Il «taglietto strategico» del Tg1, che parla di “maltempo” ma non di crisi climatica
Un'ondata di fango ha travolto ancora una volta la Campania, in particolare in casertano e Irpinia – ma si contano importanti danni anche al nord, tra Varese e Como – l’ennesima dimostrazione di cosa accade incrociando la crisi climatica in corso con l’incuria dei territori, dove i canali erano ostruiti anche dalla presenza di numerosi detriti lungo le vie di scolo.
La situazione è grave, tant’è che la Regione Campania ha già chiesto lo stato d’emergenza. Anche il principale canale d’informazione del servizio pubblico, Tg1, ieri nell’edizione delle 13.30 ha dedicato alla tragedia il servizio d’apertura. Nel corso del servizio, alla cronaca è stata aggiunta un’intervista d’approfondimento ad Antonello Pasini, fisico del clima al Cnr e tra i principali esperti italiani di cambiamenti climatici. Peccato però che il suo intervento, senza un apparente motivo editoriale, sia stato censurato nella parte in cui spiega il legame tra eventi meteo estremi e crisi climatica.
A denunciarlo è lo stesso Pasini: «Ieri il "maltempo" come prima notizia al Tg1 delle 13.30; però... non ci crederete, ma la mia frase "La presenza persistente degli anticicloni africani, impronta digitale del cambiamento climatico nel Mediterraneo, ha caricato la nostra atmosfera di una grande quantità di energia" ha subito un taglietto strategico ed è diventata "La presenza persistente degli anticicloni africani ha caricato la nostra atmosfera di una grande quantità di energia". Pazzesco!».
Un taglio che desta non poca preoccupazione, denunciato tra gli altri anche dagli ambientalisti di Greenpeace, perché s’inserisce in un ecosistema informativo già profondamente deteriorato nel Paese. Proprio uno studio condotto da Greenpeace documenta che ¼ delle notizie che vanno in onda nei Tg nazionali fa di fatto opposizione alla transizione ecologica, e non va meglio sui principali quotidiani in edicola.
Non a caso la coalizione “Stampa libera per il clima”, promossa proprio da Greenpeace e della quale sin dall’inizio fa parte anche greenreport, è nata per dare ossigeno alla libertà di buona informazione sulla crisi climatica.
«È assurda e gravissima – commenta a caldo l’eurodeputata Annalisa Corrado, responsabile Conversione ecologica del Pd – la scelta del Tg1 delle 13.30 di far sparire le parole del fisico del clima Antonello Pasini, tagliando la parte della sua dichiarazione in cui collega il maltempo al cambiamento climatico, per derubricare i fenomeni estremi a cui stiamo assistendo a semplice 'maltempo'. Sarebbe questo il servizio pubblico? Sottrarre alle persone la possibilità di comprendere i fenomeni complessi e sempre più pericolosi significa giocare con la sicurezza di tutte e tutti noi. Non nominare la crisi climatica non la farà scomparire. Anzi!».
È dunque utile ricordare che la crisi climatica in corso – alimentata dall’uso di combustibili fossili come gas e petrolio – porta a un aumento in frequenza e intensità degli eventi meteo estremi, che solo nell’ultimo anno sono cresciuti in Italia del 22% (e l’anno prima del 55%), aggravando i danni su territori resi sempre più fragili dal crescente consumo di suolo.
L'elevata temperatura del Mediterraneo è uno dei fattori che favoriscono lo sviluppo di forti sistemi temporaleschi; il mare caldo fornisce grandi quantità di vapore per la formazione delle nuvole. Contando che per ogni incremento di 1°C nella temperatura, l'atmosfera può contenere circa il 7% in più di vapore acqueo, significa che la probabilità di eventi meteo estremi come le alluvioni aumenta. E i danni li paghiamo tutti: un recente report Censis-Confcooperative stima che solo negli ultimi 40 anni gli eventi meteo estremi siano costati all’Italia oltre 111 miliardi di euro.
In un simile contesto, favorire la transizione ecologica – passando dalle fonti fossili alle energie rinnovabili – e investire in prevenzione è l’unica strategia sensata per l’Italia. E anche la più economica, oltre che fonte di sviluppo sostenibile.
Una prima proposta di Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica per affrontare la doppia minaccia di siccità e alluvioni, c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda – nell’ambito del rapporto Water intelligence promosso proprio da Proger – arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.