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Professione Geologo. Parla il presidente del Consiglio Nazionale Francesco Violo: «Mai come oggi siamo centrali per la prevenzione dai rischi e le transizioni ecologica ed energetica»

 |  Editoriale
presidente Consiglio Nazionale geologi Francesco Violo

Francesco Violo, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, si è appena concluso a Palermo il vostro congresso nazionale con la partecipazione di vari ministri da Salvini a Picchetto Fratin. È emerso un problema “identitario” del geologo in un Paese fragile come l’Italia. Da tempo state combattendo una battaglia culturale e istituzionale per rivendicare un ruolo di primo piano nel sistema di previsione, prevenzione e gestione del territorio. Tanto che il titolo del congresso era evocativo di questa battaglia: “Terra! A che punto siamo?”. A che punto siete? Cosa è emerso? Quali obiettivi avete?

Quando abbiamo deciso di organizzare il congresso nazionale, l’idea principale era che fosse orientato verso le sfide e l’innovazione, sotto ogni aspetto. Il ruolo del geologo è profondamente mutato in questi anni, anche perché è profondamente cambiata l’Italia a causa di una serie di condizioni congiunturali di natura economico-sociale e degli effetti di eventi meteoclimatici estremi sempre più frequenti e dei rischi naturali, che evidenziano la necessità di figure tecniche specializzate, in grado di prevenire, intervenire e gestire situazioni di elevata complessità, dalll’emergenza climatica alle problematiche relative alle georisorse, dalla pianificazione territoriale alla rigenerazione urbana e riqualificazione ambientale.

La figura del geologo, mantenendo elevati standard di professionalità e di specificità tecniche, ha conquistato spazi sempre maggiori nella considerazione pubblica

È vero, e questo anche grazie a qualificati interventi in tutti i contesti in cui il Consiglio Nazionale ha potuto fornire il proprio contributo, a partire dall’ambito istituzionale dove siamo interlocutori dei decisori politici su varie tematiche. I geologi professionisti hanno aumentato in questi anni in maniera importante la loro professionalità e le aree di intervento, compreso il proprio reddito, ma si assiste ad un paradosso: in questo momento favorevole del mercato professionale tecnico, stiamo registrando un importante calo degli iscritti ai corsi di laurea in geologia, così come anche nelle altre facoltà ad indirizzo tecnico. Stiamo attivando azioni con le università per incentivare e promuovere le iscrizioni, evidenziando la prospettiva della piena occupazione per i laureati nella nostra disciplina. E poi la professione del geologo è vitale per l’Italia ed è entusiasmante, riveste un importante ruolo sociale e per questo il ricambio dei giovani laureati deve corrispondere alla domanda del mercato.

L’Italia vive il paradosso degli effetti del cambiamento climatico e dei ritardi accumulati nel nostro Paese sul “governo” del territorio e nella gestione dei rischi naturali che impongono l’apertura di spazi ampi alle competenze dei geologi. Ma sembra che di queste preziose competenze se ne possa fare a meno. Quasi che la conoscenza del suolo e del sottosuolo fosse poco importante e strategica ai fini della prevenzione e della mitigazione dei rischi. Cambierà qualcosa?

Negli ultimi anni registriamo una maggiore consapevolezza sui temi della sostenibilità tecnico-ambientale, con previsioni normative che sanciscono la necessità di adeguate conoscenze geologiche che devono indirizzare la pianificazione territoriale ma anche le progettazioni delle opere, in particolare in questo momento storico, in cui cospicue risorse finanziare sono destinate alla modernizzazione e potenziamento del sistema infrastrutturale del nostro Paese, affinché non si ripetano i danni ambientali del passato.
Il ruolo della geologia e, più in particolare, dei professionisti geologi è sempre più fondamentale nel pianificare un futuro sostenibile, in un contesto in cui le pressioni sull’ambiente e sul territorio continuano a intensificarsi. Garantire l’integrità degli ecosistemi, proteggendo l’ambiente, gestendo in maniera strategica le georisorse, con l’essenziale contributo della nostra categoria, è il percorso da seguire per raggiungere un effettivo equilibrio nello sviluppo.

Nella discussione intorno ai tavoli tematici si è sviluppato un punto di vista che reputo interessante: i geologi non devono cercare spazio nella progettazione per la gestione dei rischi naturali come una sorta di compensazione. Per questo, se appare giusto continuare la battaglia per il “giusto compenso” occorre tuttavia andare oltre sviluppando competenze elevate, anche supportate da tecnologie innovative, per metterle a diposizione di una progettazione più avanzata. Cosa ne pensi?

