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Elezioni regionali: per Orlando 8400 voti in meno, Bucci è il nuovo governatore della Liguria

Il candidato del centrodestra vince nonostante l’inchiesta su Toti, quello di centrosinistra penalizzato da veti e polemiche sul campo largo. Pd primo partito, Fdi dimezzato, crollo M5S
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Nonostante l’inchiesta sull’ex governatore Giovanni Toti che ha portato al voto anticipato, il candidato di centrodestra Marco Bucci incassa il 48,77% e diventa il nuovo presidente della Regione Liguria. Andrea Orlando non ce la fa per 8.400 voti e si ferma al 47,36%, penalizzato dalle polemiche sul cosiddetto campo largo del centrosinistra, il veto nei confronti di Matteo Renzi da parte di Giuseppe Conte e lo scontro tutto interno al Movimento 5 stelle tra l’attuale leader e il fondatore Beppe Grillo, che tra l’altro neanche si è recato al seggio. E non è stato il solo: alle urne è andato soltanto il 46% degli aventi diritto, quasi otto punti percentuali in meno rispetto alla tornata del 2020. 

Anche se tutti i risultati definitivi arriveranno entro la giornata di oggi, un esame lista per lista dice che il Pd è il primo partito con il 28,4% dei voti (due punti in più rispetto alle elezioni europee), seguito da Fratelli d’Italia che finisce praticamente dimezzato rispetto a quattro anni fa con il 15,1% delle preferenze, mentre il Movimento 5 stelle subisce un vero e proprio crollo, fermandosi sotto il 5%, superato da Alleanza Verdi e Sinistra (6,15%), Forza Italia (7,98%), Lega (8,5%) e anche dalle liste civiche dei due sfidanti (5,33% quella di Orlando e 9,5% quella per Bucci).

Fin dalle dimissioni di Toti e poi via via nelle ultime settimane, questo voto si è caricato di un significato anche nazionale. E infatti a risultato consolidato la premier Giorgia Meloni esulta via social: «Ancora una volta, il centrodestra unito ha saputo rispondere alle aspettative dei cittadini, che confermano la loro fiducia nelle nostre politiche e nella concretezza dei nostri progetti». Sul fronte opposizione, invece, si fanno i conti con veti e polemiche che hanno zavorrato la corsa di Orlando. Non a caso lo stesso Bucci, nella conferenza stampa a risultati praticamente definitivi, scherza ma non troppo con questa battuta: «Se fossi Orlando, dopo il veto di Conte e lo strappo di Grillo prenderei i miei cari amici e gli farei un mazzo così». E non a caso Elly Schlein dice che «il Pd ha dato il massimo» ma è consapevole che i democratici, da soli, non bastano: «Scontiamo le difficoltà degli altri e speriamo che questo risultato faccia riflettere tutte le forze alternative alla destra, come fa riflettere noi, che non abbiamo speso un minuto in polemiche o competizioni con le altre opposizioni. Perché il nostro avversario è questa destra che vogliamo battere». 

Le polemiche però, in quello che sarebbe dovuto diventare il campo largo, non si placano. Il leader di Italia Viva Renzi accusa Conte di non preoccuparsi di vincere ma solo di «escludere e odiare»: «Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione». Ma Conte non ci sta e replica a stretto giro: «Lascino da parte le calcolatrici: ipotizzare fantasiose alleanze con Renzi e i suoi epigoni avrebbe solo fatto perdere ancor più voti al M5S e quindi alla coalizione, a chi voleva dare una scossa a tutta la Liguria». 

A giudicare dal risultato finale, a far perdere voti al Movimento è stato soprattutto il recente scontro tra gli attuali vertici e il fondatore Grillo. Una questione che non si risolverà a breve. Così come non sarà facile, dopo questa sconfitta, serrare i ranghi e consolidare in breve tempo la coalizione di centrosinistra in vista delle prossime sfide: tra appena un mese si vota anche in Emilia Romagna e Umbria.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.