L’uragano Milton reso più devastante dal cambiamento climatico causato dalle attività umane
Il presidente Usa Joe Biden è volato ieri in Florida per visitare le comunità colpite dall’uragano Milton. Dopo le dozzine di tornado, devastanti mareggiate, i violenti venti e le piogge torrenziali della scorsa settimana, mezzo milione di persone sono ancora senza corrente. Le vittime accertate sono 23 ma i soccorsi ancora continuano senza sosta e le autorità statunitensi avvertono che delle inondazioni potrebbero verificarsi ancora a nord di Tampa.
L'uragano Milton è iniziato nel Golfo del Messico sabato 5 ottobre e si è intensificato molto rapidamente arrivando a essere classificato categoria 5 tra domenica 6 e lunedì 7. Mentre si muoveva a sud-est verso la penisola dello Yucatan, è stato alimentato dalle temperature molto elevate della superficie del mare nel Golfo, che diversi studi hanno dimostrato essere state rese tra le 400 e le 800 volte più probabili a causa del cambiamento climatico (Climate Central, 2024). Milton poi ha puntato a nord-est, avvicinandosi alla Florida centrale, in un percorso molto vicino sia a Tampa che a Orlando. La sua intensità è leggermente diminuita alla categoria 3 al momento dell’impatto sui centri abitati, la sera del 9, portando forti venti, piogge estreme e mareggiate fino a tre metri sulla costa occidentale della Florida.
Mentre lavoravano ancora sugli impatti dell’uragano Helene che ha colpito solo due settimane prima di Milton, le autorità statunitensi hanno impiegato oltre mille persone per i soccorsi. Ma anche la comunità scientifica ha seguito con molta attenzione gli sviluppi della tempesta. La World weather attribution (Wwa) si è attivata per stimare se il cambiamento climatico indotto dall'uomo abbia influenzato le forti piogge e la potenza di venti e mareggiati. In base ai dati analizzati dal team di ricercatori emerge che eventi meteo estremi con forti precipitazioni di un giorno come quelle associate a Milton sono tre volte su quattro del 20-30% più intensi con il clima attuale, ovvero di 1,3°C più caldo, di quanto sarebbero stati senza il cambiamento climatico indotto dall'uomo attraverso l’utilizzo massiccio di combustibili fossili. Un quarto set di dati osservativi mostra inoltre che il riscaldamento globale sta provocando cambiamenti anche molto più grandi.
Questi risultati della Wwa si basano su dati osservativi, non includono modelli climatici e sono quindi scientificamente superiori rispetto a quanto osservato dagli stessi ricercatori in merito all’uragano Helene, per il quale erano state combinate osservazioni e modelli climatici. Tuttavia i risultati sono compatibili con quelli ottenuti per altri uragani nell'area che sono stati studiati nella letteratura scientifica. Nonostante l'utilizzo di diverse definizioni di eventi temporali e geografici, nonché diversi set di dati osservativi e modelli climatici, tutti questi studi mostrano un aumento simile dell'intensità tra il 10 e il 50% e circa un raddoppio della probabilità. «Siamo quindi certi che tali cambiamenti nelle forti piogge siano attribuibili al cambiamento climatico causato dall'uomo», mette nero su bianco la Wwa.
Il modello Iris (Institutional Research Information System) è stato utilizzato per studiare i forti venti di Milton analizzando le tempeste che si sono abbattute entro 2 gradi da Milton. Modellando statisticamente le tempeste in un clima più freddo di 1,3°C, Iris ha dimostrato che il cambiamento climatico è responsabile di un aumento di circa il 40% del numero di tempeste di questa intensità e che, equivalentemente, le velocità massime del vento di tempeste simili sono ora più forti di circa 5 metri al secondo (circa il 10%) rispetto a un mondo senza cambiamento climatico. In altre parole, concludono i ricercatori della Wwa «senza il cambiamento climatico Milton sarebbe atterrato come una tempesta di categoria 2 invece che di categoria 3».