Si registra, attualmente, una grande richiesta di geologi e di professionisti tecnici ed anche un cospicuo reclutamento di professionisti presso le pubbliche amministrazioni. In effetti sono disponibili e in corso di spesa ingenti risorse finanziarie, a partire da quelle previste dal PNRR, dal Piano Complementare, dai Fondi Strutturali Europei della programmazione 2021/2027 e dal Fondo Sviluppo e Coesione. È un’importante occasione di rilancio del Paese e delle politiche di sostenibilità ambientale e sociale, imprescindibile condizione per tutti gli interventi che impattano sul territorio. Il territorio costituisce l’ossatura portante e la “geologia” assume un ruolo fondamentale nell’indirizzare la pianificazione infrastrutturale. Tutto ciò rappresenta, per l’Italia, un’occasione per indirizzare gli investimenti verso una crescita sostenibile e innovativa, oltre ad essere innegabilmente una grande opportunità per i professionisti tecnici di essere protagonisti e interpreti della transizione verde e digitale del Paese. Per far ciò vanno sempre di più sviluppate competenze specialistiche e il nostro Centro Studi propone corsi di alta formazione, coniugando innovazione tecnologica e professionale, per dare risposte alla crescente domanda di formazione, sia per la gestione in digitale del territorio che per la soluzione di problematiche geo-ambientali, attraverso sviluppo e applicazioni di geotecnologie. Il progettista-geologo, partendo dal rilevamento di campagna, utilizza sempre di più strumenti e moderne tecnologie di indagine geofisica e geotecnica, per il monitoraggio geotecnico, idrogeologico, ambientale e di telerilevamento. E, nelle molteplici forme e specializzazioni, all’interno di un ambito multidisciplinare, i professionisti geologi rappresentano una rete insostituibile al servizio del Paese e ad alto valore aggiunto, in grado di presidiare i territori, supportando politiche di tutela.

Nel congresso si è parlato molto di acqua. E della duplice emergenza rappresentata dalla “troppa acqua” e dalla “poca acqua”. Nella discussione è emerso che non esiste “la soluzione unica” ma occorrono invece tante azioni, tante opere e infrastrutture e tante gestioni che, tutte assieme e integrate, possono mitigare le criticità. Questo “sistema di interventi” non ha, ad oggi in Italia, una governance forte e un sistema capace di integrare le politiche. Cosa pensi si dovrebbe fare, come impegna l’ONU, per “Implementare entro il 2030 una gestione delle risorse idriche integrata a tutti i livelli?

Gli effetti dei cambiamenti climatici impongono una gestione “adattiva” della risorsa che comprende una serie di azioni come invasi, ricarica controllata della falda, riuso delle acque reflue, utilizzo di tecnologie moderne nell’irrigazione e altro. La scelta delle tipologie di azioni da intraprendere dipende dalle peculiarità territoriali, quindi da un adeguato quadro conoscitivo delle risorse disponibili e del sistema infrastrutturale presente. Una revisione della normativa nazionale potrebbe e dovrebbe snellire la moltitudine di competenze, riconducendo il tutto ad una visione unitaria su scala di bacino. Si potrebbe, inoltre, costruire un modello informatico su base “GIS” per la gestione della risorsa idrica, che contenga tutte le informazioni che ad oggi sono frammentate, che possa supportare la governance e la corretta pianificazione.

Un altro tema trattato è quello relativo alla gestione delle risorse geonaturali per la produzione di energia nei diversi territori del paese. E’ di questi giorni il Manifesto lanciato dall’ European GeothermalEnergy Council a favore dell’uso della geotermia in Europa per coprire nel 2040 il 75% delle esigenze di riscaldamento e raffreddamento dell'UE negli edifici residenziali, pubblici e commerciali. Cosa ne pensi?

Siamo fortemente impegnati per promuovere una maggiore diffusione dell’utilizzo della risorsa geotermica, convinti che questa fonte di energia “verde” possa svolgere un ruolo fondamentale tra le azioni da compiere per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Le proposte avanzate tramite la “Piattaforma Geotermia”, coordinata dal Consiglio Nazionale dei Geologi, hanno contribuito a dotare il nostro Paese di una regolamentazione, seppur perfettibile, delle piccole utilizzazioni geotermiche. Per raggiungere l’obiettivo auspicato dall’EGEC nel suonmanifesto risulta necessaria una strategia chiara che consenta di superare tutte le attuali difficoltà, prevedendo iter autorizzativi univoci ed efficaci,con incentivi per una produzione efficiente, continua e stabile.
EGEC cita espressamente l’importanza della raccolta, organizzazione e digitalizzazione dei dati geologici, come presupposto fondamentale per la crescita del settore, per cui come geologi siamo pronti a dare un contributo sostanziale.

Mauro Grassi

Mauro Grassi, economista, ha lavorato come ricercatore capo nell’Istituto di ricerca per la programmazione economica della Toscana (Irpet), ha lavorato a Roma come dirigente caposegreteria del Sottosegretario ai Trasporti Erasmo D’Angelis (Ministero delle Infrastrutture) e quindi come direttore di Italiasicura (Presidenza del Consiglio) con i Governi Renzi e Gentiloni. Attualmente è consulente e direttore della Fondazione earth and water agenda.