Il Nord finisce di nuovo sott’acqua, nubifragio a Varese mentre esonda il lago di Como
«Dalle 5.30 di questa mattina un violentissimo temporale con raffiche di vento, mai viste così forti, si è abbattuto sulla città. Un nuovo peggioramento è previsto per il pomeriggio e in serata. Raccomando a tutti quindi la massima prudenza e di evitare spostamenti non necessari».
Interviene così il sindaco di Varese, Davide Galimberti, di fronte al nubifragio che ha investito la città insieme a una buona fetta della Lombardia, dove è esondato anche il lago di Como; l’allerta meteo per temporali (di codice giallo) proseguirà fino alle ore 6 di domani mattina, diramata dal Centro monitoraggio rischi naturali della Regione Lombardia.
Appena tre giorni fa la stessa Regione ha chiesto lo stato di calamità per i danni causati alle infrastrutture agricole dalle piogge intense che hanno interessato il 15 e il 16 maggio la provincia di Lodi e parte di territorio della Città metropolitana di Milano, dove il Seveso è esondato per la 120esima volta dal 1975.
«In soli due giorni – ricorda l’assessore Beduschi – si era verificato nel Lodigiano e in parte del Milanese uno degli eventi più gravosi degli ultimi venti anni, con 180 mm di pioggia che hanno generato condizioni critiche, con portate eccezionali di Adda, Lambro e Po e in generale di tutti i canali e impianti a servizio dell’agricoltura, gestiti dal Consorzio di bonifica Muzza Bassa Lodigiana».
Oggi, non lontano dalle aree colpite a maggio, ci risiamo. E l’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica a livello nazionale (Anbi) afferma che è in atto «una corsa contro il tempo» per ridurre il rischio alluvioni al nord mentre al contempo il centro sud lavora per ottimizzare le ultime risorse idriche disponibili.
«È incredibile: al Nord i raccolti sono penalizzati dall'impossibilità di accedere a campi fradici d'acqua, al Sud da terreni aridi e resi produttivi solo da apporti irrigui in progressiva fase d'esaurimento. Bisogna accelerare sulle politiche di adattamento alla nuova condizione climatica, che si accentuerà negli anni a venire», spiega Francesco Vincenzi, presidente Anbi.
Basti osservare che al Nord i laghi sono tutti vicini al 100% del riempimento, con Benaco e Sebino prossimi o superiori al massimo storico, mentre il sud (e non solo) muore di sete.
«Come segnalato da tempo, l'emergenza siccità ha raggiunto anche ampie zone dell'Italia centrale, evidenziando l'importanza delle infrastrutture irrigue – commenta nel merito il dg Anbi, Massimo Gargano – Se nella Marche, così come in Puglia e Basilicata al Sud, l'apporto idrico dagli invasi permette di gestire le criticità, in Abruzzo si è costretti a ridurre o, peggio, sospendere l'irrigazione con grave danno per l'ambiente, ma soprattutto per l'agricoltura che, è bene sempre ricordarlo, produce cibo».
Giusto ieri il nuovo rapporto Snpa sul clima in Italia ha documentato che il 2023 è stato il decimo anno consecutivo di anomalia della temperatura atmosferica per il nostro Paese, il che ha portato a tagliare la disponibilità di risorsa idrica del 18,4% rispetto alla media dal 1951.
Da una parte occorre dunque riportare l’acqua all’interno dei bilanci dello Stato, mettendo in campo un Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica dal fabbisogno (decennale) stimato dalla Fondazione Ewa in 176,5 mld di euro (mentre per il Pniissi il Governo Meloni sta stanziando neanche 1 mld di euro), in modo da difendere il territorio dalle alluvioni e al contempo accumulare risorsa idrica per i periodi di siccità.
Dall’altra, portare avanti con vigore la transizione energetica basata su efficienza energetica e fonti rinnovabili. Queste ultime continuano però a marciare a un ritmo molto più lento del necessario, e il nuovo Pniec inviato dal Governo a Bruxelles si dimostra, ancora una volta, inadeguato a cambiare marcia.