Dal commissario nazionale contro la siccità tre priorità per tutelare l’acqua

Dell’Acqua: «Cambia il clima e deve cambiare anche l’approccio alla gestione della risorsa, ora come non mai bene prezioso da distribuire con oculatezza»

[19 Luglio 2023]

Il nuovo commissario nazionale contro la siccità, Nicola Dell’Acqua, è intervenuto ieri a The European House – Ambrosetti per offrire una prima panoramica sugli interventi urgenti pensati per contrastare la scarsità idrica legata alla crisi climatica.

Si tratta di un impegno ciclopico quanto necessario. Come informa l’Ispra aggiornando il Bilancio idrologico nazionale al 2022, i nuovi dati – già anticipati dal modello BigBang – mostrano che nell’ultimo anno la disponibilità di acqua ha raggiunto il minimo storico in Italia, dimezzando la disponibilità idrica rispetto alla media del trentennio climatologico 1951-2020.

La siccità, che in alcune aree del territorio nazionale si è manifestata già a fine 2021 ed è perdurata fino ai primi mesi del 2023, non rappresenta ormai un fenomeno isolato per l’Italia. Nell’ultimo trentennio climatologico 1991-2020 la disponibilità di acqua è già diminuita del 20%, rispetto al periodo 1921-1950, e se non si porrà un freno al cambiamento climatico potremmo perdere un altro 40-90% entro fine secolo.

«Cambia il clima e deve cambiare anche l’approccio alla gestione della risorsa, ora come non mai – sottolinea Dell’Acqua – bene prezioso da distribuire con oculatezza ai vari utilizzatori, con nuove logiche programmatorie che partano da uno strumento essenziale: il Bilancio idrico su scala di distretto».

Si tratta di uno strumento gestionale che il commissario ha intenzione di promuovere perché «permetterà di prevenire le emergenze idriche, di intervenire tempestivamente qualora vi fossero un aumento o, di contro, una scarsità di piogge e di essere pronti anche in caso si manifestassero precipitazioni intense inaspettate come quelle degli ultimi tempi in Italia. Inoltre, permetterà al Governo di intervenire anche con opere dove queste realmente servano ed effettuare quelle politiche di risparmio idrico sempre più necessarie nel Paese».

Nel complesso sono tre le priorità indicate dal commissario per migliorare la gestione dell’acqua e contrastare la siccità: «La prima – argomenta Dell’Acqua – è quella di valorizzare maggiormente la competenza nelle pianificazioni alle Autorità di distretto (enti governati da ministeri e regioni) che, negli anni, per varie vicissitudini e urgenze, si sono sempre occupate più della qualità dell’acqua che di programmare l’uso della risorsa con bilanci idrici aggiornati e di dettaglio. La seconda, è che bisogna usare la maggior parte delle risorse economiche per riportare alla capacità per cui sono stati progettati e realizzati gli impianti esistenti, eventualmente anche sostituendo gestori non operativi. In questo modo sarà possibile invasare dai due ai tre miliardi di metri cubi d’acqua in più in tutta Italia, soluzione non definitiva ma certamente di enorme aiuto. La terza, è quella di progettare sistemi in grado di accumulare e conservare una quantità d’acqua».

L’esempio portato da Dell’Acqua per quest’ultimo punto è quello degli interventi realizzati in passato dalla Cassa del Mezzogiorno, con invasi e strutture «capaci a pieno regime di contenere un miliardo e cento milioni circa di litri d’acqua, sufficienti per più di un anno» a livello locale.

Per quanto importante, si tratta comunque di una piccola frazione rispetto all’acqua persa dall’Italia a causa della crisi climatica. Dal trentennio climatologico 1921-1950 al 1991-2020 sono evaporati 33 miliardi di mc/anno di acqua, e altri 66 miliardi se ne sono andati nel solo 2022.

Per questo è impossibile pensare di far fronte all’emergenza idrica semplicemente costruendo i pur necessari nuovi, grandi invasi. Occorre piuttosto combinare quest’approccio ad uno più ampio di cura del territorio, che sappia ridurre al minimo le perdite idriche degli acquedotti (ad oggi al 42,2%) come anche aiutare le falde a ricaricarsi attraverso le cosiddette soluzioni basate sulla natura (Nbs), oltre a rimodulare le produzioni – a partire da quella agricola, che assorbe oltre la metà di tutta l’acqua consumata in Italia – su binari adeguati al clima che cambia.