L’attacco di Israele alla forza di pace Unifil in Libano. Le reazioni in Italia e all’Onu
Ieri mattina le Israel Defense Forces (IDF - Tsvá haHaganá leYisraél – Tsáhal, l'armata di difesa d'Israele) hanno aperto il fuoco sui peacekeeper dell’United Nations Interim Force In Lebanon (UNIFIL), la missione che pattuglia la "Linea Blu" di separazione tra Libano e Israele stabilita dal Consiglio di Sicurezza e in una nota la stessa UNIFIL ha denunciato che « La recente escalation lungo la Blue Line sta causando la distruzione diffusa di città e villaggi nel Libano meridionale, mentre continuano a essere lanciati razzi verso Israele, comprese le aree civili. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a incursioni da Israele in Libano a Naqoura e in altre aree. I soldati delle Israel Defense Forces (IDF) si sono scontrati con elementi di Hezbollah sul terreno in Libano. Il quartier generale dell'UNIFIL a Naqoura e le posizioni vicine sono state ripetutamente colpite. Questa mattina, due peacekeeper sono rimasti feriti dopo che un carro armato Merkava dell'IDF ha sparato la sua arma verso una torre di osservazione presso il quartier generale dell'UNIFIL a Naqoura, colpendola direttamente e facendoli cadere. Le ferite sono fortunatamente, questa volta, non gravi, ma restano in ospedale. I soldati dell'IDF hanno anche aperto il fuoco sulla posizione Onu (UNP) 1-31 a Labbouneh, colpendo l'ingresso del bunker dove si erano rifugiati i peacekeeper e danneggiando veicoli e un sistema di comunicazione. Un drone dell'IDF è stato osservato volare all'interno della posizione Onu fino all'ingresso del bunker. Ieri (il 9 ottobre, ndr), i soldati dell'IDF hanno deliberatamente sparato e disattivato le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione. Hanno anche deliberatamente sparato su UNP 1-32A a Ras Naqoura, dove si tenevano regolari incontri tripartiti prima dell'inizio del conflitto, danneggiando l'illuminazione e una stazione di trasmissione. Ricordiamo all'IDF e a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza e la protezione del personale e delle proprietà delle Nazioni Unite e di rispettare l'inviolabilità dei locali delle Nazioni Unite in ogni momento. I peacekeeper dell'UNIFIL sono presenti nel Libano meridionale per supportare un ritorno alla stabilità sotto mandato del Consiglio di sicurezza. Qualsiasi attacco deliberato ai peacekeeper è una grave violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza. Stiamo monitorando queste questioni con l'IDF».
Del contingente UNIFIL fanno parte anche mille soldati italiani e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un colloquio telefonico con il Comandante del Settore Ovest dell’UNIFIL, Generale Messina, per avere un aggiornamento sulla missione e sulla situazione. Poi, u in una nota ufficiale la presidenza del Consiglio ha rivelato che «Il Governo italiano ha formalmente protestato con le Autorità israeliane e ha ribadito con fermezza che quanto sta accadendo nei pressi della base del contingente UNIFIL non è ammissibile. Anche per questo, il Governo, attraverso il Ministro della Difesa, ha convocato l’Ambasciatore d’Israele in Italia. Il Presidente Meloni - che segue in maniera attenta gli sviluppi, in costante contatto con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto - ha espresso la forte vicinanza, sua personale e del Governo, ai nostri militari attualmente impegnati in Libano nell’ambito della missione ONU e di quella bilaterale MIBIL. Meloni ha ricordato che gli italiani continuano a prestare un’opera preziosa per la stabilizzazione dell’area, in aderenza al mandato delle Nazioni Unite. Il Governo, nel confermare il ruolo fondamentale di UNIFIL nel sud del Libano, continua a lavorare per la cessazione delle ostilità e alla de escalation della regione».
Anche il ministro della difesa Guido Crosetto ha emesso una nota nella quale evidenziava che «Già dalle prime ore di questa mattina ho contattato il Ministro della Difesa Israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale di UNIFILl è, per me e per il governo italiano, inaccettabile. Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil. Nell’ambito delle mie prerogative, oggi pomeriggio, ho convocato anche l’ambasciatore di Israele in Italia con cui ho fermamente protestato chiedendogli di rappresentare formalmente al Ministro della Difesa ed al Capo delle Forze Armate Israeliane che quanto sta accadendo nel Sud del Libano, verso il contingente, il quartier generale e, in particolare, verso le basi italiane di UNIFIL non è assolutamente ammissibile, oltre che in netto contrasto al Diritto Internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701. In merito agli incidenti presso le basi UNIFIL 1-31 e 1-32°, nessun militare italiano è stato coinvolto. Ieri, in serata, militari regolari dell’IDF avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31, il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A con il tiro di armi portatili. Stamattina, poi, alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone. La situazione è attualmente sotto controllo, il personale è in sicurezza. Tuttavia, questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati. Per tali motivi ho protestato con il mio omologo israeliano e con l’ambasciatore di Israele in Italia. Stamane ho trasmesso una comunicazione formale alle Nazioni Unite per ribadire l’inaccettabilità di quanto sta accadendo nel Sud del Libano e per assicurare la piena e costruttiva collaborazione dell'Italia a tutte le iniziative militari volte a favorire una de-escalation della situazione e il ripristino del diritto internazionale. La sicurezza dei militari italiani schierati in Libano rimane una priorità assoluta per il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che tengo costantemente informata e che segue l'evolversi della situazione con grande attenzione, per me e per tutto il Governo Italiano affinchè i Peacekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla Pace e alla stabilità del Libano e dell’intera regione».
