Skip to main content

Diminuiranno lievemente i decessi da freddo e aumenteranno quelli dovuti al caldo, in modo più significativo nelle regioni meridionali

Col cambiamento climatico e l’invecchiamento della popolazione, in Europa triplicheranno i decessi per caldo

Le aree più colpite saranno Spagna, Italia, Grecia e parti della Francia
 |  Crisi climatica e adattamento

Negli ultimi anni, l'Europa ha vissuto alcune delle sue estati più calde, che hanno coinciso con alti tassi di mortalità. Gli anziani sono a maggior rischio di morte per temperature estreme e si prevede che il numero di persone che raggiungono l'età avanzata aumenterà nel tempo.  Secondo il nuovo studio “Temperature-related mortality burden and projected change in 1368 European regions: a modelling study”, pubblicato su The Lancet Public Health da un team internazionale di ricercatori, «Con le attuali politiche climatiche, I decessi per caldo potrebbero triplicare in Europa entro il 2100, soprattutto tra le persone che vivono nelle zone meridionali del continente. I risultati evidenziano la necessità di rafforzare le politiche per limitare il riscaldamento globale per proteggere le regioni vulnerabili e i membri della società dagli effetti delle temperature più elevate».  
La  maggior parte degli studi precedenti che prevedevano decessi per temperature calde e fredde in Europa erano poco dettagliati a a livello locale o erano valutazioni approfondite per singoli Paesi, soprattutto nell'Europa occidentale. I ricercatori evidenziano che «Questo studio è la prima analisi approfondita dei rischi per la salute attuali e futuri derivanti da temperature calde e fredde in tutta Europa a esaminare l'impatto previsto sulle regioni all'interno dei Paesi».   Ne viene fuori che «Nel complesso, con un riscaldamento globale di 3° C, una stima massima basata sulle attuali politiche climatiche, il numero di decessi correlati al caldo in Europa potrebbe aumentare da 43.729 a 128.809 entro la fine del secolo. Nello stesso scenario, i decessi attribuiti al freddo, attualmente molto più alti di quelli dovuti al caldo, rimarrebbero elevati con una leggera diminuzione da 363.809 a 333.703 entro il 2100».  

Lo studio fa parte del  JRC PESETA V project, è stato finanziato dalla Commissione europea e condotto anche da ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, dell’Università Ca' Foscari di Venezia e da Arcadia SIT di Vigevano. 

Il principale autore dello studio,  Juan-Carlos Ciscar, del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, ha detto che «La nostra analisi rivela che il rapporto tra decessi dovuti al freddo e al caldo cambierà drasticamente nel corso di questo secolo, con quelli attribuiti al caldo in aumento in tutte le parti d'Europa e in forte aumento in alcune aree. Allo stesso tempo, nel complesso i decessi correlati al freddo diminuiranno leggermente. Il nostro studio esamina oltre 1.000 regioni in 30 paesi, consentendo l'identificazione di hotspot in cui le persone saranno maggiormente colpite in futuro».  
Per modellare le attuali disparità nei decessi dovuti a temperature calde e fredde e stimare come i rischi potrebbero cambiare entro il 2100, i ricercatori hanno utilizzato dati su 1.368 regioni in 30 Paesi europei. Il dataset, generato analizzando le caratteristiche epidemiologiche e socioeconomiche di 854 città europee con una popolazione di oltre 50.000 abitanti, è stato utilizzato per modellare il rischio di mortalità regionale per diverse fasce di età (da 20 a oltre 85 anni). Sono state prodotte stime dei decessi attuali e futuri correlati alla temperatura per 4 livelli di riscaldamento globale (1,5° C, 2° C, 3° C e 4° C), utilizzando una combinazione di 11 diversi modelli climatici. 
Lo studio stima che «Le temperature calde e fredde attualmente causano 407.538 decessi in Europa ogni anno, con 363.809 correlati al freddo e 43.729 al caldo: I decessi dovuti al freddo sono più elevati nell'Europa orientale e negli Stati baltici e più bassi nell'Europa centrale e in alcune parti dell'Europa meridionale, con tassi che vanno da 25 a 300 decessi ogni 100.000 persone. I decessi correlati al caldo variano da 0,6 a 47 decessi ogni 100.000 persone, con i tassi più bassi nel Regno Unito e nei Paesi scandinavi e più alti in Croazia e nelle parti più meridionali del continente». 

