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Frane devastanti in Etiopia: centinaia di vittime e il bilancio continua a salire

Una tragedia che dimostra quanto i Paesi poveri siano vulnerabili ai cambiamenti climatici
 |  Crisi climatica e adattamento

Le frane catastrofiche  verificatesi nell'area montuosa di Kencho Shacha Gozdi kebele del distretto di Geze Gofa, in Etiopia, hanno causato almeno 229 vittime (stima provvisoria del 23 luglio), ma il bilancio è purtroppo  destinato ad aumentare. Gofa si trova a nord del Parco nazionale Maze, in una zona rurale e molto montuosa che dista circa 450 chilometri dalla capitale Addis Abeba, ma per arrivarci in auto ci vogliono almeno 10 ore.

Il tragico disastro è avvenuto in due fasi: la prima frana ha colpito l’area il 21 luglio e il 22 ce n’è stata una ancora più grave proprio mentre le operazioni di soccorso  erano già in atto.  il 23 luglio, quando le vittime accertate erano ancora 157,  l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) ha pubblicato un aggiornamento nel quale evidenziava che «Secondo le autorità locali, le forti piogge del 21 e 22 luglio hanno causato tre frane consecutive in una zona montuosa nel Gezei Gofa Woreda della zona di Gofa, nella regione dell'Etiopia meridionale (…). Sono in corso operazioni di ricerca e soccorso, sotto la guida delle autorità locali con il supporto della Croce Rossa etiope e dei membri della comunità. Si prevede che il bilancio delle vittime aumenterà, secondo le autorità locali. Un incidente con una frana simile, ma di scala inferiore, si era verificato nel maggio 2024 nella stessa area, dove erano morte più di 50 persone. Gli eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, sono stati i principali motori delle esigenze umanitarie in Etiopia. La portata dell'impatto dell'incidente, compresi gli sfollamenti e i danni ai mezzi di sostentamento, sarà ulteriormente chiarita una volta completata la valutazione multi-agenzia pianificata. A seguito di un incontro di emergenza con i partner umanitari oggi, il Commissario della Ethiopia Disaster Risk Management Commission (EDRMC) ha sollecitato i partner affinché un team raggiunga l'area dell'incidente».

Secondo la televisione etiope EBC,  5 persone sono state estratte vive dal fango e l'amministratore locale Dagemawi Ayele ha detto che «La maggior parte delle vittime è stata sepolta dopo essere andata ad aiutare gli abitanti di una casa colpita dalla frana iniziale. Coloro che si sono precipitati a salvare vite umane sono morti nel disastro, tra cui un amministratore locale, insegnanti,  operatori sanitari e agricoltori». Le immagini pubblicate sui social media dalle autorità di Gofa mostrano uomini e donne che trasportano i corpi dei morti su barelle improvvisate, alcune delle quali avvolte in teli di plastica.

L'Etiopia, il secondo Paese più popoloso dell'Africa con circa 120 milioni di persone ed è molto vulnerabile ai disastri climatici come inondazioni e siccità. La topografia della regione e le recenti forti piogge hanno contribuito alla gravità del disastro, rendendolo una delle peggiori calamità naturali nella storia recente di dell’Etiopia. Secondo le autorità locali, «Sebbene le frane non siano rare nella zona, la portata di questo disastro è senza precedenti» e in molti fanno notare che la tragedia rappresenta un duro monito sui crescenti rischi posti dal cambiamento climatico e dell'importanza di pratiche di gestione sostenibile del territorio nelle aree montuose soggette a frane.

Mentre i soccorsi continuano a cercare vittime e dispersi si sta cominciando a pensare come ripristinare e mettere in sicurezza un territorio devastato e su come migliorare la preparazione ai disastri e le strategie di mitigazione nelle regioni più vulnerabili dell'Etiopia e il governo sottolinea l'importanza della cooperazione internazionale nell'affrontare le sfide poste dagli eventi meteorologici estremi.
Intanto soccorritori e popolazione locale sono al lavoro con qualsiasi mezzo e strumento disponibile, dalle pale alle mani nude, nel disperato tentativo di trovare sopravvissuti. Il numero esatto di persone sepolte sotto le valanghe rimane sconosciuto, aggiungendo urgenza agli sforzi di soccorso. Donne e bambini sono stati tra le vittime più numerose  di questo disastro e i loro pianti e lamenti riempiono l'aria mentre piangono i loro cari perduti.

L'amministrazione comunale di Addis Abeba ha inviato oltre 45 milioni di birr (poco più di 700.000 euro) in aiuti umanitari finanziari e materiali all'area colpita. La Commissione etiope per la gestione del rischio di catastrofi ha annunciato che sta fornendo assistenza umanitaria alle persone colpite dalla frana e dice che almeno 600 persone sono state sfollate perché non hanno più una casa. Il governo centrale etiope ha fornito 520 quintali di generi alimentari e non alimentari a più di 3.000 persone e 100 pacchi di prodotti non alimentari, ciascuno per 5 persone.  In tutto il governo ha fornito finora aiuti umanitari per 5,7 milioni di Birr (circa 75.000 euro) e ha annunciato che verrà fornito ulteriore supporto tramite la squadra investigativa inviata sul posto.

L’OCHA evidenzia che «Il supporto alla popolazione colpita è sostenuto principalmente dalla comunità locale, che partecipa anche alle attività di ricerca e soccorso. Alcuni aiuti iniziali sono già stati inviati nell'area dalle autorità federali e regionali e dai partner locali. Cibo, ES/NFI, salute e WaSH sono le esigenze prioritarie.L'EDRMC ha inviato una fornitura iniziale di cibo, rifugi di emergenza e articoli non alimentari (ESNFI) per soddisfare le esigenze di 500 persone. Il Regional Health Bureau ha inviato due auto e forniture mediche sulla scena e si sta preparando a inviare un team sanitario. La Croce Rossa etiope ha inviato quattro camion carichi di aiuti salvavita, che sono attualmente in fase di distribuzione a 500 famiglie».

L’Onu ha schierato un team di valutazione rapida interagenzia che sta distribuendo forniture mediche e kit per la dignità, Sul posto è al lavoro anche un team   SWAN (Save the Children, World Vision, Action Against Hunger e NRC) che è supportato dall'Ethiopian Humanitarian Fund (EHF).

Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell'Unione Africana (che ha sede proprio in Etiopia) ha detto che «I nostri cuori e le nostre preghiere sono con le famiglie delle vittime. Siamo fortemente solidali con il popolo e il governo dell'Etiopia mentre continuano gli sforzi di soccorso per trovare i dispersi e assistere gli sfollati».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.