Il «patriota» Biden lascia a Kamala Harris l’eredità climatica per le elezioni Usa contro Trump
Con una lettera pubblicata sul fu Twitter una manciata di ore fa, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato il ritiro dalla corsa per la ri-elezione alla Casa Bianca, che il prossimo 5 novembre l’avrebbe portato di nuovo a sfidare Donald Trump.
L’investitura del commander in chief è subito ricaduta sulla sua vice, Kamala Harris, una scelta che in queste poche ore ha già portato i democratici ad ottenere donazioni record – oltre 46 milioni di dollari – per finanziare la ripartenza della campagna elettorale. La sua nomina a candidata del partito democratico non è ancora ufficiale e potrebbe dover passare da delle mini-primarie, ma per Harris si tratta di un inizio sprint dopo due anni di vice presidenza piuttosto opaca.
Di certo, la candidatura di Biden non era più sostenibile e il presidente ha trovato infine il coraggio e la lucidità per fare un passo di lato. Troppa la stanchezza dovuta all’età, troppe le gaffe che l’hanno portato a picco nei sondaggi. Ma la caratura politica di Biden è tornata a brillare, rifiutando di ridurre il destino degli Usa a una questione personale tra lui e (l’altrettanto anziano) Trump.
«Oggi l'America ha l'economia più forte del mondo – ricorda Biden nella sua lettera agli statunitensi – Abbiamo fatto investimenti storici nella ricostruzione della nostra nazione, nella riduzione dei costi dei farmaci da prescrizione per gli anziani e nell'espansione dell'assistenza sanitaria a prezzi accessibili a un numero record di americani. Abbiamo fornito cure essenziali a un milione di veterani esposti a sostanze tossiche. Approvata la prima legge sulla sicurezza delle armi in 30 anni. Nominata la prima donna afroamericana alla Corte suprema. E approvato la legislazione sul clima più significativa nella storia del mondo. L'America non è mai stata in una posizione migliore per guidare di quanto lo siamo noi oggi».
Sono gli stessi successi che ha sottolineato Barack Obama, nella sua subitanea risposta in appoggio alla decisione di colui che un tempo fu il suo vice. Obama parla di Biden come «uno dei presidenti americani più influenti», che oggi «ci ha ricordato ancora una volta di essere un patriota di primissimo ordine» e che ha fatto «il più grande investimento nella storia per affrontare il cambiamento climatico».
Il riferimento implicito è a quell’Inflation reduction act (Ira) siglato da Biden nell’agosto del 2022, unendo la lotta alla crisi climatica allo sviluppo green dell’industria statunitense: l’Ira è un provvedimento che vale 739 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, comprensivi di investimenti da 369 mld di dollari sulla sicurezza energetica e contro la crisi climatica, con l’obiettivo di ridurre del 50-52% le emissioni di CO2 statunitensi (rispetto ai livelli del 2005) entro il 2030. Solo nel primo anno di operatività, l’Ira di Biden ha creato 170mila posti di lavoro «ben retribuiti e sindacalizzati» nei comparti dell’energia pulita, e si stima saranno 1,5 milioni i nuovi occupati creati entro la fine del decennio.
La ripresa degli investimenti nell’energia pulita e il ritorno degli Usa nel solco dell’Accordo di Parigi sul clima sono stati uno dei più grandi successi dell’amministrazione Biden dopo quattro anni di negazionismo trumpiano, anche se gli Stati Uniti restano ancora terra di profondi paradossi: nonostante Biden, gli Usa sono infatti ancora il primo petrostato al mondo, e a crescere sono state le fonti rinnovabili ma anche l’industria petrolifera. Una contraddizione che nessuno può più permettersi.
Nonostante queste ombre «l'eredità di Joe Biden come il più grande presidente per l'azione per il clima e l'ambiente è scolpita nella pietra – conferma Ben Jealous in qualità di presidente del Sierra club, una delle più importanti e influenti associazioni ambientaliste statunitensi – L'America è migliore grazie a lui. L'aria e l'acqua dell'America sono più pulite grazie a lui. Il nostro futuro è più sicuro grazie a lui. Il Sierra club e il Paese celebreranno la sua eredità ora e per sempre. È fondamentale che lo storico progresso dell'amministrazione Biden-Harris venga difeso e continuato, soprattutto di fronte alle minacce che Donald Trump e il suo implacabile esercito di inquinatori rappresentano per il nostro futuro collettivo. Il Sierra club radunerà le sue risorse e il potere di mobilitazione dal basso per garantire che l'eredità Biden-Harris continui».
Come ricorda Ferdinando Cotugno, nel suo precedente ruolo di attorney general in California, Harris ha già dimostrato di saper usare le maniere forti contro i petrolieri, come mostrano l'indagine per la disinformazione climatica di Exxon, i risarcimenti ottenuti da Southern California Gas Co., BP, ConocoPhillips, Chevron per casi in inquinamento da infrastrutture fatiscenti, l'inchiesta penale contro Plains American Pipeline per una perdita devastante di petrolio, il bando al fracking espresso durante le primarie del 2019. Adesso per Harris è arrivato il momento di ritrovare il vecchio smalto, perché dai risultati delle elezioni Usa passa l’impegno contro la crisi climatica del Paese che più di ogni altro ne è storicamente responsabile.