La crisi del debito sta soffocando l’Africa subsahariana
Il nuovo doppio rapporto “Domestic revenues, debt relief and development aid: Transformative pathways for ending AIDS by 2030 Eastern and Southern Africa | Western and Central Africa“ di UNAIDS denuncia che «Il crescente debito pubblico sta soffocando i Paesi dell'Africa subsahariana, lasciando loro poco margine fiscale per finanziare la salute e i servizi essenziali per l'HIV» e dimostra che «La crisi del debito sta mettendo a repentaglio i progressi compiuti per porre fine all'AIDS».
L'Africa subsahariana conta il numero più elevato di persone affette da HIV, con oltre 25,9 milioni di persone su 39,9 milioni che vivono con l'HIV a livello globale e dal 2010 la regione è riuscita a ridurre le nuove infezioni da HIV del 56% <, ma questo non sarà più possibile se lo spazio fiscale per le spese sanitarie pubbliche sarà limitato.
Il rapporto, pubblicato in vista della 79esima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, dimostra che «La combinazione di crescenti pagamenti del debito pubblico e tagli alla spesa stabiliti negli accordi del Fondo monetario internazionale nei prossimi 3 – 5 anni, se non affrontata, lascerà i Paesi pericolosamente a corto di risorse per finanziare le loro risposte all'HIV».
La direttrice esecutiva dell'UNAIDS, Winnie Byanyima, ha avvertito che «Quando i Paesi non riescono a prendersi cura in modo efficace delle esigenze sanitarie della loro popolazione a causa del pagamento del debito, la sicurezza sanitaria globale è messa a rischio. Il debito pubblico deve essere ridotto con urgenza e la mobilitazione delle risorse nazionali rafforzata per consentire allo spazio fiscale di finanziare completamente la risposta globale all'HIV e porre fine all'AIDS».
Il pagamento del debito supera il 50% delle entrate governative in Angola, Kenya, Malawi, Rwanda, Uganda e Zambia. Anche dopo le misure di riduzione del debito, tra il 2024 e il 2026 lo Zambia continuerà a pagare due terzi del suo bilancio per il servizio del debito.
Dal 2017 nell'Africa occidentale e centrale si è registrato un calo significativo nella spesa per la risposta all'HIV che è passata dallo 0,3% del PIL nel 2017 a solo lo 0,12% nel 2022. UNAIDS sottolinea che «L'Africa occidentale e centrale dovrà mobilitare 4,18 miliardi di dollari per finanziare completamente la risposta all'HIV nel 2024. Questa cifra salirà a 7,9 miliardi di dollari entro il 2030, a meno che non vengano intensificati gli sforzi oggi per fermare le nuove infezioni da HIV.
Sebbene nei Paesi a basso e medio reddito nel 2022 fossero disponibili 20,8 miliardi di dollari per la risposta all'HIV attraverso fonti nazionali e internazionali, questo finanziamento non è stato sufficiente a finanziare la risposta all'HIV. Ad esempio, nel 2022 l'Africa occidentale e centrale ha avuto un deficit di finanziamento del 32%.
Solo nel 2024, l'Africa orientale e meridionale dovrà mobilitare quasi 12 miliardi di dollari per finanziare completamente la risposta all'HIV. A meno che non si riducano le nuove infezioni da HIV, questa cifra salirà a circa 17 miliardi di dollari entro il 2030.
IL rapporto UNAIDS sottolinea che «Per consentire una maggiore mobilitazione delle risorse interne affinché i Paesi rispondano in modo efficace alle loro pandemie, i Paesi dell'Africa subsahariana dovranno rafforzare i loro sistemi fiscali, inclusa la chiusura delle esenzioni fiscali che attualmente costano ai Paesi una media del 2,6% del PIL in entrate perse in tutta la regione. Anche i donatori devono aumentare l'assistenza finanziaria per la salute e la risposta all'HIV da qui al 2030, mentre i creditori dovrebbero offrire una riduzione del debito ai Paesi fortemente indebitati per alleggerire il peso».
La Byanyima ha concluso: «I leader mondiali non possono permettere che una crisi delle risorse ostacoli il progresso globale per porre fine all'AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030».