Poi Crosetto ha convocato d’urgenza una conferenza stampa e ha detto che «Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra». Il ministro della difesa ha chiamato l’ambasciatore di Israele a Roma per avere chiarimenti che non sono arrivati: «Non era in grado di fornirne. Non si tratta di un errore o di incidente, abbiamo bisogno di spiegazioni formali e reali nel più breve tempo possibile».
A rispondere senza fare un passo indietro al Consiglio di sicurezza dell’Onu è stato invece l'ambasciatore israeliano Danny Danon che ha detto che «Il conflitto è iniziato con una decisione presa da Hassan Nasrallah per [il leader di Hezbollah assassinato da Israle] di collegarlo alla guerra tra Israele e Hamas. Nasrallah sapeva benissimo che avrebbe portato sofferenza al Libano e a Israele. Nonostante il mio avvertimento, il Consiglio ha scelto di non agire e il silenzio ci ha forzato la mano. Ora, mentre affrontiamo le conseguenze della decisione di Nasrallah, dobbiamo anche guardare avanti. Oggi, dobbiamo discutere del futuro del Libano, un Libano liberato dall'avidità di Hezbollah». Evidentemente il futuro del libano si decide attaccando l’Onu e le forze di pace e bombardando il centro di Beirut e i campi profughi e facendo esplodere cercapersone nei supermercati e tra la folla.
Danon ha addirittura esortato il rappresentante del Libano all’Onu a «Sedersi accanto a me, non al rappresentante iraniano» e si è rivolto rivolto al popolo libanese, affermando che «La terra del Libano è solo per i libanesi, non per gli iraniani». Strana concezione della sovranità per un Paese che ha occupato per anni il sud del Libano con una milizia fantoccio, che da decine di anni occupa i Territori Palestinesi e il Golan Siriano e che in Libano ha compiuto la strage di Sabra e Shatila e bombarda quando e come vuole.
Dopo aver fatto le condoglianze al popolo del Libano, l’ambasciatore dcell’Iran all’Onu, Amir Saeid Iravani, ha risposto a Danon definendo Israele «Il regime terroristico più noto al mondo» e ha condannato fermamente la «Continua complicità degli Stati Uniti e di alcuni stati occidentali nel consentire i crimini di guerra sistematici israeliani dopo un anno di guerra genocida a Gaza. il Consiglio di sicurezza ha l’obbligo morale e legale per intervenire e frenare l'aggressione di Israele. L'occupazione in corso deve finire e Israele deve attuare pienamente la risoluzione 1701»,
Tornando all’Italia, le opposizioni evidenziano le contraddizioni del governo di destra-centro che vede i crimini di guerra di Israele solo quando attaccano il contingente UNIFIL, mente l’attacco alla Palestina e al Libano finora era rimasto per il governo Meloni nell’ambito del diritto di Israele di difendersi, anche se con qualche “eccesso”.
Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana ha sottolineato che gli spari dell’esercito israeliano contro la missione UNIFIL sono «Un atto che, dopo la richiesta nei giorni scorsi da parte di Israele di far ritirare le truppe Ou, assume i tratti di un avvertimento. Forse ora Giorgia Meloni riuscirà a condannare Netanyahu e i suoi crimini. Quello che è certo è che il governo deve riferire subito in Parlamento su quanto accaduto, con una condanna netta e senza esitazioni. E’ necessario fermare immediatamente la criminale escalation del governo israeliano in Medio Oriente.
Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, ha detto che «Da quanto apprendiamo, la vocina flebile del Governo italiano ha partorito una "protesta formale" verso Israele dopo che il criminale governo di Netanyahu - che ha sterminato oltre 40mila civili palestinesi, donne e bambini a Gaza - ha sparato oggi anche sulle basi Unifil con i soldati italiani in Libano. Il Ministro Crosetto ha affermato che gli “atti ostili compiuti dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra” e che ci sono violazioni del diritto internazionale. In realtà il sistematico sterminio di persone innocenti e le plateali violazioni del diritto internazionale vanno avanti da un anno! Ma dove sono i patrioti? Meloni dove sei? E’ urgente convocare il Consiglio di sicurezza dell’Onu, considerato che i nostri militari sono in Libano sotto l’egida delle Nazioni Unite. Abbiamo già denunciato le nostre pusillanimi astensioni dopo la carneficina di Israele qualificandole come una vergogna nazionale, ora però ci aspettiamo una svolta risolutiva da parte del nostro Governo. Le parole non bastano più, servono atti concreti. Come avevamo già chiesto durante il massacro a Gaza, occorre disporre un embargo sulle armi a Israele, anche a livello europeo, tanto più che ora vengono usate contro i soldati italiani. Dobbiamo richiamare il nostro ambasciatore a Tel Aviv, chiedere all’Ue sanzioni economiche e commerciali. Serve fare ogni pressione possibile su Netanyahu perché fermi l’invasione del Libano, l’escalation con l’Iran, si arrivi a un cessate il fuoco a Gaza e alla fine delle occupazioni dei Territori palestinesi. Non rimaniamo ancora a guardare. Difendiamo la dignità della nostra bandiera, difendiamo i valori della nostra Costituzione».
Per la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein è «Inaccettabile l’attacco dell’esercito israeliano alle basi italiane e al quartier generale della Missione Unifil in Libano. Esprimiamo la più grande preoccupazione e vicinanza al nostro contingente italiano. Netanyahu si deve fermare, l’allargamento della guerra in Medio Oriente può avere conseguenze incalcolabili. Il Governo italiano riferisca con urgenza sull’accaduto e agisca in tutte le sedi europee e internazionali per il cessate il fuoco a Gaza e in Libano, per accertare le responsabilità di questi attacchi e fermarli, per garantire la protezione dei civili e la sicurezza della missione di pace, riaffermando la legalità internazionale e il ruolo e la funzione delle istituzioni multilaterali».