I medici Usa vogliono ricevere una formazione sui cambiamenti climatici: «Utile per la professione»
Per i medici sarebbe molto utile ricevere un’educazione riguardante i cambiamenti climatici, gli effetti da essi prodotti sulla salute umana e la sostenibilità dell’assistenza sanitaria. È quanto emerge da un sondaggio effettuato in un centro medico ospedaliero di Boston, Massachusetts, tra 2559 medici ospedalieri e psicologi.
I risultati completi dell’indagine sono stati appena pubblicati sulla versione online del Journal of the american medical association (Jama) e la conclusione non lascia spazio a dubbi: per la stragrande maggioranza dei professionisti, inserire nei programmi curriculari una formazione che tenga conto degli impatti della crisi climatica aiuterebbe nelle attività di diagnosi e trattamento dei pazienti. A leggere quanto riportato dalla rivista scientifica della American medical association, inoltre, tale richiesta di informazioni aggiuntive rispetto ai programmi universitari standard arriva sì in percentuale maggiore da parte dei medici che trattano specificamente problemi legati direttamente ai cambiamenti climatici (allergie e disturbi legati all’apparato respiratorio, ad esempio), ma attraversa trasversalmente i professionisti di tutte le specializzazioni sanitarie.
Lo studio pubblicato da Jama parte dal fatto che «mentre i sondaggi dimostrano che la maggior parte dei residenti negli Stati Uniti sono allarmati o preoccupati per il riscaldamento globale, con differenze di atteggiamenti basati su età, sesso e razza, poco si sa sugli atteggiamenti tra i medici». È vero, si sottolinea, che da un precedente sondaggio effettuato nel 2023, il 79% dei 1001 medici intervistati ha ritenuto importante che la loro organizzazione affrontasse il cambiamento climatico e minimizzasse il suo impatto ambientale, «tuttavia, questo studio non ha esaminato sistematicamente il personale medico e non è stato in grado di descrivere le differenze di opinione all'interno delle specialità mediche». Ora i ricercatori del Massachusetts general hospital (Mgh) hanno approfondito l’analisi coinvolgendo un totale di 2559 professionisti tra medici ospedalieri (95%) e psicologi (5%). Le interviste e i moduli riguardanti la crisi climatica sono andate avanti per tre mesi e, alla fine, il 73,1% dei 2417 che hanno seguito gli incontri formativi e completato il sondaggio ha ritenuto che i moduli discussi fossero pertinenti o molto pertinenti alle loro vite e il 65,4% ha trovato i moduli pertinenti o molto pertinenti alle loro pratiche cliniche. I commenti negativi hanno riguardato essenzialmente il fatto che fornire informazioni sul clima ai medici è «inappropriato per via della loro limitata influenza sulle politiche dell'intero ospedale».
«Il cambiamento climatico è una minaccia fondamentale che è riconosciuta da molti come la più grande crisi sanitaria che gli esseri umani abbiano mai affrontato. Tuttavia, i sondaggi mostrano che la maggior parte dei medici non si sente preparata ad affrontare l’impatto del cambiamento climatico sulla salute o ad agire», ha affermato in una nota del Mgh l’autore principale dell’indagine, Wynne Armand, direttore associato del Center for the environment and health presso l’Mgh e professore associato di medicina presso la Harvard medical school.
Lo studio americano sottolinea che mentre le riviste professionali chiedono un’azione urgente per affrontare il cambiamento climatico, c'è una necessità parallela di educare gli operatori sanitari in modo che possano riconoscere e affrontare i rischi per la salute dei cambiamenti climatici e adottare le misure necessarie per ridurre al minimo i problemi.
Se al di là dell’Atlantico, come dimostra questa indagine, ci si inizia a muovere in questo senso, non meno utile sarebbe procedere analogamente in Europa, dove è stato accertato che l’estate scorsa le ondate di calore hanno ucciso oltre 12mila italiani, dato più alto in Ue, e dove si prevede che col cambiamento climatico e l’invecchiamento della popolazione, nei prossimi anni i decessi per caldo sono destinati a triplicare.