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La guerra dimenticata della Siria continua: a Deir-ez-Zor mancano acqua, carburante ed elettricità

L’esercito di Assad attacca i kurdi e i loro alleati di sinistra delle Syrian Democratic Forces
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L' United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) ha espresso profonda preoccupazione per l'impatto che l'escalation delle ostilità a Deir-ez-Zor, nella Siria orientale, avrà sui civili e sulle infrastrutture su cui fanno affidamento.

Secondo quanto riferito dall’OCHA, «Negli ultimi giorni almeno 20 civili sono stati uccisi e altri 15 sono rimasti feriti. Diverse strutture civili sono state danneggiate o colpite, tra cui stazioni idriche e un centro per i mezzi di sussistenza rurali sostenuto dalle Nazioni Unite. Gli scontri hanno causato anche interruzioni di corrente elettrica che hanno danneggiato ospedali e stazioni idriche.Tutti gli attraversamenti lungo il fiume Eufrate a Deir-ez-Zor sono stati chiusi. Gli abitanti di Deir-ez-Zor continuano a subire gravi carenze di acqua e carburante, un accesso molto limitato alle strutture sanitarie e insicurezza alimentare».

Le Syrian Democratic Forces / Hêzên Sûriya Demokratîk (SDF - a guida Kurda e alle quali partecipano anche milizie arabe di sinistra e di altre etnie),  hanno confermato  un nuovo attacco dell’esercito governativo di Damasco e dalle milizie alleate di Difa al-Watanî, nelle campagne orientali di Deir ez-Zor, l’ultimo di una serie di scontri armati tra esercito di Assad e forze filo-Kurde che continuano a scuotere questa regione strategica del nord-est della Siria.

Secondo una dichiarazione rilasciata giovedì dalle SDF, «Le forze di Damasco e le milizie affiliate hanno lanciato la loro offensiva la notte precedente (Il 7 agosto, ndr) . L'assalto, iniziato intorno alle 2 del mattino, ha preso di mira diverse località, tra cui Zîba, Şihêl, Teyana, Dernic, Ebû Herdûb, Ebû Hemam, Letwa, Geranîc e Besîra, tutte situate nella campagna orientale del cantone di Deir ez-Zor. I combattimenti sono stati particolarmente intensi vicino a questi villaggi e città, dove i consigli militari locali di Deir ez-Zor e Hajîn hanno opposto  una feroce resistenza».

Inoltre, le SDF hanno inoltre riferito che «Gli aggressori hanno appiccato il fuoco a una stazione di pompaggio dell'acqua nella zona, mettendola fuori servizio, peggiorando così la situazione umanitaria nella zona. Dopo quattro ore di scontri, le FDS sono riuscite a respingere l'attacco. 8 aggressori sono stati uccisi e altri 16 feriti, costringendo i sopravvissuti alla ritirata.

L'Onu  invita tutte le parti in conflitto a rispettare il diritto internazionale umanitario, prestando costantemente attenzione a risparmiare civili e obiettivi civili nel corso delle operazioni militari. 

L'ultima escalation della infinita ed ormai dimenticata guerra siriana ha provocato un ulteriore acuirsi della drammatica crisi umanitaria: oltre 16 milioni di persone  necessitano di assistenza e i finanziamenti previsti e promessi per aiutare i profughi interni e all’ester, 4 miliardi di dollari del Piano di risposta umanitaria,  quest'anno sono stati d<finanziati solo per il 24%, ovvero 962 milioni di dollari.

Mentre continuiamo a chiedere politiche restrittive contro i migranti, non facciamo praticamente niente per impedire che la Siria continui ad essere una fabbrica di profughi che fuggono da una guerra della quale ormai si sono perse le ragioni e che vede però l’Occidente impantanato ancora una volta in scelte geopolitiche che si sono rivelate sbagliate e che hanno causato ulteriore caos, sangue e ingiustizia. Bashir al Assad è ancora al potere, i Kurdi sono stati usati, traditi e abbandonati e ora ancora una sotto attacco dei Turchi e dei loro alleati Jihadisti che occupano un pezzo di Siria nord-occidentale e dell’esercito di Assad che cerca di riconquistare il resto del Paese e i giacimenti petroliferi e l’accesso all’acqua. Intanto, lo Stato Islamico/Daesh, dato troppo presto per morto, è risorto e si sta riorganizzando e riarmando, dentro e fuori la Siria.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.