
Bolivia: dichiarato lo stato di emergenza per siccità. Le bufale cinesi sui social network

Dopo che l’Empresa pública social de agua y saneamiento (Epsas) ha deciso di attuare nella capitale La Paz il piano di razionamento dell’acqua potabile e di estenderlo a tutte le zone della città e ad El Alto, il governo della Bolivia ha dichiarato l’“emergencia nacional” per la siccità che colpisce diversi dipartimenti e ha deciso di formare squadre di lavoro per far fronte alla crisi idrica. Il presidente socialista boliviano, Evo Morales, a conclusione di una riunione di emergenza del governo, ha chiesto al suo popolo di «Essere preparati al peggio» e ha annunciato azioni immediate per raggiungere le regioni più colpite.
Come spiega La Razón, la dichiarazione di emergenza nazionale è contenuta nel decreto supremo 2987, che ne suo primo articolo recita: «Il presente decreto supremo ha per oggetto quello di dichiarare la situazione di emergenza nazionale dovuta alla presenza di siccità e deficit idrico in diverse regioni del territorio nazionale, provocate da fenomeni climatici avversi».
Secondo Morales con questa normativa, municipalità governatorati e lo stesso governo nazionale «Hanno l’obbligo di mobilitare risorse economiche per rispettare un diritto umano, che è l’acqua». La situazone è così grave che Il presidente boliviano ha anche annunciato di aver deciso di sospendere la sua agenda di lavoro «per dedicarsi esclusivamente ad affrontare questo problema» e ha aggiunto che la sua principale squadra di collaboratori avrebbe iniziato fin da ieri dei controlli alle principali dighe per verificare la reale situazione delle riserve d’acqua.
Morales vede profilarsi il fantasma della penuria idrica che è stata una delle cause del peggioramento della situazione politica in Venezuela che, insieme agli errori commessi dal regime bolivarista/chavista di Maduro, ha portato il Paese alle soglie di una guerra civile. Per questo “Evo” ha chiesto ai boliviani di risparmiare e utilizzare meglio l’acqua e li ha avvertiti che «Il problema non potrà essere risolto a breve» e di prepararsi al peggio.
Già dall’8 novembre l’Epsas aveva cominciato ad applicare il piano di razionamento dell’acqua distribuendola per 12 ore ogni 60 ore di interruzione in 94 barrios di La Paz, indicazioni che, secondo La Razón, in molti casi non sono state rispettate, innescando le denunce dei cittadini che ora sono costretti a fare lunghe code per l’acqua nei barrios colpiti, aspettando i pochi camion cisterna disponibili nella capitale boliviana.
Il 20 novembre, il nuovo direttore dell’Epsas, Humberto Claure, ha annunciato sui mnedia statali che dal 21 novembre il razionamento di sarebbe esteso a 72 ore di chiusura dei rubinetti e a solo 3 ore di rifornimento, aggiungendo ai barrios di La Paz anche quelli di El Alto. La Razón scrive che «Ai tre gruppi di distribuzione che sono stati formati nei 94 barrios inizialmente colpiti, se ne somma un quarto, che va dalla Ceja di El Alto, passando fino a molto vicino all’avenida Buenos Aires, con le zone di La Portada, Tacagua, Munaypata e circostanti. Quindi, da oggi i residenti riceveranno l’acqua dalle 06:00 alle 21:00. Nel caso di El Alto, dove sono state identificate due zione, Claure ha spiegato che nella zona A, nella parte nord della città, “I distretti 5 e 6 e la parte alta del 7 e 14 avranno acqua (per due giorni) dalle 05:00 alle 12:00, con buona pressione».
Ma la mancanza di acqua a La Paz va a sommarsi a un altro problema: i cumuli di spazzatura nelle strade e, nella notte del 21 novembre, centinaia di cittadini della zona sud della capitale boliviana si sono riuniti nel barrio di San Miguel da dove hanno marciato fino all’ambasciata cinese, protestando per la mancanza d’acqua nelle loro case. La protesta si è estesa anche all’accumulo dei rifiuti e ha coinvolto la mancata attuazione del programma di rifornimento idrico in diverse zone, specialmente nel settore di Los Pinos. Ma la manifestazione è stato presto e bruscamente dispersa dall’intervento della polizia.
