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Inquinamento da plastica e inondazioni marine minacciano le specie vegetali costiere

I due fattori di stress ambientale insieme rappresentano un grave rischio per le specie dunali e delle praterie costiere
 |  Crisi climatica e adattamento

Lo studio “Effect of biodegradable and conventional microplastic exposure in combination with seawater inundation on the coastal terrestrial plant Plantago coronopus”, pubblicato su Environmental Pollution da un team di esperti in inquinamento da plastica e biologia vegetale della School of Biological and Marine Sciences dell’università di Plymouth,, evidenzia come una combinazione di fattori di stress ambientale possa aumentare le minacce a cui sono sottoposte le piante in alcuni degli ecosistemi critici del pianeta e sottolinea che «Due dei più urgenti fattori di stress ambientale del pianeta potrebbero alterare la crescita e la capacità riproduttiva delle piante che vivono lungo le coste del mondo».

Lo studio è stato condotto come parte di BIO-PLASTIC-RISK, un progetto da 2,6 milioni di sterline supportato dal Natural Environment Research Council britannico. Si è concentrato sulla piantaggine barbatella ( Plantago coronopus ), una pianta bassa perenne originaria di Europa, Asia e Nord Africa, ma presente anche negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda, che cresce comunemente negli habitat costieri di dune di sabbia e ciottoli di spiaggia. Le piante sono state coltivate per 35 giorni in un terreno contenente plastiche convenzionali o biodegradabili, poi sono state inondate di acqua di mare per 72 ore, replicando i tipi di eventi di inondazione sempre più frequenti e associati a tempeste e mareggiate costiere. Quindi, sono state coltivate per altri 24 giorni con gli scienziati che hanno monitorato la sopravvivenza delle piante oltre a fattori quali le loro dimensioni,  l'efficienza fotosintetica e la produzione di fiori.

Lo studio è uno dei primi a esaminare gli effetti combinati delle inondazioni marine e dell'inquinamento da microplastiche sulle piante costiere e ne emerge che «Entrambi i fattori di stress hanno avuto effetti sulle specie testate: le microplastiche hanno influito sulla riproduzione delle piante, mentre le inondazioni hanno causato una maggiore morte dei tessuti. Tuttavia, l’esposizione contemporanea alle microplastiche e alle inondazioni – una minaccia destinata ad aumentare a causa del cambiamento climatico e dell’uso della plastica – ha avuto un impatto più pronunciato sulla loro allocazione delle risorse. Questo a sua volta ha portato le piante a mostrare una crescita alterata e a subire una soppressione a breve termine della loro efficienza fotosintetica; le risposte influenzano la capacità delle piante di catturare acqua, sostanze nutritive e luce solare e contribuiscono al benessere dell'ecosistema».

 I ricercatori dell'università di Plymouth evidenziano che «Questo segnala il potenziale rischio elevato delle microplastiche quando sono combinate con altri fattori di stress come le inondazioni marine e che, di conseguenza, stabilire le minacce presentate da più fattori di stress concomitanti sulla resilienza dell'ecosistema è una priorità».

Secondo la principale autrice dello studio, Winnie Courtene-Jones,  «Questa ricerca evidenzia il potenziale delle microplastiche, composte da plastica convenzionale e biodegradabile, di influenzare negativamente il funzionamento delle piante. Inoltre, indica che l'effetto delle microplastiche può essere amplificato da altri fattori ambientali come l'innalzamento dei livelli del mare e le inondazioni costiere. Studi come questo ci aiutano ad apprezzare il potenziale danno rappresentato dalle microplastiche per una serie di organismi e la resilienza dell'ecosistema in generale».

Un altro autore dello studio, Mick Hanley che si occupa di interazioni tra piante e animali, conclude: «Su scala globale, habitat come dune e praterie costiere aiutano a proteggere le comunità sotto forma di difese costiere e protezione dal vento. Svolgono anche un ruolo fondamentale nel sostenere la biodiversità, ma sono sempre più minacciati dai cambiamenti climatici e da una serie di altri fattori ambientali. Questo studio sottolinea che non dovremmo considerare queste minacce in modo isolato, poiché, messe insieme, i loro impatti possono essere più pronunciati. Questo è particolarmente preoccupante dato che sia l'inquinamento da microplastiche che le inondazioni costiere sono destinate a peggiorare e intensificarsi nei prossimi decenni, a meno che non vengano implementate azioni globali ambiziose.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.