Sempre più meduse lungo la costa toscana, Arpat: ecco come segnalarle
Come spesso accade durante la stagione estiva (e non solo) in queste settimane sono state avvistate e segnalate ad ARPAT un gran numero di meduse lungo la costa toscana, con conseguente disagio tra i bagnanti per il loro potere urticante e, talvolta, difficoltà per l’intasamento delle reti dei pescatori.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di due specie diverse di meduse normalmente presenti nelle acque del Mar Mediterraneo:
- il polmone di mare (Rhizostoma pulmo), una delle meduse più grandi del Mediterraneo (ombrello fino a 50-60cm di diametro e peso fino a 10kg), di colore bianco-latte con i bordi sfrangiati blu-viola, tentacoli corti e poco urticanti;
- la medusa luminosa (Pelagia noctiluca) piccola e di colorazione variabile dal marrone al rosa-violetto (leggermente luminescente), con 8 lunghi tentacoli (fino a 2m) molto sottili e semitrasparenti, ma dotati di urticanti nematocisti.
Le meduse fanno parte del “plancton” marino", cioè di quegli organismi che vivono (almeno in questa fase del loro ciclo vitale) sospesi nell’acqua e non possono opporsi alle correnti marine; si cibano principalmente di uova e larve di pesce (altre componenti del plancton) e sono cibo per oltre 100 specie di pesci (nelle diverse fasi del ciclo biologico) e per le tartarughe marine.
Le meduse appartengono agli Cnidari, raggruppamento tassonomico che comprende anche polipi come attinie e coralli, tutti con simmetria raggiata e due fondamentali caratteristiche strutturali: una cavità interna per la digestione e una bocca che la mette in comunicazione con l’esterno. Caratteristico di tutti gli Cnidari è anche il ciclo vitale nel quale si alternano una fase di riproduzione sessuale (medusa) ed una asessuale (polipi).
Il loro corpo è composto principalmente da acqua (circa il 98%) ed è tipicamente formato da un ombrello sotto il quale si trovano i tentacoli di diverse dimensioni e lunghezza, nei quali sono presenti i cnidoblasti, degli organuli contenenti le vere strutture urticanti (nematocisti), una specie di pungiglione che rilascia un liquido velenoso e consente alla medusa di catturare le prede e/o difendersi.
Fenomeni di “fioriture” (blooms), cioè lo sviluppo in gran quantità di una stessa specie o di un insieme di organismi marini di specie diverse, di meduse nel Mediterraneo sono noti da molto tempo ed il primo riferimento scientifico risale alla fine del XVIII secolo (Forsskal P., 1775. Medusae. In: Descriptiones Animalium, avium, amphibiorum, piscium, in- sectorum, vermium. Postmortem auctoris edidit Carsten Niebuhr. Hauniae, Vol. 1, pp. 106–111).
Negli ultimi anni questi avvistamenti sono notevolmente aumentati, sia per il maggior numero di persone che frequentano il mare sia per altri fattori la cui influenza non è ancora del tutto chiara. Ad esempio, la pesca eccessiva, da un lato, potrebbe aver ridotto i competitori e/o i predatori, compresi i pesci di piccole dimensioni, che si cibano delle larve, mentre, dall’altro lato, potrebbe aver limitato la quantità di larve degli stessi pesci di cui loro si cibano.
Vi è, poi, un vantaggio ecologico delle meduse rispetto a molti altri organismi marini: essendo specie opportunistiche e molto più tolleranti alle variazioni dei fattori ambientali, i cambiamenti climatici in atto, con l’aumento della temperatura del mare e della salinità, la possibile acidificazione e diminuzione dell’ossigeno disciolto, ecc., creano un ambiente dove la competizione si è quasi annullata e le meduse possono continuare a riprodursi in assenza di predatori. Le correnti e/o i venti contribuiscono poi alla formazione di raggruppamenti costituiti, talvolta, da decine di migliaia di individui.
La sensibilizzazione sulle problematiche relative alla presenza e proliferazione delle meduse è alla base di vari progetti di ricerca scientifici e attraverso un approccio di citizen science i cittadini possono contribuire in modo attivo al monitoraggio svolto dai ricercatori segnalando le meduse avvistate con:
- avvistAPP, un’App gratuita per smartphone, ideata dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) che permette di scattare e inviare una foto della medusa avvistata segnalandone la posizione;
- postando fotografie degli organismi gelatinosi lungo le coste italiane sulla pagina Facebook Meteo Meduse indicando se possibile il nome della specie osservata, la densità di individui al metro quadro (<10, 10-100, 100-500, >500) e la località dell’osservazione.
ARPAT, nell’ambito della Marine Strategy Framework Directive, periodicamente effettua il monitoraggio di tutto il plancton gelatinoso lungo le coste della Toscana e può fornire informazioni importanti sull’andamento spaziale e temporale di questa componente degli ecosistemi marini.
In questa sua attività, l’Agenzia ha più volte verificato la presenza di un “bloom” di meduse di varie specie, come accaduto di recente per la medusa quadrifoglio (Aurelia aurita) nei Fossi livornesi o con lo spiaggiamento delle velelle (Velella velella) o barchetta di San Pietro, che, in realtà sono colonie di Sifonofori (altri Cnidari), in primavera lungo varie coste della Toscana.
I nostri monitoraggi, però, non consentono ancora di avere una quantità di dati sufficienti per poter individuare una chiara tendenza né una o più cause certe di questi fenomeni. In conclusione, anche se possono esserci punti di vista diversi sulle cause che determinano le “fioriture” di meduse, queste rappresentano un segnale di potenziale disequilibrio degli ecosistemi marini che va affrontato per trovare le soluzioni più idonee sia per gli interessi dell’uomo, sia per quelli ambientali.
di Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat)