In Parlamento riprende l’iter per dare all’Italia una legge quadro sul clima

All’iniziativa promossa in Senato dagli ambientalisti di Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto club e T&E hanno aderito parlamentari di maggioranza e opposizione

[11 Ottobre 2023]

Al contrario di quanto hanno già fatto Germania, Francia e Spagna, oltre al Regno Unito, l’Italia è l’unico grande Paese europeo rimasto senza una legge quadro sul clima.

Una lacuna che gli ambientalisti di Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto club e T&E puntano a colmare con un ddl presentato oggi in Senato, nel corso di un appuntamento cui hanno aderito stamani i parlamentari Michele Fina (PD), Andrea De Priamo (FDI), Giulio Cesare Sottanelli (AZ-IV-RE), Antonio Salvatore Trevisi (M5S) e Angelo Bonelli (AVS).

Non è il primo tentativo, da parte ambientalista: nel 2021 fu un buco nell’acqua, mentre nel maggio scorso il ddl è già stato presentato – sempre in Senato – in seno all’intergruppo parlamentare contro la crisi climatica. Un’iniziativa che incomincia adesso a prendere corpo.

La Legge quadro sul clima punta a programmare la riduzione dei gas serra, con l’obiettivo inderogabile della neutralità climatica al 2050 e due obiettivi intermedi, anch’essi inderogabili, al 2030 e al 2040.

Ad oggi l’Italia si presenta in grande ritardo rispetto a queste deadline: nel periodo 1990-2021 il taglio delle emissioni si è limitato a un -19,9%, quando l’Ue impone di arrivare ad almeno -55% tra soli 7 anni. Lo stesso vale per la penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico nazionale: l’obiettivo al 2030 è almeno 42,5% mentre siamo fermi al 19%, eppure anche nei primi otto mesi di quest’anno sono entrati in esercizio solo 3,4 GW di nuovi impianti rinnovabili, quando dovrebbero essere circa +12 GW l’anno.

Per tracciare la rotta si propone l’istituzione di un organismo consultivo indipendente – il Consiglio scientifico del clima –, che agisca da base e supporto per le scelte di Governo e Parlamento: fornendo l’analisi e la previsione dei rischi climatici nei diversi settori dell’economia, stilando il carbon budget che resta al Paese, e proponendo infine un Piano d’azione sul clima finalizzato a coordinare e allineare a tutti i livelli le varie politiche per il contrasto al cambiamento climatico.

Oltre al Consiglio scientifico, per massimizzare la partecipazione della cittadinanza e degli attori socioeconomici alle politiche climatiche, il ddl prevede anche l’istituzione di un’Assemblea dei cittadini che elabori piani, programmi, strategie e disposizioni di carattere generale.

Come terzo e ultimo caposaldo, il ddl propone una delega per la riforma complessiva del sistema fiscale che vada nel senso di una maggiore attenzione alle problematiche ambientali, a cominciare dalla questione dei sussidi ai combustibili fossili per i quali l’Italia ha sottoscritto con il G7 – che presiederà il prossimo anno – l’impegno a eliminarli entro il 2025.

Un impegno inderogabile ma assai sfidante, viste le cifre in gioco: tali sussidi sono infatti stimati in 14,5 mld di euro l’anno dal ministero dell’Ambiente, in 41,8 mld di euro l’anno da Legambiente, in 63 mld di euro l’anno dal Fondo monetario internazionale.

«Le associazioni – dichiarano gli ambientalisti – auspicano un appoggio largo ad un testo di legge quadro che contenga pochi ma decisivi elementi per incardinare la crisi climatica tra i metri di giudizio che informeranno le decisioni oggi e in futuro. Sarà onere dei gruppi parlamentari ampiamente rappresentati nell’intergruppo e dei parlamentari impegnati a sostenere il progetto di legge interessare i rispettivi legislativi per ottenere un testo base da offrire al dibattito nelle commissioni e in Aula. Sarà poi l’iter parlamentare ad arricchire ed emendare tale testo base, con il contributo di tutti coloro che oggi esprimono apprezzamento per l’iniziativa e di coloro che si aggiungeranno strada facendo».