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Il ciclone Pam devasta Vanuatu. Paura nel Pacifico. Venti fino a 300 Km all’ora

Morti e distruzione nella capitale Port Vila, ma nelle altre isole potrebbe essere molto peggio
 |  Crisi climatica e adattamento

Il ciclone Pam ha seminato la distruzione nel piccolo stato insulare di Vanuatu: gli arcipelaghi sono stati colpiti da venti a 250 Km all’ora, con punte di 300 Km/h.  La forza del ciclone è paragonabile a quella del tifone Haiyan, che ha colpito le Filippine nel 2013, uccidendo più di 6.000 persone. Un team di Oxfam al lavoro in questo arcipelago del Pacifico sta fornendo informazioni ed aiutando la popolazione a rispondere a quello che sembra un enorme disastro, parla di inondazioni, frane, onde gigantesche.  Il ciclone tropicale Pam si sta spostando molto lentamente verso sud e sta provocando danni anche a Tuvalu, Kiribati, Fiji e nelle Isole Salomone, mentre nelle isole ad est della Papua Nuova Guinea ci sarebbe già stata una vittima.

Il direttore nazionale di Oxfam per le Vanuatu, Colin Collett Van Rooyen, fa un resoconto di un ciclone gigantesco e che ha colpito il Paese con ferocia: «E 'stato terrificante, estremamente spaventoso ed emozionante. Non sapevamo se il rifugio che avevamo sarebbe rimasto in piedi. Gli edifici vibravano. I tetti venivano strappati vi. Il rumore era spettacolare, il rombo, il ringhio, era qualcosa che non avevo mai sentito. So che in un compound  di cinque case a Naneatri, quattro case sono state portate via. Non abbiamo acqua corrente o elettricità e non siamo  ancora in grado di muoverci liberamente. Posso vedere una forte attività ondosa a Port Vila Bay. Ci sono forti venti e piogge persistenti ma le condizioni si sono attenuate molto da ieri sera».

Purtroppo si sa molto poco su cosa è successo in alcune delle isole più remote e intere comunità potrebbero essere state duramente colpite da Pam. Da una prima valutazione fatta dal National Disaster Management Office (NDMO) di Vanuatu è chiaro che la popolazione di questo piccolo e povero Stato insulare  nelle prossime settimane avrà o bisogno di un aiuto. Infatti i primi dati parlano di : Gravi danni nella capitale Port Vila; l’aeroporto di Port Vila è chiuso ed avrebbe subito forti danni; le strade sono  bloccate da macerie e rottami; alcuni ponti sono crollati; l’energia elettrica e il servizio di radiodiffusione nazionale sono saltati; le comunicazioni di emergenza dell’NDMO avvengono solo via radio; l’ospedale di Port Vila è danneggiato; sarebbero stati realizzati  ed operativi 26 centri di evacuazione, ma molti abitanti si sarebbero rifugiati nelle grotte delle isole. Fino ad ora a  Port Vila ci sarebbero state 6  vittime nel centro di Port Vila, ma i morti in tutte le Vanuatu potrebbero essere molti di più, visto che è impossibile comunicare con le altre isole e nemmeno raggiungerle.  L’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (Unocha)dice che nella provincia di Penama, nel nord-est delle Vanuatu, ci sarebbero almeno 40 morti. «Temiamo il peggio – avverte dalle Figi Sune Gudnitz, responsabile regionale dell’Unocha - Vanuatu è un luogo molto vulnerabile a causa della sua posizione nel mezzo dell'oceano. E' possibile che ci sarà un numero di morti che potrebbe essere elevato. Non posso dare alcun numero. Penso che sia una paura ben fondata».

Colin Collett Van Rooyen sottolinea: «E' chiarissimo che la gente non aveva di cosa fosse un ciclone di livello 5. Avevano già sperimentato livelli  2 o 3, ma ieri sera sono stati sradicati  alberi alti quanto edifici di tre piani, le palme sono state completamente triturate e i tetti strappati via dalle case. Il ciclone ha devastato questo Paese e l'impatto sulla popolazione di Vanuatu sarà enorme».

Charlie Damon, responsabile del programma Care International a Port Vila ha detto che «Le case sono state fatti a pezzi e persino rifugi per l’evacuazione, dove le persone avevano cercato rifugio, sono stati inondati o lasciati esposti a ciclone Pam. Se questo è il livello dell’impatto nelle comunità nelle quali si poteva andare nei rifugi di emergenza, siamo profondamente preoccupati per quello che puà essere successo nelle comunità remote che ne sono prive: Molti a Vanuatu sono rimasti tagliati fuori. Stiamo iniziando a pianificare la nostra risposta in base alla probabilità di distruzione massiccia di molte comunità lungo il percorso del ciclone Pam».

«Mi sentivo come se il mondo stesse per finire – ha detto alle Reuters Alice Clements, portavoce dell’Unicef a Port Vila – E’ stato come se una bomba fosse stata sganciata nel centro della città. Non c’è energia, non c’è acqua. Abbiamo sentito voci non confermate di vittime e di molti feriti. Sappiamo che la gente chiede aiuto. Anche a Port Vila ci sono ancora venti tempestosi. Ci sono rapporti non confermati di decessi a Port Vila. I residenti che si sono visti strappati via i tetti delle  loro case, dove avevano cercato di ripararsi, poi non erano più in grado di muoversi a causa dei forti venti. Ci sono timori per migliaia di bambini, visto che molte dei  260.000 abitanti di Vanuatu vivono in edifici mal attrezzate per una tempesta così massiccia».

La ministro degli esteri dell’Australia, Julie Bishop, ha detto che un team di soccorso è pronto a partire per la  capitale di Vanuatu. L’Alto Commissario australiano, Jeremy Brewer, ha parlato con il primo ministro di Vanuatu Joe Natuman, offrendo l’aiuto dell'Australia ed ha detto ai giornalisti: «Stiamo ancora valutando la situazione, ma siamo pronti ad aiutare. Siamo una grande donatore di aiuti nel Pacifico, siamo il primo donatore di aiuti alle Vanuatu. Siamo pronti a sostenerla con tutto ciò che è necessario, in collaborazione con i nostri partner, la Nuova Zelanda e gli altri paesi del Pacifico».

Intanto il governo australiano cerca di avere notizie dei 3.000 australiani che erano probabilmente nelle Vanuatu quando il Paese è stato investito dal ciclone. Anche la Nuova Zelanda è preoccupata per i suoi 178 cittadini segnalati nelle Vanuatu. Intanto, a causa del ciclone,  è stata rinviata la partenza della prossima tappa della Volvo Ocean Race, che doveva partire domenica da Auckland.

Redazione Greenreport

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