Non solo siccità: al sud la Piana del Sele resiste grazie a vasche d’accumulo e irrigazione smart
A causa della siccità condizionata dalla crisi climatica in corso, ampie aree del centro sud rischiano di restare senz’acqua per l’agricoltura a partire da ferragosto – le più recenti riduzioni nel servizio irriguo si segnalano in Lazio e nelle Marche –, e nel Mezzogiorno a resistere sono solo quelle realtà virtuose che hanno saputo investire nelle infrastrutture utili a immagazzinare e gestire l’acqua disponibile.
È il caso della Piana del Sele, nel salernitano, una delle zone più fertili d'Europa: nonostante la siccità, qui ogni giorno sono idricamente servite, senza alcuna sofferenza, oltre 11.000 aziende agricole. Com’è possibile?
«L'efficace gestione delle risorse idriche durante i periodi di siccità – spiega Vito Busillo, presidente del Consorzio di bonifica in Destra del Fiume Sele e del Consorzio di Tutela della Rucola della Piana del Sele Igp – ha assunto un ruolo di primaria importanza. Grazie agli investimenti per le vasche di accumulo, che distribuiscono 1 milione di metri cubi d'acqua, l'ente consortile assicura un'irrigazione costante, preservando le attività agricole e garantendo una distribuzione adeguata della risorsa idrica anche in periodi climatici difficili, come adesso. Il sistema funziona 18 ore su 24 per 365 giorni all'anno e, grazie ai serbatoi, recupera 300.000 metri cubi ogni notte dal fiume Sele, canalizzando acqua, che altrimenti finirebbe inutilizzata in mare».
Nuovi progetti in via di realizzazione, finanziati per circa 60 milioni attraverso il Pnrr o direttamente dal ministero dell’Agricoltura, prevedono anche la realizzazione di altre vasche e la definizione di sistemi d'irrigazione sempre più evoluti.
«È un'eccellenza nazionale, ma è anche la testimonianza che si può operare pure in Italia con lungimiranza ed è quanto mai significativo che il segnale arrivi dalla Campania in quel Sud colpito quest'anno da una drammatica siccità», commenta il presidente dell’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi), Francesco Vincenzi.
Gli invasi offrono inoltre una superficie ideale per produrre energie rinnovabili, grazie a pannelli solari galleggianti, che riducono l'evaporazione dell'acqua. Il Consorzio di bonifica in Destra del Fiume Sele produce attualmente energie rinnovabili per complessivi 3.630.000 kilowattora attraverso idroelettrico, eolico e fotovoltaico. Tale capacità energetica raddoppierà a breve, grazie al Piano di Sviluppo Rurale, che ha finanziato, con oltre 6.800.000 euro, 3 centrali capaci di produrre altri 3 milioni di kilowattora: due impianti fotovoltaici galleggianti sui bacini di compenso di Corno d'Oro e Boscariello ad Eboli più una turbina idroelettrica a Tusciano Boscariello.
Su questo tema, strategico di fronte alle nuove condizioni climatiche, la Regione Campania ha inviato una proposta d'accordo di programma al Consorzio di bonifica per realizzare nuovi bacini d' accumulo, capaci di trattenere ulteriori 13 milioni di metri cubi d'acqua e che renderanno la piana del Sele, un modello nazionale di gestione sostenibile della risorsa idrica, grazie anche ai nuovi impianti fotovoltaici e idroelettrici in fase di realizzazione con finanziamento regionale pari a 32 milioni di euro.
«Siamo orgogliosi – conclude il dg Anbi, Massimo Gargano – che la Regione Campania riconosca la visione del Consorzio di bonifica in Destra del Fiume Sele, la realizzazione di invasi valorizzerà ulteriormente una gestione irrigua che ha letteralmente trasformato l'economia di un territorio e ne continua a garantire il reddito. Le eccellenze della quarta gamma e della rucola Igp sono prodotte, ottimizzando ogni goccia d'acqua ed utilizzando energie rinnovabili per produrre cibo: un vero modello di sostenibilità».
Per fare dell'Italia intera un modello di sostenibilità nella gestione dell'acqua – affrontando al contempo le due facce dello stesso rischio climatico, siccità e alluvioni – una prima proposta di Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda, arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.