Il principale sostenitore è il ministro Salvini, che presiede anche la cabina di regia nazionale contro la siccità

In Sicilia non piove da 8 mesi, ma il ponte sullo Stretto di Messina ha un nuovo progetto

Wwf: «Un’opera dai costi elevatissimi e incerti ma ‘con impatti limitati sul sistema economico’, come ha avuto modo di rilevare la Corte dei Conti»

[16 Febbraio 2024]

Il cda della società Stretto di Messina ha approvato l’aggiornamento del “progetto definitivo” (risalente al 2011) per il relativo ponte, predisposto dal contraente generale Eurolink.

Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, sostiene che «l’intenzione è aprire i cantieri entro l’anno 2024 e aprire al traffico stradale e ferroviario il ponte nel 2032», una previsione piuttosto ottimistica visto che dell’opera in questione si discute da decenni.

L’approvazione del nuovo progetto definitivo viene reputato «un grande risultato» dall’ad della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che sottolinea come sia stato «ottenuto in pochi mesi grazie all’impegno del Governo, in particolare del ministro Salvini, e al lavoro del contraente generale Eurolink, della società Stretto di Messina e dei nostri altri contraenti ed esperti nelle diverse discipline ingegneristiche legate al ponte. Si conferma un progetto straordinario, tecnicamente all’avanguardia e di riferimento a livello internazionale».

In particolare, la società stima che se il ponte verrà realizzato potrà garantire tempi medi di attraversamento dello Stretto ridotti di massimo un’ora e mezzo per gli automezzi e di due ore per i treni; una volta arrivati in Sicilia, però, i treni si troveranno poi a marciare a una velocità media di circa 26 km/h – ovvero più lenta del 40% rispetto alla media delle altre regioni – a causa dell’inadeguatezza dell’infrastruttura.

Non a caso migliaia di persone, lo scorso dicembre, hanno manifestato a Messina contro la realizzazione del fantomatico ponte, da sempre avversato dagli ambientalisti, che oggi tornano dalla carica col Wwf.

«L’approvazione del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina è una fuga in avanti che ricade sulle spalle del Paese – dichiarano dal Panda nazionale – visto che ad oggi il Governo ha immobilizzato sino al 2032 ingenti risorse senza avere stime credibili sull’entità dei costi finali dell’opera, sulla sua redditività dal punto di vista economico-finanziario, sulle pesantissime ricadute sull’ambiente e il territorio. Un’opera, quindi, dai costi elevatissimi e incerti ma ‘con impatti limitati sul sistema economico’, come ha avuto modo di rilevare la Corte dei Conti».

Servirà inoltre una nuova procedura di Valutazione d’impatto ambientale, che risponda alle richieste d’integrazione contenute nella verifica di ottemperanza arrivata a suo tempo sul progetto definitivo del 2011, quando vennero rilevate 27 prescrizioni e solo 6 delle quali risultavano ottemperate, 18 solo parzialmente ottemperate e 1 non ottemperata (2 non competevano al ministero dell’Ambiente).

Ma oltre alle criticità sotto il profilo ambientale, il Wwf non capisce come il Governo Meloni abbia potuto impegnare ingenti risorse pubbliche senza avere una stima finale dei costi.

«Per finanziare con 11,6 miliardi di euro il ponte, dal 2024 al 2032, il Governo con la Manovra 2024 è dovuto intervenire a gamba tesa, in assenza di risorse nazionali adeguate, sui fondi per lo Sviluppo e la coesione (Fsc) di Sicilia e Calabria, dirottando sul ponte 1,6 miliardi di euro destinati ad altri investimenti prioritari delle due Regioni. Inoltre, il Governo si è anche riservato di andare alla ricerca nel tempo di “ulteriori risorse e coperture per la realizzazione dell’opera; questo dimostra come non abbia idea di quanto i costi potranno lievitare in futuro (si consideri anche che nel Def 2023 il costo del ponte era stimato in 14,6 miliardi di euro, quasi un punto di Pil)».

Risorse che avrebbero potuto essere più utilmente impiegate per affrontare una delle peggiori crisi ambientali che la Sicilia sta affrontando, quella della desertificazione che avanza (il 70% del territorio regionale è a rischio) e dell’acqua che manca.

Nonostante sia ancora inverno, a causa della crisi climatica in corso la Regione ha infatti dichiarato nei giorni scorsi lo stato di calamità naturale per siccità; non piove praticamente da 8 mesi e il presidente siciliano, Renato Schifani, non esclude di doveri ricorrere prossimamente ai razionamenti dell’acqua per i cittadini.

In compenso tace la Cabina di regia nazionale contro la siccità, presieduta da quasi un anno dal ministro Salvini. Il relativo commissario, Nicola Dell’Acqua, ha fatto presenti tre priorità d’azione e nei giorni scorsi è tornato a rimarcare che l’Italia sta diventando «un Paese povero d’acqua», ma di decisioni conseguenti per affrontare l’emergenza non se ne vedono.