La transizione verso l’auto elettrica è ormai inarrestabile, servono politiche industriali per guidarla
La crisi della filiera automotive italiana ed europea è stata al centro di un dibattito nel corso dell’ultima seduta plenaria del Parlamento Ue, dove Giorgio Gori – eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bergamo – è intervenuto per difendere l’utilità della transizione ecologica verso i motori elettrici.
«La scelta industriale fatta dalla Cina, dagli americani e dall'Europa di orientamento verso la trazione elettrica non sia messa in discussione – argomenta Gori a margine del dibattito, nel video raccolto dal team di TotalEu Production con cui greenreport ha attiva una collaborazione editoriale – Il mondo va da quella parte coerentemente con gli obiettivi di decarbonizzazione. Il problema è come ci si arriva, con quali tempi e con quali investimenti. In questo momento c'è un tema di prezzo, soprattutto in Italia, perché un'auto europea costa mediamente il 25%-30% in più di un'auto cinese e in questo senso si giustifica la scelta fatta dall'Unione europea di porre delle barriere tariffarie all'ingresso di auto cinesi. Il Governo parta dallo spendere bene le risorse del Pnrr per la costruzione di un'infrastruttura di ricarica capillare».
Si tratta di un passo certamente fondamentale, che da solo però non basta. Come evidenziato da ultimo sulle nostre pagine dall’economista Enea Daniela Palma, più che sui dazi la competizione europea sulle auto elettriche deve fare leva sugli incentivi e sugli investimenti, anche pubblici – in altre parole attraverso politiche industriali – per orientare il mercato verso auto più efficienti e senza emissioni locali, con tutto ciò che consegue per la qualità dell’aria che respiriamo e per la lotta alla crisi climatica in corso, dato che dal comparto trasporti arriva un quarto delle emissioni europee di gas serra (per il 71,7% derivanti dal traffico stradale).
La Cina nel corso degli anni ha saputo mettere in campo politiche e risorse per sostenere e riorientare le proprie filiere produttive, mentre la semplice applicazioni di dazi sull’import da parte dell’Ue rischia solo di rendere economicamente più gravoso l’acquisto di un auto elettrica per i consumatori. Una lezione che l’Italia ancora non ha compreso: basti pensare che lungo lo Stivale anche la fiscalità penalizza ancora l’auto elettrica, rispetto a quelle che marciano bruciando combustibili fossili. Un problema cui si associa una politica industriale di fatto assente, come mostrano le vicende Stellantis.