Legambiente chiede una «gestione delle crisi da smog completamente diversa»

Ripristino della natura, per la Lombardia la nuova legge Ue è «ideologica ed estremista»

Al contempo la Regione vuole ammorbidire i vincoli Ue sull’inquinamento atmosferico

[28 Febbraio 2024]

Dopo il negazionismo climatico professato lo scorso autunno, adesso la Regione Lombardia sta portando avanti una doppia crociata contro altrettanti pilastri dello sviluppo sostenibile: qualità dell’aria e ripristino della natura.

Ieri l’Europarlamento ha dato via libera all’attesa legge sul ripristino della natura, che impone di ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’Ue entro il 2030, e tutti gli ecosistemi entro il 2050.

Una buona notizia? Non per l’assessore lombardo all’Agricoltura, Alessandro Beduscchi, che – coerentemente coi voti contrari espressi dagli eurodeputati di FdI, Lega e Forza Italia – esprime una posizione nettamente contraria.

«Questo Parlamento europeo, con la sua visione ideologica ed estremista – sostiene Beduschi – non solo vuole affossare definitivamente il nostro sistema produttivo agricolo, ma è anche nemico dell’ambiente. Il messaggio di questo provvedimento, infatti, è: smettete di coltivare la terra e quel poco che vi permettiamo di fare sarà sempre più sottoposto a vincoli, mentre al vostro cibo penseranno Paesi che se ne infischiano delle regole».

Non una parola invece sul fatto, certificato dalla Corte dei conti Ue, che il 60-70% dei terreni europei già oggi non gode di buona salute (in primis per l’abuso di concimi), mettendo dunque a serio rischio il presente e futuro della produzione di cibo in Italia come negli altri Paesi membri.

In Pianura Padana gli allevamenti intensivi hanno un ruolo di primo piano nel contribuire all’inquinamento atmosferico, e non a caso in Lombardia la lotta contro il ripristino della natura si incrocia con quella per rendere più deboli le norme sulla qualità dell’aria.

Sempre ieri il Consiglio regionale governato dalla destra ha bocciato l’odg avanzato dal Partito democratico per chiedere lo stato d’emergenza da inquinamento atmosferico; al contempo, informa il manifesto, è stato approvato l’odg arrivato dalla destra per chiedere alla Giunta di negoziare con la Commissione Ue un ammorbidendo della nuova direttiva sulla qualità dell’aria.

Ad oggi l’84% dei capoluoghi italiani sarebbe fuorilegge secondo i limiti al 2030 per l’inquinamento atmosferico da Pm2.5 (e il 69% per il Pm10), ma ritardarne l’applicazione fino al 2040 comporterebbe però un sacrificio stimato in circa 100mila vite umane solo in Italia.

Un contesto che vede la Pianura Padana e dunque la Lombardia tra le principali aree in difficoltà, mentre la Regione preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno.

«La media annuale di Pm10 negli ultimi anni non ha mai superato in nessuna stazione i limiti normativi e nel 2023 anche la media annuale di Pm2.5 è rimasta per la prima volta entro i limiti in tutta la Lombardia. Nel periodo invernale – argomenta l’assessore all’Ambiente, Giorgio Maione – sono frequenti condizioni di inversione termica che trasformano la Pianura Padana in una sorta di recipiente chiuso, in cui gli inquinanti vengono schiacciati al suolo. Questo spiega perché nella pianura padana le concentrazioni della maggior parte degli inquinanti mostrano uno spiccato ciclo stagionale, con valori invernali di molto superiori a quelli estivi».

Nessuno può negare che l’aria in Lombardia sia migliorata dagli anni Ottanta del Novecento, soprattutto grazie alla spinta delle politiche europee sulle motorizzazioni e sulle emissioni industriali, ma anche per le buone iniziative assunte dal governo regionale negli anni a cavallo del cambio di millennio.

L’effetto di quelle misure si è però quasi esaurito, come evidenziano da Legambiente Lombardia. Serve una nuova generazione di politiche che non possono prescindere dalla volontà della Lombardia di assumere un ruolo guida nella transizione ecologica, in particolare nei due ambiti più cruciali per la qualità dell’aria: quello della mobilità di persone e merci, e quello delle politiche agricole.

«La litania di dati che l’assessore Maione ripete a ogni piè sospinto non serve a tranquillizzare tutti su una criticità ambientale e sanitaria che resta tale – commenta Barbara Meggetto, presidente del Cigno verde lombardo – Nei primi due mesi del 2024 Milano ha già fatto segnare 32 giorni di superamento della soglia critica dei 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo, dei quali ben 8 con livelli di particolato sospeso addirittura più che doppi rispetto a quella soglia, arrivando a misurare fino a 136 microgrammi di Pm10 per metro cubo. Ci mancherebbe altro che la qualità dell’aria non migliorasse, migliora però anche la consapevolezza sui danni sanitari e si fanno di conseguenza più stringenti anche i limiti. Ci vogliono novità politiche, non inutili resoconti».

In particolare, Legambiente chiede alla Regione interventi nel settore dei trasporti, in cui le stelle polari dovrebbero essere la messa al bando delle motorizzazioni diesel, la mobilità urbana sostenibile e l’elettrificazione della mobilità privata e commerciale; e in quello dell’agricoltura, dove è sempre più chiara l’insostenibilità del modello di allevamento intensivo basato sulla concentrazione di un numero eccessivo di capi bovini e suini in rapporto all’estensione del territorio agricolo lombardo.

«Anche in una tendenza di lento miglioramento della qualità dell’aria possono verificarsi episodi di forte criticità, che espongono a grave pericolo la salute di decine di migliaia di cittadini lombardi – conclude Damiano Di Simine, responsabile scientifico Legambiente Lombardia – La Lombardia ha dimostrato di non essere attrezzata per prevenirne e mitigarne gli effetti. Occorre impostare un protocollo per la gestione delle crisi da smog completamente diverso da quello oggi in vigore, e che nell’ultimo gravissimo episodio di inquinamento ha attivato le prime misure solo quando il picco di smog era stato superato».

Su quest’ultimo profilo non occorre inventarsi nulla: basterebbe copiare le misure già in vigore in Emilia-Romagna, oltre ovviamente a potenziare gli inesistenti controlli sui veicoli circolanti e sugli spandimenti di liquami agricoli.