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Obiettivi climatici: quanto contano governi e politiche

Si può ancora limitare il riscaldamento a meno di 1,6° C, ma la capacità dei governi di implementare le politiche climatiche riduce questa possibilità fino al 50%.
 |  Crisi climatica e adattamento

Nella lotta globale contro il cambiamento climatico, la possibilità di raggiungere gli obiettivi di temperatura fissati dall'Accordo di Parigi è sempre più difficile a causa di limitazioni istituzionali e tecnologiche.

Il  nuovo studio “Feasibility of peak temperature targets in light of institutional constraints”, pubblicato su Nature Climate Change da un team internazionale di ricercatori,  evidenzia «Le sfide critiche nel raggiungere gli obiettivi a lungo termine dell'Accordo di Parigi, date le recenti tendenze delle emissioni globali che danneggiano l'atmosfera» e sottolinea che «Sebbene i progressi tecnologici nel campo dell’energia a basse emissioni di carbonio stiano avanzando, le capacità istituzionali, come l'efficacia delle politiche governative, influenzano significativamente il successo della diffusione di queste tecnologie alla scala richiesta dagli obiettivi climatici».
Uno degli autori dello studio, Laurent Drouet del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) fa notare che «I risultati suggeriscono che senza sostanziali miglioramenti nella governance globale e interventi politici rapidi, la probabilità di limitare il riscaldamento globale agli obiettivi concordati diminuisce. Questa ricerca sottolinea l'urgenza di migliorare i quadri istituzionali e le innovazioni tecnologiche per combattere efficacemente il cambiamento climatico».

Il team di ricercatori, guidato dal Center for Global Sustainability (CGS) dell'università del Maryland, in collaborazione il progetto ENGAGE, ha utilizzato 8 modelli globali di valutazione integrata all'avanguardia (integrated assessment models, IAM) multi-regionali e basati sui processi e  una serie di 20 diversi scenari di fattibilità, per realizzare un’analisi che ha rilevato che «La dimensione istituzionale (tenendo conto dei limiti dei Paesi nel permettere una regolamentazione ambientale efficace) ha la maggiore influenza sulla temperatura massima che è possibile raggiungere.
L'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C richiede una rapida riduzione delle emissioni di CO2 e una maggiore attenzione ai gas serra non-CO2. Nonostante i progressi nell'energia pulita, dopo un calo durante la pandemia di Covid-19 nel 2020, negli ultimi 3 anni le emissioni globali di CO2 sono aumentate costantemente e lo studio rivela che «Anche con la massima velocità di decarbonizzazione, il mondo ha solo una probabilità del 5-50% di mantenere il riscaldamento massimo sotto 1,6° C».
L’autore principale dello studio, Christoph Bertram del CGS e del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (PIK) S),  aggiunge che «Attraverso un'analisi rigorosa degli scenari climatici in 8 diversi modelli, la nostra ricerca sottolinea l'importanza di tenere conto delle capacità variabili dei paesi così come delle differenze regionali. Combinando vincoli istituzionali con fattori tecnologici e socio-culturali, mostriamo che i percorsi più fattibili per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi differiscono dai benchmark più ampiamente utilizzati e convenienti».
Un altro autore dello studio, Keywan Riahi, direttore del Programma Energy, Climate and Environment dell'International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), ha detto che «Da una prospettiva di equità a livello internazionale, questo significa anche che i Paesi ricchi di oggi e le alleanze regionali come gli Stati Uniti e l'Unione Europea non devono solo raggiungere i loro obiettivi di emissioni nette zero, ma devono anche pensare a collaborazioni multilaterali per rafforzare la governance e le capacità istituzionali nelle regioni vulnerabili».
Lo studio integra indicatori di governance specifici per regione per mostrare la capacità di implementare efficacemente le politiche di mitigazione climatica. Questo approccio innovativo si basa su ricerche precedenti che hanno evidenziato il ruolo fondamentale della qualità istituzionale nella guida di una regolamentazione ambientale di successo. Lo studio fornisce un quadro dettagliato che può essere utilizzato in studi futuri per rappresentare la capacità istituzionale in diverse regioni e nel tempo.
Drouet  spiega ancora che «Il modello di valutazione integrata WITCH del CMCC è stato fondamentale per produrre gli scenari di mitigazione climatica utilizzati in questo studio. Per la prima volta, otto modelli di valutazione integrata incorporano un insieme armonizzato di vincoli di fattibilità attraverso dimensioni geofisiche, tecnologiche, istituzionali, socio-culturali ed economiche, considerando anche attentamente le differenze regionali nelle capacità tecnologiche e istituzionali».
La ricerca sottolinea l'importanza di bilanciare i progressi tecnologici con le capacità istituzionali nella formulazione di politiche climatiche efficaci. I risultati dello studio dimostrano che «Una capacità istituzionale inadeguata potrebbe ostacolare il raggiungimento persino del limite di 2° C, mentre un miglioramento del sostegno istituzionale globale potrebbe aumentare del 25-45% la probabilità di raggiungere gli obiettivi di 1,6° C».

Inoltre lo studio evidenzia che «Ridurre la domanda energetica complessiva e supportare una più rapida elettrificazione accelera la decarbonizzazione verso l'obiettivo di zero emissioni nette, rendendo possibile raggiungere una probabilità vicina al 50% di limitare la temperatura massima a 1,6° C. Man mano che gli sforzi verso l'obiettivo di 1,5°C si intensificano, è fondamentale che gli stakeholder globali individuino percorsi che migliorino la fattibilità delle azioni climatiche e riducano i costi del carbonio. Questi risultati forniscono preziose indicazioni per guidare le discussioni in corso sulle politiche climatiche e le valutazioni di scenari futuri, sostenendo così ambizioni e decisioni politiche globali informate».
Un’altra autrice dello studio, Elina Brutschin dell’IIASA resta prudentemente fiduciosa: «Questi nuovi scenari esplorano le implicazioni di avere molti Paesi che potenzialmente mancano della capacità istituzionale per implementare politiche climatiche ambiziose. In queste condizioni, raggiungere l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura ben al di sotto di 2° C sarà una sfida. Tuttavia, strategie aggiuntive come una rapida trasformazione dal lato della domanda, specialmente nei paesi ricchi, e una rapida elettrificazione potrebbero ancora rendere possibile limitare il picco a meno di 1,7° C».
Per un co-autore dello studio, Gunnar Luderer, del PIK e della Technische Universität Berlin, «Grazie ai più recenti progressi nella diffusione delle tecnologie a basso contenuto di carbonio come il solare, il vento o i veicoli elettrici, la fattibilità tecnologica della neutralità climatica non è più la questione più cruciale. E’ molto più importante quanto velocemente l'ambizione delle politiche climatiche possa essere aumentata dai governi».
Drouet conclude: «Questa ricerca è importante perché affronta l'interazione complessa tra sviluppo tecnologico e capacità istituzionali necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici mondiali. Integrando indicatori di governance dinamici e analizzando diversi set di vincoli di fattibilità, questo studio migliora la nostra conoscenza dei percorsi di mitigazione per il clima. Fornisce approfondimenti pratici per la progettazione delle politiche climatiche».

Redazione Greenreport

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