Lo studio prevede che con un riscaldamento di 3° C  «I decessi correlati alla temperatura aumenteranno del 13,5%, portando a 55.000 decessi in più ogni anno, spinti da un aumento dei decessi dovuti al caldo. La maggior parte dei decessi riguarderà le persone di età superiore agli 85 anni».  
Attualmente in Europa muoiono circa otto volte più persone per freddo che per caldo (rapporto 8,3:1), ma si prevede che il rapporto diminuirà notevolmente entro la fine del secolo. Con un riscaldamento globale di 3° C, si stima che scenderà a 2,6:1 entro il 2100. Al contrario, in uno scenario basato sull'obiettivo dell'Accordo di Parigi di un riscaldamento di 1,5° C, il rapporto scenderebbe a 6,7:1.  
in uno scenario di riscaldamento di 3° C, entro il 2100 i decessi correlati al freddo subiranno diminuzioni trascurabili in media in tutta Europa e che varieranno tra 29 e 225 decessi ogni 100.000 persone nei Paesi europei, con una oderata riduzione dei decessi correlati al freddo nell'Europa orientale e lievi cali in alcune parti di Germania, Francia, Italia e Portogallo, tuttavia si stima che i decessi correlati al freddo aumenteranno in Irlanda (dove quasi raddoppieranno), Norvegia e Svezia, tutti Paesi che dovrebbero vedere un forte aumento di cittadini di età pari o superiore a 85 anni.

Anche con un riscaldamento inferiore a 3° C  i  decessi correlati al caldo aumenteranno in tutte le regioni d'Europa, con tassi di mortalità in forte aumento di 3 volte rispetto al tasso medio in tutta Europa, tra 2 e 117 decessi ogni 100.000 persone nei Paesi europei. Gli hot spots he saranno particolarmente colpiti dal maggiore riscaldamento e dall'invecchiamento della popolazione includono Spagna, Italia, Grecia e alcune parti della Francia.  

David García-León, anche lui del JRC, fa notare che  «Abbiamo scoperto che i decessi in Europa dovuti a temperature calde e fredde aumenteranno sostanzialmente, poiché si prevede che si verificheranno molti più decessi correlati al caldo con il riscaldamento del clima e l'invecchiamento della popolazione, mentre i decessi dovuti al freddo diminuiranno solo leggermente in confronto. Il nostro studio identifica anche i punti caldi in cui il rischio di morte per alte temperature è destinato ad aumentare drasticamente nel prossimo decennio. C'è un bisogno critico di sviluppare politiche più mirate per proteggere queste aree e i membri della società più a rischio da temperature estreme».  

Gli autori riconoscono alcuni limiti  del loro studio: I risultati si basano su dati per le persone che vivono in aree urbane, che in genere affrontano livelli più elevati di stress termico, in particolare il calore, rispetto a quelle nelle aree rurali, il che significa che le previsioni potrebbero essere leggermente sovrastimate. I risultati non tengono conto inoltre di genere, etnia o effetti sui neonati, un altro gruppo vulnerabile.  
Commentando lo studio, Matteo Pinna Pintor, del Luxembourg Institute of Socio-Economic Research, ha scritto: «Mentre gli aumenti della mortalità correlata al calore sono in gran parte attribuibili a una maggiore esposizione al calore, una popolazione che invecchia e quindi è più suscettibile inibirà sostanzialmente le riduzioni della mortalità correlata al freddo. Si prevede che la mortalità correlata al freddo aumenterà in circa la metà dei Paesi valutati, soprattutto alle latitudini settentrionali, ma anche in alcune aree dell'Europa meridionale, centrale e orientale. Questi risultati rafforzano lo scetticismo precedentemente espresso sulle grandi e incondizionate riduzioni della mortalità correlata al freddo man mano che le regioni temperate diventano più calde. Questo scetticismo è, a sua volta, coerente con la vulnerabilità al freddo dipendente dall'età e con la persistenza di un grado di rischio di mortalità in eccesso, in particolare a causa di infezioni del tratto respiratorio e complicazioni associate, su un intervallo esteso di cosiddette temperature fredde miti (circa 9-18° C). Questo significa che il carico di mortalità dell'esposizione al freddo in una popolazione che invecchia risponderà lentamente ai cambiamenti nella distribuzione della temperatura». 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.