattutto, la presidente della Sardegna denuncia la disparità di trattamento rispetto a un’altra regione che negli ultimi mesi ha dovuto fare i conti con una pesante situazione di crisi idrica, la Sicilia, che però ha visto riconosciuti i suoi diritti. Perché, a differenza della Sardegna, è governata da un uomo di centrodestra? Il sospetto è inevitabile che sorga, e infatti dice Todde: «Per noi non ci sarà alcun supporto. La Sardegna dovrà cavarsela da sola. La Sicilia invece ha avuto un trattamento diverso, ricevendo l’accesso al fondo di solidarietà nazionale. Una disparità di trattamento che deve essere giustificata. Questa decisione non tiene conto delle difficoltà reali che affrontano i nostri agricoltori colpiti dalla siccità e da eventi meteorologici estremi. Continueremo a batterci affinché venga riconosciuta la gravità della situazione perché la Sardegna e i suoi agricoltori meritano aiuto e rispetto».
E se per l’assessore all’Agricoltura Satta «il governo nazionale deve assumersi le sue responsabilità, non ci sono alternative», anche il Centro studi agricoli interviene nella vicenda sottolineando che il non riconoscimento da parte del ministero dello stato di calamità naturale per siccità alla Sardegna «è un atto gravissimo, con forti danni al comparto agricolo e dell’allevamento». L’organizzazione agricola dice che da un lato c’è stata «troppa leggerezza e lentezza da parte della Regione nell’affrontare il problema», ma dall’altro denuncia un «accanimento politico nei confronti della Regione Sardegna» da parte del ministero. Spiega il presidente del Centro studi agricoli Salvatore Piana: «Il danno che questa situazione causerà, se non gestita bene, sarà di proporzioni immense».