
Fao, cresce la produzione di cibo ma anche le persone che rischiano di morire di fame

«La produzione alimentare globale è in pieno boom», e secondo l’ultimo report pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) gli incrementi sono in corso anche nei Paesi a basso reddito e deficit alimentare, dove la produzione cerealicola si stima «aumenterà del 2% nell’anno in corso». Eppure la crescente disponibilità di cibo suona come nient’altro che uno schiaffo in faccia a 38 milioni di persone, quelle che nel corso del 2016 sono andate a ingrossare – sempre secondo la Fao – le fila di chi soffre la fame. Sono oggi 815 milioni le persone (l’11% della popolazione mondiale) che non hanno cibo a sufficienza per sfamarsi, ed è la prima volta da dieci anni che la quota torna a salire. Perché?
Durante la conferenza biennale della Fao svoltasi a luglio, il direttore generale José Graziano da Silva aveva già spiegato come guerre e cambiamenti climatici siano oggi i principali ostacoli da superare. E i nuovi dati Onu confermano la linea. Sono 37 i Paesi (29 in Africa) che richiedono assistenza dall’estero per dare cibo alla propria popolazione, che rischia di morire di fame. «I conflitti in corso continuano a essere un fattore chiave», osservano dalla Fao guardando in particolare a Nigeria, Sud Sudan, Yemen, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo e Siria. A questo si aggiunga che «le avverse condizioni climatiche stanno mettendo a dura prova i prodotti alimentari delle aziende agricole in alcune regioni, in particolare a causa della siccità in Africa orientale e delle inondazioni in alcune parti dell'Asia». Cambiamenti climatici e guerre, appunto.
In particolare, la siccità – spiegano dalla Fao – il problema principale in Africa orientale. Si stima che circa 8,5 milioni di persone soffrano la fame in Etiopia, mentre il susseguirsi di stagioni delle piogge sfavorevoli hanno ridotto le colture e la produzione di bestiame in Kenya, dove circa 2,6 milioni di persone sono gravemente minacciate dall’insicurezza alimentare. Ma i cambiamenti climatici, naturalmente, non portano fame solo in Africa: una grave siccità estiva, ammoniscono ad esempio dalla Fao, ha ridotto di quasi la metà il raccolto di grano della Mongolia.
«Oltre la metà delle persone che soffrono la fame, vive in zone colpite da conflitti e il 56% in zone rurali, dove i mezzi di sostentamento dipendono prevalentemente da agricoltura e allevamento – aggiunge il direttore generale di Oxfam Italia, Roberto Barbieri – In queste aree di crisi dove Oxfam è al lavoro ogni giorno, intervenire per garantire l’accesso al cibo e un riparo o i mezzi e la formazione necessari per resistere a eventi climatici sempre più estremi e imprevedibili, può fare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di famiglie. A oggi abbiamo raggiunto oltre 5 milioni di persone in alcuni dei paesi colpiti dalle più gravi crisi alimentari del pianeta, ma possiamo fare di più».
Per questo Oxfam, oltre a lanciare il nuovo rapporto Lo scempio della fame, che fa il punto sulle più gravi crisi alimentari in corso oggi nel mondo, lancia la campagna Quanto è grande la tua tavola? invita tutti a Natale a compiere un piccolo gesto, ma che può fare la differenza per milioni di persone nel mondo.
