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Perché le piramidi d’Egitto sono dove sono? Lo spiega l'Ingv

Recenti studi rivelano l’esistenza di un antico ramo del Nilo spiegando anche l’enigmatico allineamento delle piramidi egiziane
 |  Approfondimenti

Guardando la mappa dell’Egitto e la posizione geografica delle piramidi viene spontaneo domandarsi come mai la più alta concentrazione di piramidi si trovi in un tratto di deserto tra Giza e il villaggio di Lisht, in quella che oggi è una stretta e inospitale striscia di deserto, a molti chilometri dal fiume Nilo. Un’intera fila di piramidi allineate nel deserto.

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Strutture monumentali, come piramidi e templi dovrebbero, seguendo la logica, essere costruite vicino ad un corso d’acqua per facilitare il trasporto dei materiali da costruzione e della manodopera. 

Per questo motivo gli egittologi ipotizzavano già da tempo che un antico ramo del fiume Nilo potesse scorrere più vicino alle piramidi di quanto non lo sia oggi. Fino ad ora erano stati condotti studi confinati in piccoli siti, che hanno portato alla mappatura  di sezioni frammentate degli antichi sistemi di canali del Nilo. Ma un antico ramo del Nilo non era mai stato mappato. 

La risposta, finalmente, è arrivata da un lavoro coordinato da Eman Ghoneim, geomorfologa dell’Università della Carolina del Nord, USA, basato su tecniche utilizzate in geofisica per studiare i terremoti, i vulcani e altri fenomeni naturali. 

Il gruppo internazionale ha utilizzato tecniche di diversa natura e con un lungo lavoro di analisi e grandi sforzi di molti professionisti del settore, ha raggiunto questo importante risultato. Ma per comprendere i risultati di questa significativa scoperta è necessario rivedere la storia di quest’area e ricordare anche che l’uomo è sempre stato influenzato dai cambiamenti ambientali e dalla disponibilità di cibo e a questo si è sempre adattato. 

L’Egitto durante l’Olocene 

Il paesaggio della valle settentrionale del Nilo è stato soggetto a numerosi cambiamenti ambientali e idrogeologici avvenuti negli ultimi millenni. All’inizio dell’Olocene (circa 12.000 anni fa) il Sahara del Nord Africa era un ambiente simile alla savana, con grandi sistemi fluviali e bacini lacustri. 

Sulla base dell’interpretazione del materiale archeologico e dei reperti pollinici, il periodo noto come Periodo Umido Africano (ca. 14.500-5.000 anni fa) fu il periodo umido più significativo e persistente dell’Olocene nella regione del Sahara orientale, con un tasso annuo di precipitazioni molto alto.

Le condizioni di questa parte del Sahara, dunque, fornivano un habitat adatto per la vita dell’uomo e della fauna selvatica. Al contrario, la Valle del Nilo era inospitale a causa dei livelli fluviali costantemente più alti e un ambiente paludoso e malsano. Gli insediamenti umani erano concentrati dunque più ad ovest rispetto ad oggi, in luoghi che fornivano un rifugio dalle acque alte del fiume.

Durante questo periodo il Nilo aveva diversi canali secondari che si diramavano attraverso la pianura alluvionale. 

L’Egitto nel Tardo Olocene 

Con la fine di questo periodo umido (circa 5500 anni fa), le precipitazioni diminuirono notevolmente e la fase umida della regione giunse gradualmente al termine. Il Sahara diventò arido e gli insediamenti umani si spostarono a est verso la valle del Nilo stabilendosi lungo il bordo della sua pianura alluvionale. Questo fu l’inizio del Periodo dell’Antico Regno (circa 2686 a.C.) e il tempo in cui i primi complessi di piramidi furono costruiti al margine della pianura alluvionale. Durante questo periodo la portata del Nilo era ancora notevolmente superiore al suo livello attuale. Questo consentiva di avere molte diramazioni del fiume che serpeggiavano attraverso la pianura. 

Col passare del tempo, però, il corso principale del Nilo migrò lateralmente verso est e i suoi rami periferici si insabbiarono, lasciando molti antichi siti egiziani distanti dal corso attuale del fiume.

