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L’Istat: italiani diffidenti sull’acqua del rubinetto e 4 famiglie su 10 giudicano elevati i costi

In occasione della Giornata mondiale di domani, l’Istituto di statistica ha pubblicato una serie di approfondimenti ad hoc sulla risorsa idrica
 |  Acqua

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra domani, l’Istat ha pubblicato una serie di approfondimenti dedicati alla risorsa idrica. Dalle analisi emergono diverse criticità e anche numerosi nodi da sciogliere, riguardo la gestione di questo bene fondamentale. 

Tanto per cominciare, dai rilevamenti effettuati dall’Istituto nazionale di statistica viene fuori che quasi un terzo degli italiani hanno poca fiducia nell’acqua che esce dal rubinetto di casa. Nel 2024, le famiglie che hanno dichiarato di non fidarsi di bere l’acqua corrente sono infatti state il 28,7%. Secondo quanto evidenziato dalle Statistiche sull’acqua per il periodo 2020-2024, il dato è stabile rispetto al 2023, pur nel contesto di una progressiva riduzione delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (erano infatti il 40,1% nel 2002). A tal riguardo permangono notevoli differenze sul piano territoriale, passando dal 18,4% nel Nord-est al 49,5% nelle Isole, ha riscontrato l’Istat. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (50,0%), in Sardegna (48,2%) e in Calabria (39,9%).
    Contrariamente a ciò, la popolazione che risiede nei Comuni del centro, dell’area metropolitana o in Comuni piccolissimi (sotto i 2mila abitanti) manifesta meno sfiducia nel bere l’acqua del rubinetto (rispettivamente 25,2% e 26,0%).
    Tra l’altro, sempre nel 2024, il 76,2% delle famiglie valuta molto o abbastanza soddisfacente la qualità dell’acqua in termini di «odore, sapore e limpidezza» (era l’86,4% nel 2023). Le famiglie insoddisfatte sono il 23,8% del totale nazionale, ma la quota è sensibilmente più alta in Sicilia (37,2%), Calabria (34,4%) e Sardegna (33,9%).

Nel 2024, la quota di persone di 11 anni e più che ha consumato almeno mezzo litro di acqua minerale al giorno è pari all'82,6%, e risulta sostanzialmente invariata nell'ultimo triennio, ha rilevato l’Istat. Il consumo di acqua minerale è maggiore nel Nord-ovest (87,2%) e nelle Isole (84,8%), e minore nel Sud (76,0 %).

Un altro dato che emerge dagli approfondimenti effettuati dall’Istat è che oltre la metà delle famiglie (53,7%) considera adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua ma ben il 39,8% li giudica elevati. Alti livelli di insoddisfazione per l’entità della spesa si rilevano nelle Isole (55,2%), nel Sud (45,6%) e nel Centro (42,0%); più contenuti nel Nord-ovest (34,2%) e nel Nord-est (29,4%).

Le maggiori lamentele per irregolarità nell’erogazione dell’acqua sono nelle regioni del Mezzogiorono: l’8,7% delle famiglie ha dichiarato nel 2024 di aver riscontrato irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle abitazioni, una quota invariata rispetto al 2023. Il disservizio investe, pur in percentuali molto diverse, tutte le Regioni e interessa circa 2 milioni 300mila famiglie. Di queste, oltre due terzi sono residenti appunto al Sud (1,6 milioni di famiglie): Calabria e Sicilia (rispettivamente con il 29,9% e il 29,2% delle famiglie) risultano le Regioni più esposte ai problemi di erogazione dell’acqua nelle abitazioni. Diametralmente opposta la situazione nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, dove appena il 3,1% e il 3,5% delle famiglie, rispettivamente, denuncia un servizio di erogazione irregolare, mentre nel Centro lamenta il problema circa il 6% delle famiglie. Solo il 3,6% delle famiglie che vivono in Comuni con più di 50mila abitanti manifesta disagi relativi alla irregolarità dell’erogazione dell’acqua.

In alcune Regioni è ancora frammentata la gestione dei servizi idrici, spiega l’Istat. Il dato sul 2022 dice che i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, di cui 1.738 in economia (82,4%), ovvero Comuni ed enti locali, e 372 gestori specializzati (17,6%). Questi enti hanno svolto nel 2022 almeno uno dei seguenti servizi idrici pubblici: prelievo di acqua per uso potabile, distribuzione, fognatura, depurazione delle acque reflue urbane. In particolare, quattro enti su 10 si sono occupati dell’intera filiera, dal prelievo alla depurazione. La frammentazione c’è soprattutto in Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e Trento. Nel triennio 2022-2024 sono però emersi importanti segnali di integrazione gestionale, osserva l’Istat.

Redazione Greenreport

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