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La Toscana è seduta su due giacimenti ricchi di materie prime critiche e strategiche: il proprio sottosuolo e i propri rifiuti (vecchi e nuovi)

 |  Editoriale

Da quando l’Unione europea ha approvato il Critical raw material act il tema delle “materie prime critiche” è entrato nel vivo del dibattito. Il Governo ha pubblicato un proprio decreto, ha annunciato un Programma nazionale di esplorazione geomineraria, Ispra ha pubblicato un documento interessante e organizzato un ricco webinar, in cui è stato presentato il portale Gemma sulle risorse geominerarie. Un portale che rappresenta il punto di partenza per la redazione del nuovo programma di esplorazione, navigando al suo interno si scopre un mondo per tutti noi ormai dimenticato.

Intanto a maggio 2023 è stato attivato il "Tavolo nazionale per le materie critiche" promosso da Mimit e dal ministero dell'Ambiente; anche gli operatori economici si sono mossi, col gruppo Iren presentare in Parlamento la sua piattaforma “RigeneRare”, dedicata proprio all’approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche indispensabili per la “transizione gemella” (ecologica e digitale).

Insomma una nuova “corsa all’oro”, questa volta orientata a materiali fino a ieri sconosciuti ai più come la fluorite, il berillio, il molibdeno. Ci era sembrato concluso pochi decenni fa il periodo delle “miniere” ed ecco che invece la parola torna di moda. La strategia è chiara, dobbiamo essere più autosufficienti nell’approvvigionamento di questi materiali o siamo fuori dal gioco globale dell’innovazione. Dobbiamo tornare a scavare, ma facendolo con tecnologie pulite e sostenibili.

L’Unione europea indica 34 materie prime critiche, e in Italia oggi se ne estraggono soltanto 2: il feldspato e la fluorite. Nel nostro Paese tuttavia esistono numerosi giacimenti di altre materie prime critiche, e potrebbero essere sfruttati per ridurre la dipendenza dall'estero: litio, rame, manganese, tungsteno, cobalto, magnesite, titanio, bauxiti, stronzio, barite, grafite. Altre materie prime critiche ancora potrebbero arrivare dal riciclo degli scarti delle vecchie miniere: 150 milioni di metri cubi di materiali, che oggi sono spesso rifiuti inquinanti.

È questo il quadro delle "terre rare" italiane contenuto nel database Gemma dell'Ispra, il punto di partenza per l'elaborazione del Programma minerario nazionale, imposto dalla Ue quest'anno col Critical raw materials act. Secondo Ispra, i permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha annunciato un rapido "ritorno" alle miniere: nel nostro sottosuolo si trovano infatti 16 su 34 delle materie prime critiche indicate dall'Ue, ma in miniere chiuse da 30 anni. Per Urso occorre investire per riaprirle. Secondo l'ultimo censimento effettuato da Ispra, in Italia ci sono 3.016 siti minerari sul territorio nazionale, anche se quelli in attività sono residuali: a fronte di 94 concessioni minerarie ancora in vigore, 76 risultano infatti realmente in produzione.

Come si vede dalla mappa dell'Ispra, la maggior parte delle miniere ancora attive è concentrata in Sardegna, Piemonte e Toscana.

La Toscana sembra poi una regione ricca di potenziali giacimenti, che potrebbe quindi giocare un ruolo importante nel Programma nazionale. Depositi di rame, minerale essenziale per tutte le moderne tecnologie, sono già noti nelle colline metallifere. In diversi siti è stato estratto manganese, soprattutto in Liguria e Toscana, così come la magnesite. La presenza di litio è nota nelle pegmatiti dell’isola d’Elba e del Giglio, ma è la recente scoperta di importanti quantitativi di litio nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani a rivestire un’ottima opportunità di estrazione a basso impatto ambientale. Il portale Gemma segnala poi numerose opportunità, anche in Toscana, relative alle risorse minerarie marine, come facilmente visibile dal sito di Ispra.

Ma il secondo giacimento sono i rifiuti: l’estrazione di terre rare dai rifiuti elettrici ed elettronici è al centro di iniziative industriali, e una valutazione potrebbe essere fatta su progetti di landfill mining, almeno relativi alle grandi discariche toscane.

La Regione potrebbe lavorare ad una strategia che tenga insieme i due tipi di giacimento, puntando a risultati importanti all’interno del Programma nazionale di esplorazione geomineraria.

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è direttore generale di Confservizi Cispel Toscana, l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).