
Siccità, la Toscana è ufficialmente in crisi idrica: firmato lo stato di emergenza regionale

Con circa il 90% del territorio in condizione di siccità, il presidente della Regione Toscana ha firmato oggi lo stato di emergenza regionale per la crisi idrica in corso.
«Non si poteva attendere oltre – spiega Eugenio Giani – troppa la preoccupazione causata da siccità e alte temperature, con effetti sempre più pesanti sulle riserve idropotabili e sulle attività agricole e di acquacoltura. Certo, non tutto il territorio è colpito allo stesso modo e questo perché siamo una delle Regioni che in passato ha realizzato più invasi e laghetti e sottolineo ancora una volta l’importanza del lago di Bilancino, intervento realizzato anche con risorse regionali e che è in grado di assicurare acqua ad una vasta area che insiste sulla valle dell’Arno. Le zone più problematiche sono la valle del Serchio, la Maremma, le colline del Chianti, il litorale tra Pisa e Livorno e la laguna di Orbetello».
Per coordinare gli interventi il presidente ha convocato per venerdì la cabina di regia, ovvero la sede in cui i rappresentanti degli enti e dei soggetti presenti – oltre alla strutture tecniche della Regione, l’Autorità idrica, l’Eaut, le Autorità di bacino, le Asl, enti locali – definiranno puntualmente il quadro delle criticità e avvieranno il confronto sugli interventi necessari per fronteggiarle.
«Ci mettiamo subito al lavoro per predisporre i progetti su cui richiederemo le risorse al Governo e incontreremo le organizzazioni di categoria dell’agricoltura, proprio per calibrare gli interventi da assumere. Tra le nostre priorità anche una legge che semplifichi la realizzazione di invasi a laghetti, modificando opportunamente la legislazione attualmente in vigore in Toscana», conclude Giani.
Nel merito, già nei giorni scorsi si è tenuta una prima riunione di coordinamento sul tema che ha visto al tavolo la Regione Toscana, Anbi Toscana con i sei Consorzi di bonifica, l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale e le associazioni agricole. L’obbiettivo è stato avviare una collaborazione che porti all’apertura di un tavolo per trovare risposte alla carenza di risorsa idrica, favorendo la costruzione di nuovi invasi e la loro gestione.
«Avviare un percorso di collaborazione insieme alla Regione e all’Autorità di bacino è un passaggio importante per dare risposta al nostro territorio che da qualche anno a questa parte soffre a causa della siccità – commenta Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana – La costruzione di nuovi invasi, accanto a una gestione oculata di quelli esistenti, è al momento l’unica soluzione possibile per il problema: in autunno e in inverno, stagioni piovose, i bacini possono essere infatti utilizzati per trattenere l’acqua togliendola dai fiumi e contribuendo a limitare il rischio di piene. Acqua che in estate può essere riversata nei fiumi in secca o utilizzata per l’irrigazione, dando così una risposta importante al nostro sistema agricolo in difficoltà».
«Di fronte alla tropicalizzazione del clima è necessario organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà come quelli che stiamo vivendo con sempre più frequenza. Per questo – conferma Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana. Allo stato attuale le imprese agricole rischiano, hanno già perso o compromesso, il 30% dei raccolti”. Con invasi e laghetti diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con l’ambiente, è possibile salvare e recuperare fino al 50% dell’acqua piovana che oggi va dispersa. L’ostacolo principale al piano da noi sostenuto non sono le risorse, ma la burocrazia che scoraggia gli investimenti privati e rallenta la realizzazione delle opere pubbliche. L’agricoltura ne ha bisogno ora, non tra dieci anni. Gli effetti dei cambiamenti climatici impongono una forte accelerazione sulla realizzazione di queste strutture e da parte delle aziende nel mettere in atto tutte le misure per un’agricoltura sempre più intelligente nel consumo mirato delle risorse idriche. Serve una legge speciale sul modello del Ponte Morandi di Genova per accelerare gli iter e dotare la regione ed il paese delle infrastrutture necessarie per affrontare i cambiamenti climatici».
