In alto Valdarno cresce la richiesta d’acqua per i campi agricoli, a luglio 900mila metri cubi
Mentre in ampie aree del centro sud l’acqua ad uso agricolo sta per finire a causa della siccità che incombe, in Toscana la sufficiente disponibilità di risorse idriche – recentemente confermata dall’Autorità di bacino – rende la situazione meno drammatica ma comunque eccezionale.
Come informa il Consorzio di bonifica dell’alto Valdarno, quasi 900mila metri cubi d’acqua a uso irriguo sono stati distribuiti sul territorio nel corso del mese di luglio, un dato «dal sapore del tutto inedito».
«La situazione è estremamente delicata – spiega la presidente del Consorzio, Serena Stefani – Per questo l’obiettivo strategico del Consorzio rimane il completamento del Sistema occidentale di Montedoglio con le condotte necessarie per raggiungere nuove aree, che, complici le condizioni meteorologiche, risultano sempre più assetate. Portando all’attenzione generale il “paradosso” Montedoglio, dove l’acqua c’è, ma non arriva nei campi delle aziende agricole che ne hanno bisogno , siamo riusciti a riportare all’attenzione della politica regionale e nazionale il problema: ora è chiara a tutti la necessità, o meglio l’urgenza, di reperire le risorse per realizzare le reti secondarie della Valdichiana aretina e senese e della Valtiberina, per non lasciare a secco l’agricoltura che ha necessità di acqua per crescere e svilupparsi».
Il riferimento implicito è all’incontro istituzionale svoltosi a fine luglio a Bettolle (SI), nato proprio per capire come mettere finalmente a frutto la più grande riserva di acqua dell’Italia centrale, quella appunto raccolta nell’invaso artificiale di Montedoglio: su gran parte dei territori toscani servibili dall’invaso manca infatti l’ultimo miglio delle condotte che portano l’acqua nelle aziende agricole, i cosiddetti distretti irrigui, in attesa di finanziamenti da parte del commissario nazionale Nicola Dall’acqua.
«Mai come in questi mesi torridi comprendiamo il valore dell’acqua – commenta il dg del Consorzio di bonifica, Francesco Lisi – L’irrigazione discrimina in modo significativo i terreni, con una differenza fra irriguo e non irriguo che tocca i 13.500 euro ad ettaro. Le percentuali variano molto con la zona e le colture ma sono sempre significative. Si va da un +27% per i seminativi per toccare il +35% con i frutteti e superare, con le ortive, quota +80%. L’irrigazione contribuisce in modo significativo al reddito di tutte le principali colture, contribuisce a ridurre il rischio economico dell'impresa agricola, aumentandone il ruolo anche come presidio di territorio, infine consente lo sviluppo di un comparto dell’economia che muove risorse importanti e crea posti di lavoro».