Mar Rosso, dalla crisi della petroliera Sounion una lezione per l’Occidente
Il rimorchio della petroliera MV Sounion battente bandiera ellenica, iniziato lunedì scorso nel Mar Rosso – come hanno riferito le autorità greche – ha sollevato preoccupazioni per l'ambiente marino e la sicurezza marittima in generale. Le tensioni geopolitiche esacerbate dalla crisi in atto in quell’area evidenziano l'urgente necessità di una vera cooperazione internazionale, allo scopo di prevenire simili disastri nel prossimo futuro.
Le operazioni di rimorchio si stanno svolgendo sotto la supervisione della missione navale dell'Unione Europea, denominata “Aspides”, a guida italiana e sono dichiaratamente complesse (com’è intuitivo immaginare) e richiedono un attento e condiviso coordinamento tra diversi attori. Le autorità militari greche riferiscono che il rimorchio sta procedendo lentamente e si sono già verificate notevoli interruzioni. La stessa fonte militare ellenica fa sapere che il convoglio in questione, composto dal rimorchiante, il Supply Vessel Aigenion Pelagos e il rimorchiato (M/V Sounion), è attualmente diretto a nord, ma la destinazione finale non è stata ancora resa nota: "Quando raggiungerà un ormeggio sicuro, si cercherà di estinguere l'incendio e si prenderanno misure per evitare che il carico fuoriesca", ha detto un ufficiale della Guardia Costiera greca.
Appare fin troppo evidente che questa situazione mette in evidenza incertezze di come e quando procedere in una regione già di per sé molto instabile. Ripetiamo, ancora una volta, che se la petroliera con a bordo 150.000 tonnellate di greggio dovesse rompersi o esplodere, le conseguenze sarebbero catastrofiche per tutto l'ecosistema marino di quell’area.
Le immagini aeree pubblicate in rete da parte della missione navale mostrano la petroliera che emette ancora fumo, segno evidente che le fiamme a bordo non si sono ancora estinte e che l'incendio non è ancora sotto controllo. L'operazione di rimorchio viene supportata da unità militari e da elicotteri nonché squadre di forze speciali.
Il caso occorso alla MV Sounion evidenzia in tutta la sua drammaticità che la necessità di una maggiore cooperazione internazionale, per affrontare le nuove e difficili sfide che si riverberano sulla sicurezza marittima nell’accezione più ampia, devono costituire motivo di seria preoccupazione ed approfondimento sia nelle sedi diplomatiche cui compete approfondire questi aspetti sia nelle sedi, aggiungiamo noi, cui competono le scelte operative che devono essere sviluppate autonomamente e poi essere appoggiate e sostenute dallo scudo militare.
I recenti accadimenti del Mar Rosso stanno mettendo in risalto l’enorme importanza di una risposta coordinata per far fronte alle crescenti minacce, che si stanno ripetendo in questi mesi in acque internazionali, dove il transito inoffensivo di qualsiasi nave dovrebbe essere garantito a tutti, come peraltro stabilisce la Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay del 1982; il rischio di una catastrofe ambientale causato dall’affondamento o dall’esplosione di unità come la Sounion, che trasportano enormi quantità di carico inquinante, richiedono un’attenta e mirata pianificazione di tutte le capacità anti marine pollution di cui l’Occidente dispone e può dispiegare nei casi di reale crisi. La posta in gioco è troppa alta e ci riguarda tutti da vicino.