Skip to main content

La maggioranza degli italiani contraria all’estrazione mineraria in acque profonde

L’Italia sostenga una moratoria o una sospensione delle estrazioni minerarie in acque profonde all’International Seabed Authority
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Da tempo, gli scienziati mettono in guardia sui possibili effetti delle estrazioni di metalli e minerali presenti nei fondali marini e avvertono che conosciamo ancora molto poco la vita presente nelle profondità degli oceani, ma che di sicuro queste attività provocherebbero impatti permanenti e irreversibili su specie ed ecosistemi dei fondali, metterebbero a rischio la capacità degli oceani di sequestrare e immagazzinare carbonio, oltre ad altri effetti dannosi di vasta portata sulla colonna d’acqua. Al momento le estrazioni minerarie in acque profonde internazionali a fini commerciali non sono ancora iniziate. A partire da questa settimana, gli Stati membridella International Seabed Authority (ISA) – Italia compresa -  dovranno decidere se autorizzare il deep-sea mining. 

Secondo i risultati di una ricerca rappresentativa condotta da Ipsos e commissionata da Wwf Italia, The Deep Sea Conservation Coalition, Seas at Risk e il movimento dei cittadini WeMove Europe, «6 italiani su 10 sono contrari alle estrazioni minerarie in acque profonde e favorevoli a un divieto temporaneo per questo nuovo settore». Il sondaggio è stato condotto tra il 3 il 7 luglio e ne è emerso che «Il 60% delle persone in Italia  vogliono che il  deep-sea mining sia proibito, il 29% di loro è favorevole ad autorizzarlo se i danni fossero limitati, mentre il 5% afferma di non avere un’opinione formata e soltanto il 6% vuole autorizzare questa pratica senza riserve».

Il sondaggio dimostra che il deep-sea mining è un fenomeno relativamente sconosciuto. Soltanto il 13% delle persone intervistate all’interno del campione rappresentativo conosce con precisione le conseguenze delle estrazioni minerarie di profondità. Dopo una breve descrizione dell’attività e dei potenziali vantaggi e svantaggi soltanto il 28% si è dichiarato a favore. I timori principali delle persone intervistate ruotano attorno ai rischi e alle conseguenze ecologiche. Ben il 72% di chi si è dichiarato contrario alle estrazioni nei fondali ritiene convincente l’idea che questa attività potrebbe causare danni gravi e irreversibili all’oceano, oltre a una perdita di flora e fauna marine, fra cui alcune specie come le balene.

Rachel Walker-Konno, di WeMove Europe, evidenzia che  «Le estrazioni minerarie nei fondali sono devastanti per la flora e la fauna oceaniche. Ben 145.000 persone in tutta Europa, fra cui 10.000 italiane e italiani, hanno già firmato una //wiigfjd.emcroad.com/trk/click/@f*025j2F7ib38j2f2S1*3=0*83f9f5e6b8f8b*6,3*8efr2fbs9d3a9ffs0d1f9*f=0*542778b38321221*3,0*87f@fle3bif3bx6b3a84f*2=b*933491f6031198f20*5,2*7nbl8i2d2*1=390986f0f4e3b1f2b,6*3c8ifd2*b=993592f1061698f80,5*2l7ibd8*2=2615380386f8f1e8b,f*bk6U338LfI23bf9n3o93f*0=139-f">petizione per fermare le estrazioni in fondo al mare. Questa ricerca ora dimostra ulteriormente che le persone in Italia chiedono di proteggere flora e fauna che abitano nei fondali oceanici dalle mire espansionistiche delle aziende di estrazione. I fondali oceanici sono l’ultimo ecosistema praticamente intatto della nostra Terra. Questa è la nostra occasione per fermare una catastrofe ambientale prima che si verifichi».

Simon Holmström di Seas At Risk, aggiunge: «L’ecosistema dei fondali marini è complesso e in gran parte ancora sconosciuto, perciò anche delle piccole alterazioni potrebbero avere effetti pesanti e imprevedibili sulla biodiversità e sui processi biologici. Per questo motivo, i ricercatori mettono in guardia dalle estrazioni nei fondali, avvertendo che potrebbero causare danni gravi e irreversibili all’ecosistema marino. Ora i legislatori devono soltanto ascoltare questi segnali e agire di conseguenza».

Il Wwf sottolinea che «Questo risultato emerge in un momento cruciale, quando i governi di tutto il mondo si danno appuntamento davanti all’International Seabed Authority (ISA) di Kingston, in Giamaica, per negoziare sull’eventuale apertura dei nostri oceani alle estrazioni minerarie in acque profonde, malgrado le crescenti opposizioni globali e i considerevoli dubbi normativi e ambientali. Il tempo scorre in fretta: una minoranza di stati che siedono al Consiglio dell’ISA e fanno parte dell’attuale dirigenza, //wiigfjd.emcroad.com/trk/click/@f*025j2F7ib38j2f2S1*3=0*83f9f5e6b8f8b*6,3*8efr2fbs9d3a9ffs0d1f9*f=0*542778b38321221*3,0*87f@fle3bif3bx6b3a84f*2=b*933491f6031198f40*5,2*7nbl8i2d2*1=390986f0f4e3b1f2b,6*3c8ifd2*b=993592f1061698f80,5*2l7ibd8*2=2615380386f8f1e6b,f*bk6U338LfI23bf9n3o93f*0=149-f">accusata di condotta illecita, vorrebbero avviare le estrazioni minerarie commerciali nei fondali marini già nel 2025».

Intanto, cresce il consenso per una moratoria: la chiedono 27 Paesi, 12 dei quali europei,  che dicono che una pausa preventiva o un divieto impedirebbe al settore di operare in acque internazionali. I risultati di questo sondaggio rafforzano l’opposizione globale sempre più forte nei confronti di questa industria di enorme impatto ambientale.

Wwf Italia, Deep Sea Conservation Coalition, Seas at Risk e WeMove Europe chiedono all’Italia, prima che sia troppo tardi, di «Supportare una moratoria o una sospensione temporanea delle estrazioni minerarie in acque profonde all’appuntamento dell’International Seabed Authority».

 Giulia Prato, responsabile mare del Wwf Italia, conclude: «Le estrazioni nei fondali marini non sono compatibili con l’ambizione di proteggere gli oceani. Lanciamo un appello al governo italiano per chiedere di sostenere una moratoria o una pausa precauzionale davanti all’International Seabed Authorithy. Anche in Italia abbiamo lanciato un’azione per chiedere il sostegno dei cittadini alla moratoria. Questa posizione riflette le opinioni dei cittadini: quasi 9 italiani su 10, infatti, ritengono importante proteggere la flora e la fauna di mari e oceani.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.