Golfo Persico in pericolo: cosa accadrebbe se le bombe di Israele colpissero siti petroliferi dell’Iran?
Mentre ancora cerchiamo di capire cos’è successo alla petroliera Sounion colpita dagli Houthi nel Mar Rosso – battente bandiera greca, a fine agosto scorso venne colpita e in parte incendiata da ordigni lanciati dai terroristi yemeniti – che sembra essere stata rimorchiata dal Supply Vessel Aigaion Pelagos in acque sicure, come è stato diffuso da molteplici fonti di stampa internazionale, un altro gravissimo imminente rischio per l’ambiente marino sembra stagliarsi cupo all’orizzonte: ci riferiamo ai siti che verrebbero bombardati da Israele in risposta all’attacco missilistico lanciato dall’Iran al territorio dello Stato ebraico pochi giorni fa.
Se uno dei terminal o raffinerie di petrolio disseminati lungo la costa dell’Iran venisse colpito dalle bombe israeliane, è facile ipotizzare che quantitativi ingenti di greggio dei depositi costieri andrebbero a riversarsi irrimediabilmente in mare, provocando un inquinamento marino di proporzioni spaventose e mai viste prima.
La cartina sopra riportata mostra chiaramente l’ubicazione dei siti sensibili che potrebbero essere target per la risposta militare che Israele, senza mezzi termini, ha minacciato di voler effettuare in tempi brevissimi.
E così, mentre tentiamo ancora di capire cosa sta accadendo realmente alla petroliera Sounion nel Mar Rosso che, ricordiamolo, contiene nella sua pancia circa 150.000 tonnellate di greggio, un’altra spaventosa fonte di inquinamento, dovuto ad azioni belliche, minaccia il Golfo Persico.
Nella follia generale che sta attraversando quest’epoca di conflitti in cui la parola diplomazia e negoziazione sembrano scomparse, riteniamo ricordare e ribadire che chi inquina i mari avvelena non soltanto le parti belligeranti ma l’umanità intera, e non solo per la generazione attuale ma anche quelle che, incolpevolmente, verranno dopo di noi per darci il cambio.