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L’Ordine ingegneri siciliani: «Rendere efficienti i 46 invasi esistenti. Se le dighe funzionassero non ci sarebbe crisi idrica»

Denuncia il presidente dei professionisti regionali Fabio Corvo: «La siccità ha semplicemente fatto emergere le lacune ormai patologiche del sistema idrico dell’Isola»
 |  Crisi climatica e adattamento

In Sicilia ci sono 46 invasi, completati o in via di realizzazione, che permetterebbero la raccolta e il riutilizzo delle acque piovane. E se la regione avesse oggi a disposizione tutte le dighe già costruite, ma attualmente incomplete o non collaudate, la siccità drammaticamente vissuta quest’estate non sarebbe un problema così serio. Lo scrive in una nota la Consulta regionale degli ordini degli ingegneri, che lancia «un appello sugli aspetti tecnici e sui tempi del programma d'interventi, sollecitando l'attenzione del governo regionale e nazionale sui mancati investimenti per le dighe e per la distribuzione idropotabile nell'Isola».

Già nelle scorse settimane da più parti si era sottolineata la situazione paradossale di un territorio dove non mancano tanto le risorse idriche quanto le necessarie infrastrutture per la loro gestione. Ora anche gli ingegneri siciliani attirano l’attenzione su quello che è il vero problema a monte dei terribili disagi che hanno vissuto e stanno tuttora vivendo le imprese, gli agricoltori e le famiglie siciliane.  «È sufficiente leggere il piano regionale per la lotta alla siccità redatto dall'Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia - spiega Fabio Corvo, presidente della Consulta che riunisce gli Ordini professionali degli Ingegneri dell'Isola - per comprendere che la siccità ha semplicemente fatto emergere tutte le lacune ormai "patologiche" del sistema idrico siciliano». Sull’isola ci sono 46 invasi realizzati e da completare che consentirebbero la raccolta e il riuso delle acque piovane, ci sono dighe di cui i vertici della Regione Sicilia conoscono bene le capacità e i volumi di acqua invasati mese per mese: «Certamente se oggi la Sicilia potesse contare su tutte le dighe già costruite, incomplete e non collaudate non parleremmo di crisi idrica. Negli invasi siciliani, su una capienza totale di 1,1 milioni di metri cubi di acqua se ne possono invasare circa 700, poco più della metà delle riserve disponibili. Occorre fare chiarezza sulla concreta possibilità di collaudare, una questione "trascinata" da decenni. È assolutamente necessario collegare gli invasi esistenti per evitare che l'acqua venga dispersa a valle una volta raggiunta la capacità massima di invaso. Se non si interviene sull'efficiente funzionamento, a causa delle perdite si continuerà a sprecare una consistente percentuale della risorsa idrica, comunque pagata dai cittadini». 


Ecco perché gli ingegneri siciliani ritengono che non si possa più rinviare la questione, soprattutto alla luce della «grave emergenza idrica attuale e del piano idrico della Regione Siciliana, già approvato dal ministero delle Infrastrutture e inglobato nel piano nazionale per la sicurezza del settore Idrico». Per la Consulta degli Ordini degli Ingegneri è dunque «urgente l'avvio di tutte le opere già previste, da realizzare in ottica di prevenzione della siccità e programmazione dell'approvvigionamento idrico primario, azzeramento delle dispersioni di acqua nelle fase di adduzione e distribuzione».

Redazione Greenreport

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