La migrazione del fiume Nilo verso est potrebbe essere legata a diversi fattori. L’inclinazione del delta del Nilo e della pianura alluvionale del basso Egitto, causata da attività tettonica, ha fatto sì che il fiume scorresse più rapidamente verso est. Inoltre, la deposizione di sabbia trasportata dal vento dall’altopiano del deserto occidentale ha contribuito all’insabbiamento delle rive del fiume, specialmente quando il flusso d’acqua era basso.

Tuttavia, fino ad oggi non era ancora chiaro dove esattamente gli antichi corsi del Nilo fossero situati e se avessero un unico o più rami in ​​passato contemporaneamente attivi. 

I risultati delle indagini scientifiche

Attualmente, gran parte della superficie originaria dell’antica pianura alluvionale del Nilo è utilizzata per l’agricoltura e coperta da ampi strati di limo e sabbia. Per questo motivo le immagini da satellite, utilizzate in altri studi prima del lavoro coordinato da Eman Ghoneim, non avevano evidenziato alcuna espressione topografica di queste antiche diramazioni. Le ricerche sul campo dei resti nascosti degli ex rami del Nilo non avevano fino ad ora portato risultati decisivi. 

Quest’ultimo studio è invece riuscito finalmente a fornire la prova dell’esistenza di un ramo del Nilo confinante con 31 piramidi risalenti all’Antico Regno (2686-1649 a.C.) e che abbraccia numerose dinastie. Questo ramo estinto, oggi nascosto dai campi coltivati ​​della pianura alluvionale, è stato denominato, Ramo Ahramat che in arabo significa “ramo delle Piramidi”.

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Il Ramo Ahramat si trova tra 2.5 e 10.3 km a ovest dell’attuale fiume Nilo. Ha una lunghezza di circa 64 km e una larghezza tra 200 e 700 m, simile alla larghezza del Nilo oggi. Le dimensioni, la lunghezza e la sua vicinanza a tutte le piramidi nell’area di studio rivelano un corso d’acqua funzionale di grande importanza. Inoltre, gli autori del lavoro hanno anche scoperto l’esistenza di strade rialzate che, partendo dalle piramidi, terminavano sulle sponde del ramo Ahramat. Questo suggerisce che il fiume doveva essere navigabile e probabilmente veniva anche utilizzato per il trasporto di materiali da costruzione.

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Le tecniche di indagine

Il successo di questo lavoro è legato ai dati utilizzati che provengono da tecniche di indagini geofisiche differenti, incrociate per ottenere risultati che mai prima erano stati raggiunti. Le tecniche utilizzate sono il telerilevamento SAR (Radar ad Apertura Sintetica) dal satellite Sentinel-1, dell’Agenzia Spaziale Europea,  mappe storicheindagini geofisiche e il carotaggio dei sedimenti, integrati da risorse archeologiche. Sono state utilizzate diverse tecniche di  indagini geofisiche come il georadar. L’indagine si è svolta lungo un profilo della lunghezza di 1.2 km, già individuato dalle immagini satellitari. I risultati hanno confermato l’esistenza di un canale fluviale nascosto che giace a 1-1.5 m sotto la pianura alluvionale coltivata del Nilo. La posizione e la forma di questo canale fluviale corrispondono in modo eccellente a quelle derivate dalle immagini satellitari per il ramo di Ahramat. Sono stati effettuati  anche due carotaggi per lo studio  dei campioni di sedimenti, profondi 13 e 20 metri sulle rive destra e sinistra del Ramo Ahramat. L’analisi di questi materiali, trovati a diverse profondità, ha mostrato fango sabbioso con ghiaia e inclusioni di materiale artigianale. Una conferma del fatto che il canale era un antico letto fluviale. 

L’importanza archeologica di questi risultati

L’individuazione di questo ramo estinto del Nilo offre finalmente una risposta scientifica ad un enigma che ha a lungo intrigato gli archeologi: il motivo  dell’allineamento delle piramidi in una posizione geografica così lontana dal Nilo attuale. Ma c’è di più. L’impiego della tecnica di telerilevamento SAR, comunemente utilizzata in geofisica per studiare i terremoti, i vulcani e altri fenomeni naturali, apre nuove possibilità nel campo dell’archeologia, per individuare antichi insediamenti ancora sconosciuti,  prevenendo così la loro perdita per l’incessante e crescente urbanizzazione in ogni angolo del nostro pianeta.

di Ingrid Hunstad, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv)

Redazione Greenreport

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