Altro che ponte sullo Stretto, ormai buona parte della Sicilia è «in stato di siccità severa o estrema»
Il Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias) documenta nuove temperature da record in Sicilia, e soprattutto informa che «ormai buona parte del territorio in stato di siccità severa o estrema».
La situazione è in peggioramento da mesi, dopo che la Regione siciliana ha dichiarato lo stato di calamità naturale già a febbraio, chiedendo fondi per circa mezzo miliardo di euro; il Governo Meloni ha stanziato invece 20 mln di euro, per un piano che oltretutto «secondo i dati pubblicati da Regione Sicilia, è stato portato a termine solamente per il 17% e per meno della metà è in corso di ultimazione», come dichiara la neo-europarlamentare Annalisa Corrado, responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale.
«L’aggravarsi dei fenomeni siccitosi è strettamente connesso alla crisi climatica – argomenta Corrado – in Sicilia, come nei territori che si affacciano nel Mediterraneo, si assiste ad una progressiva desertificazione dovuta in parte molto significativa all’aumento delle temperature, alla modifica delle dinamiche delle piogge, all’impoverimento e distruzione del capitale naturale del territorio, ma anche alla stratificazione delle conseguenze di decenni di mala gestione e assenza di strategie efficaci. La situazione richiede un profondo cambio di passo che sappia immaginare sistemi di interventi strutturali, in grado di agire anche sulla ristrutturazione della domanda (in primis agricola, ma anche industriale e civile), sul completamento e la messa in efficienza delle reti idriche (quella siciliana è tra le peggiori in Italia, con il 50% delle perdite) e che abbia ben chiara l’importanza dell’adattamento alla crisi climatica».
Una necessità che richiama non solo agli invasi o alle infrastrutture idriche più tradizionali – e necessarie – ma anche a un «lavoro serio sulla ri-connessione del reticolo idrico artificialmente interrotto, sul ripristino degli ecosistemi (che porta con sé il potenziamento della capacità dei suoli e dei territori di trattenere acqua e regolarne i flussi), sul ricorso a sistemi in grado di ricaricare le falde. La pianificazione emergenziale di questi giorni – conclude Corrado – è sintomo di distacco dalla realtà e la ricerca di nuove falde ad emergenza in corso è mera improvvisazione: diciamo al Ministro Salvini che servono investimenti infrastrutturali tanto per completare e mettere in efficienza le reti idriche presenti per consentire di distribuire acqua al massimo delle potenzialità. Interventi necessari ed urgenti per la salute e la sicurezza di tutte e tutti. Altro che ponte!».
Un paradosso stridente che viene messo in evidenza anche dal comitato No Ponte, che chiama la cittadinanza a partecipare all’assemblea pubblica in agenda domani 17 luglio alle ore 18.30 presso il lido Horcynus Orca (Messina), in vista della manifestazione di piazza in programma il 10 agosto.
«Dobbiamo lottare per avere l’acqua nel rubinetto e non il ponte sullo Stretto – dichiarano dal comitato – Questa doveva essere l’estate dell’inizio dei cantieri e invece sarà l’estate delle autobotti dell’acqua. In compenso arriva l’emendamento contro i no-ponte che minaccia anni di galera per coloro che vogliono impedire la devastazione delle proprie città. Insomma ci vorrebbero fermi, pacificati e col bidone in mano. E invece, anche questa sarà un’estate di lotta per noi».
Sul ponte «siamo ancora all’anno zero, con un progetto che non esiste, con una relazione di aggiornamento sommersa da oltre 500 osservazioni da parte di organismi dello stesso Governo mentre si annunciano migliaia di espropri e si preparano lavori che “sventrerebbero” Messina e tutta la meravigliosa area dello Stretto – rincara la dose Fabio Granata, ex vicepresidente della Regione siciliana – Nel frattempo la macchina della propaganda di Salvini inventa una norma, inserita nel DL 89 del 29 giugno scorso, che darebbe la assurda possibilità, anche in assenza di progetto approvato, di iniziare lavori per “fasi costruttive” e cioè: cominciamo ad aprire cantieri, espropriamo e cacciamo via centinaia di cittadini dalle loro case, iniziamo a scavare e…e poi si vedrà. E anche su questo il Governo si gioca un’altra carta, pescando dal mazzo l’ennesimo decreto che innalza le pene nei confronti di chi scenderà in piazza per difendere dalla certa devastazione un luogo dell’anima come l’area dello Stretto. Ma a fianco dei cittadini saremo in tanti per fermare questa truffa allucinante, mentre la Sicilia e la Calabria muoiono di incendi, siccità, abbandono».