E’ dovuto intervenire Morales in persona con una conferenza stampa per assicurare che nessuna impresa o cooperativa mineraria cinese sta deviando l’acqua destinata alla diga di Hampaturi, ea La Paz, per le sue attività. La voce si era cominciata a diffondere viralmente sui social network e Morales ha avvertito: «Alcuni media a qualche amico stanno esagerando e politicizzando questo tema. Non c’è nessuna impresa cinese in tutta questa regione. Ho chiesto se qualche cooperativa mineraria stesse danneggiando La Paz e non c’è nessuna cooperativa che sta pregiudicando l’afflusso dell’acqua dai centri minerari a La Paz».
Morales ha sfidato i media e i politici dell’opposizione: «Se hanno informazioni precise a questo riguardo le presentino al governo. Che dicano dove è, voglio vederlo».
Anche il viceministro per il coordinamento dei movimenti sociali, Alfredo Rada, ha detto che «La diffusione di messaggi come questi sul problema dell’acqua cercano di allarmare la popolazione, per questo chiedo di avere cautela». Claure ha negato decisamente che una compagnia mineraria cinese «operi e usi l’acqua della diga di Hampaturi. Le affermazioni false che stanno indicando che un’impressa mineraria, della quale sarebbe socio il presidente [Morales], e che sarebbe la causa che la città è rimasta senza acqua perché stiamo dando acqua a questa impresa mineraria, è m una menzogna che dimostra intenzionalità».
Il direttore dell’Epsas ha chiarito che «Le fotografie copiate da Google Earth che circolano sui social network corrispondono alla costruzione della nuova diga Hampaturi Alto e non alla supposta impresa mineraria cinese. La costruzione della diga di Hampaturi Alto, che terminerà a giugno dell’anno prossimo, punta a risolvere il troppo pieno dell’acqua del bacino, tenendo conto che nell’area ci sono solo piccoli bacini e che l’acqua si disperde ogni anno. Questa diga ci permetterà di duplicare il rifornimento, ora abbiamo due dighe in questo bacino Juancota e Hampaturi Bajo, che immagazzinano 7 milioni di metri cubi, ora avremo 6 milioni di metri cubi in più».
Claure ha chiesto alla popolazione di «non allarmarsi per questo tipo di informazioni false perché l’unica cosa che cercano di fare è causare più disagi».
La fantomatica miniera cinese opererebbe nel Nevado del Illimani nei dintorni della diga di Hampaturi e Morales ha ricordato che «Già in passato si son registrate denunce su supposte piste di atterraggio per il narcotraffico, l’esistenza di truppe e armi straniere, però quando abbiamo messo a disposizione un elicottero per andare a vedere, nessuno ne ha mai più parlato». Morales ha ribadito che «Non esistono imprese minerarie, tantomeno cinesi, che operano nel Nevado Illimani o nei dintorni della diga di Hampaturi».
Il ministro delle miniere, César Navarro, ha informato che «E’ stata realizzata l’ispezione del vertice nord del Nevado Illimani, dove si è potuto verificare che esiste un accampamento minerario abbandonato, cos’ come alcune gallerie, che sono inattive da 30 anni. Una situazione simile è stata osservata ad Hampaturi, dove la miniera La Solución aveva già cessato le attività su decisione delle autorità».
Insomma, una bufala mediatica ben congegnata per sfruttare l’esasperazione dei cittadini per la mancanza d’acqua e la situazione dei rifiuti, una guerra mediatica nella quale la destra latinoamericana è diventata sempre più esperta, scaltra e spregiudicata, per cercare di colpire i governi socialisti, seminando malcontento e menzogne.
