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Acqua, pubblicati i criteri di valutazione del costo ambientale e quello della risorsa

 |  Acqua

Sono arrivati i criteri di valutazione del costo ambientale e del costo della risorsa "acqua", coerentemente con quanto previsto dalla direttiva quadro sulle acque. Con decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di ieri, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha approvato le linee guida per la definizione del costo ambientale e del costo della risorsa per i vari settori d'impiego dell'acqua e la proposta metodologica per la rendicontazione (reporting) degli aspetti economici.

Lo scopo del nuovo documento è quello di fornire un riferimento tecnico per le Amministrazioni competenti al fine di effettuare la ricognizione dei costi ambientali e dei costi della risorsa già internalizzati negli esistenti strumenti di recupero dei costi e di effetuare l’identificazione di quelli da internalizzare e di  quelli residui.

I costi ambientali sono i costi legati ai danni che l’utilizzo delle risorse idriche causa all’ambiente, agli ecosistemi o ad altri utilizzatori. Sono anche quei costi legati alle alterazioni e riduzioni della funzionalità del sistema acquatico o al degrado della risorsa sia per le eccessive quantità adottate sia per la minore qualità dell’acqua, tali da danneggiare gli usi dei corpi idrici o il benessere derivante dal valore assegnato al non uso di una certa risorsa.

Quindi il costo ambientale è qualsiasi spesa, intervento o obbligo per il ripristino, la riduzione o il contenimento del danno. Il tutto per raggiungere gli obiettivi di qualità delle acque previsti nei piani di gestione, imputabili direttamente al soggetto che utilizza la risorsa.

I costi della risorsa, invece, sono i costi delle mancate opportunità imposte ad altri utenti in conseguenza dello sfruttamento intensivo al di là del livello di ripristino e di ricambio naturale della risorsa tenendo conto di una serie di fattori. Ossia della disponibilità idrica spazio-temporale, dei fabbisogni attuali e futuri, della riproducibilità della risorsa e della qualità della stessa, dei vincoli di destinazione e degli effetti economici, sociali e ambientali prodotti dall’utilizzo della risorsa, la qualità della stessa e la rinuncia ai benefici dell’uso alternativo rispetto a quello scelto.

Il costo della risorsa esiste, dunque, solo se l’alternativa d’uso dell’acqua genera un valore economico maggiore rispetto all’uso corrente dell’acqua ed è determinato dallo spaziamento che gli usi attuali determinano in rapporto a due fattori: domanda inevasa e maggiore valore aggiunto e valori presuntivamente utili al raggiungimento degli obiettivi di qualità.

E’ su tali costi insieme a quello finanziario - ossia quello legato alla fornitura e alla gestione degli usi e dei servizi -  che si articola l’analisi economica che la direttiva quadro prevede.

La direttiva (2000/60), infatti, stabilisce obiettivi di qualità e disciplina le modalità per conseguirli, anche attraverso l’attuazione di una idonea politica dei prezzi dell’acqua. In questo modo cerca di incentivare un uso razionale della risorsa idrica e in applicazione del principio chi inquina paga cerca di consentire un adeguato contributo al recupero dei costi compresi quelli ambientali e della  risorsa. E lo fa ritenendo l'analisi  economica  uno  degli  strumenti fondamentali per agevolare un utilizzo idrico sostenibile.

Eleonora Santucci

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.