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Perché l’eradicazione delle specie invasive dovrebbe far parte dell’adattamento climatico

5 raccomandazioni per inserire le specie invasive nelle politiche di mitigazione climatica nazionali e internazionali
 |  Crisi climatica e adattamento

Nel clima mutevole del nostro pianeta, l'adattamento è sopravvivenza. Pianificare il futuro significa essere pronti a rispondere alle trasformazioni dell'ambiente e proteggere la salute dell'ecosistema. Negli Stati Uniti, agenzie e dipartimenti federali hanno proposto 26 piani  di adattamento al cambiamento climatico per rispondere a questa minaccia e migliorare la resilienza e che forniscono molti percorsi per l'adattamento, ma trascurano spesso un aspetto essenziale della resilienza climatica: le specie invasive.

Come spiega l’associazione ambientalista Island Conservation, «Le specie invasive svolgono un ruolo molto importante nel degrado ambientale e nel cambiamento climatico, un ruolo che solo di recente è stato compreso. Interrompono flussi di nutrienti vitali, squilibrano interi ecosistemi e spingono le specie autoctone sull'orlo dell'estinzione. Ma proprio come le specie invasive possono esacerbare gli impatti climatici, rimuoverle può aumentare la resilienza climatica. In particolare sulle isole, i benefici sono sbalorditivi: forti popolazioni di pesci, barriere coralline sane, più vegetazione e fiorenti popolazioni di uccelli vivono sulle isole in cui sono state rimosse le specie invasive».

Lo studio “Recommendations for incorporating invasive species into U.S. climate change adaptation planning and policy”, pubblicato ad agosto su Conservation Science and Practice da Laura Brewington dell’Arizona State University e dell’ East-West Center di Honolulu, LeRoy Rodgers del South Florida Water Management District e Leigh Greenwood di The Nature Conservancy, sostiene che le specie invasive dovrebbero essere prese più ampiamente in considerazione nelle politiche di adattamento climatico.

I ricercatori evidenziano che «L'ordine esecutivo n. 14008 dell’Amministrazione Biden-Harris ha imposto alle agenzie e ai dipartimenti federali degli Stati Uniti di sviluppare piani di adattamento ai cambiamenti climatici per migliorare la resilienza della nazione ai cambiamenti climatici. E’ stato documentato che le specie invasive riducono l'efficacia delle azioni di adattamento e mitigazione del clima. Nonostante questo, solo 8 dei 26 piani federali fanno riferimento diretto alle specie invasive e solo 4 considerano in modo significativo l'impatto reciproco delle specie invasive sugli sforzi di adattamento climatico. Per garantire che la pianificazione e i processi di adattamento climatico siano efficaci con i relativi benefici per la conservazione della biodiversità, è stata condotta un'analisi dei gap dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici. Sono state sviluppate 5 raccomandazioni chiave che trasformerebbero il modo in cui le specie invasive vengono considerate al loro interno. Vengono forniti esempi di come le specie invasive sono state incluse in alcuni dei piani, con suggerimenti per le agenzie che non hanno incluso le specie invasive su come potrebbero farlo, per illustrare che gli sforzi dedicati nella prevenzione, nel rilevamento e nella gestione delle specie invasive possono salvaguardare il sequestro del carbonio, proteggere le comunità e le infrastrutture e ridurre al minimo le perdite economiche e di biodiversità».

Lo studio conclude facendo notare che «Sebbene il nostro ambito per questa valutazione fosse limitato alle agenzie e ai dipartimenti federali degli Stati Uniti, le priorità e le raccomandazioni trasversali potrebbero essere applicabili in altre giurisdizioni all'interno degli Stati Uniti, così come nei governi all'estero. In assenza di precedenti azioni esecutive federali sui cambiamenti climatici, ad esempio, 33 Stati Usa hanno pubblicato un piano d'azione per il clima o ne stanno sviluppando uno e almeno 55 Paesi hanno presentato National Adaptation Plans all’United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc). Questi piani rappresentano opportunità specifiche per settore, agenzia, ministero o giurisdizione per migliorare i risultati dell'adattamento climatico e della conservazione della biodiversità affrontando la minaccia delle specie invasive».

Le 5 raccomandazioni contenute nello studio sono: Incorporare le specie invasive nelle linee guida federali sull’adattamento ai cambiamenti climatici; Aumentare il supporto alle reti e ai programmi che lavorano all'intersezione tra cambiamento climatico e specie invasive; Integrare la scienza e la prevenzione delle specie invasive nei trattati, negli accordi, nelle convenzioni e nelle politiche internazionali relativi al clima; Garantire una rilevazione precoce basata sul clima, una risposta rapida e strategie di salvaguardia; Aumentare gli investimenti nella gestione a lungo termine delle specie invasive.  

Island Conservation evidenzia che «Incorporando queste 5 raccomandazioni nei piani di adattamento climatico, le agenzie federali possono sostenere la futura resilienza climatica, partecipando nel contempo a una delle soluzioni ambientali più convenienti: la gestione e la rimozione delle specie invasive. A Island Conservation, lavoriamo all'incrocio tra cambiamenti climatici e specie invasive. I nostri metodi olistici di ripristino delle isole comportano l’eradicazione delle specie invasive per supportare il benessere a lungo termine sia delle persone che della natura, oltre ad accelerare il recupero attraverso metodi come l'attrazione sociale e la ricollocazione delle specie. Inoltre, la nostra Island-Ocean Connection Challenge fornisce una piattaforma multidisciplinare per la collaborazione tra esperti di molti campi. La sintesi delle conoscenze acquisite dalla conservazione terrestre e marina, inclusi i metodi di recupero accelerato, supporterà la salute olistica e il recupero a lungo termine dell'ecosistema«.

Gli autori dello studio sottolineano ulteriormente questo atteggiamento orientato alla partnership, affermando che «Un'enfasi sugli approcci interdisciplinari per risolvere la crisi climatica rafforzerebbe ulteriormente ogni piano e aiuterebbe nella creazione e applicazione di conoscenze scientifiche, strumenti e tecnologie in soluzioni pratiche per la gestione delle specie invasive». 

Island Conservation conclude: «Mentre lavoriamo insieme come pianeta per garantire un futuro, dobbiamo tenere sotto controllo le specie invasive e i loro impatti. Le isole sono un punto luminoso di speranza nella lotta per la resilienza climatica, perché sono luoghi in cui l'intervento umano può funzionare e funziona». 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.