Adottato un pacchetto di proposte per dare corpo al Green deal

Non solo clima: con “Fit for 55” la Commissione Ue punta a trasformare economia e società

La presidente Ursula von der Leyen: «L'economia basata sui combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti»

[14 Luglio 2021]

Negli ultimi trent’anni l’Ue ha diminuito le emissioni di gas serra del 24% – mentre il Pil è cresciuto di oltre il 60% – ma nei prossimi dieci dovrà moltiplicare gli sforzi: entro il 2030 le emissioni dovranno essere ridotte del 55% rispetto al 2030, un obiettivo giudicato come insufficiente da parte degli ambientalisti ma comunque sfidante da raggiungere. Come fare?

«L’economia basata sui combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti – dichiara la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – L’Europa è stata il primo continente a dichiarare l’obiettivo delle propria neutralità climatica nel 2050 e ora siamo i primi a presentare una tabella di marcia concreta».

Per passare dalla teoria alla pratica la Commissione Ue ha presentato oggi il pacchetto di proposte “Fit for 55”, pensato per rendere le politiche europee in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee all’ambizione messa in campo. Si tratta di una trasformazione socioeconomica ancor prima che ambientale, che permetterà di creare 1 milione di posti di lavoro verdi in più entro il 2030.

Come tutti i cambiamenti, non sarà indolore. Alcuni settori economici (in primis quelli legati direttamente alle fonti fossili) dovranno perdere di peso a favore di altri più sostenibili, mentre prodotti e servizi particolarmente climalteranti saranno più costosi.

Non c’è però transizione ecologica che possa funzionare se non è anche giusta, e sarà fondamentale compensarne adeguatamente le ricadute sociali. Al di là dell’impegno che dovrà essere messo in campo in tal senso dai singoli Stati membri, la Commissione propone da subito un nuovo Fondo sociale per il clima da finanziarsi attraverso il bilancio Ue: «Utilizzando un importo equivalente al 25% delle entrate previste provenienti dallo scambio di quote di emissione dell’edilizia e dei carburanti per il trasporto stradale consentirà di assegnare 72,2 miliardi di euro agli Stati membri per il periodo 2025-2032 – spiega la Commissione – Con la proposta di ricorrere a finanziamenti nazionali analoghi, il Fondo mobiliterebbe 144,4 miliardi di euro per una transizione socialmente equa».

Lo scambio delle quote di emissioni sarà appunto uno strumento ancora più centrale, rispetto all’attuale Eu Ets, per raggiungere gli obiettivi climatici. Negli ultimi 16 anni l’Ets ha consentito di ridurre del 42,6% le emissioni dalla produzione di energia elettrica e da industrie ad alta intensità energetica. Oggi la Commissione propone di abbassare ulteriormente il limite massimo generale delle emissioni e di aumentarne il tasso annuo di riduzione, di eliminare gradualmente le quote di emissioni a titolo gratuito per il trasporto aereo e di includere nell’Ets quelle del trasporto marittimo; viene inoltre istituito un mercato parallelo delle emissioni per ridurre quelle del trasporto stradale (responsabile del 20,4% di tutte le emissioni Ue) e degli edifici (che consumano il 40% di tutta l’energia).

In aggiunta, la Commissione Ue impone che «le emissioni delle autovetture nuove diminuiscano del 55% a partire dal 2030 e del 100% a partire dal 2035 rispetto ai livelli del 2021. Di conseguenza, tutte le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni».

Entro il 2035 l’Ue dovrebbe inoltre «mirare a raggiungere la neutralità climatica nei settori dell’uso del suolo, della silvicoltura e dell’agricoltura, comprese le emissioni agricole diverse dal CO2», un obiettivo finora fuori portata visto anche il clamoroso insuccesso della Politica agricola comune (Pac).

Guardando più direttamente la produzione e l’uso di energia – che rappresentano il 75% delle emissioni Ue –, la direttiva sull’efficienza energetica «fisserà, a livello di Ue, un obiettivo annuale vincolante più ambizioso di riduzione del consumo di energia. Alla luce di questo obiettivo si fisseranno i contributi nazionali raddoppiando praticamente l’obbligo annuo in termini di risparmio energetico per gli Stati membri. Il settore pubblico sarà tenuto a ristrutturare il 3% dei suoi edifici ogni anno», in modo da dare il buon esempio e trainare il comparto privato.

Per quanto riguarda invece le energie rinnovabili, la nuova direttiva (la cosiddetta Red III) fisserà l’obiettivo di «produrre il 40% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030», a fronte del 19,7% registrato nel 2019 (in Italia al 18% circa nello stesso anno).

Si tratta di obiettivi che sarebbe impensabile raggiungere senza accompagnarli a una revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia, che infatti propone di allineare la tassazione dei prodotti energetici alle politiche dell’Ue in materia di energia e clima: «Le nuove norme mirano a ridurre gli effetti nocivi della concorrenza fiscale in materia di energia, contribuendo a garantire agli Stati membri entrate derivanti da imposte “verdi” che sono meno dannose per la crescita rispetto alle imposte sul lavoro», un tema sul quale resta prioritario intervenire anche in Italia.

Tutto questo tenendo pur sempre in debita considerazione che il riscaldamento climatico è un problema globale, che per definizione l’Europa non può risolvere da sola contribuendo “solo” al 9% delle emissioni internazionali (ma restando responsabile di emissioni globali cumulative pari al 22% dall’inizio dell’era industriale, al secondo posto dietro gli Usa).

Ecco perché la Commissione conferma l’introduzione di un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon border adjustment mechanism, Cbam), che fisserà un prezzo del carbonio per le importazioni di determinati prodotti per garantire che l’azione ambiziosa per il clima in Europa non porti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio in altri Paesi più permissivi: da qui al 2025 il Cbam sarà in fase di rodaggio, e inizierà ad applicarsi al commercio di cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti ed energia elettrica. Una fase di transizione che sarà utile per misurare anche il contributo del Cbam nell’incoraggiare l’industria extra-Ue ad adottare provvedimenti che vadano nella stessa direzione di salvaguardia climatica.

«I nostri sforzi per affrontare i cambiamenti climatici devono essere politicamente ambiziosi, coordinati a livello globale e socialmente equi – conclude il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni – Proponiamo un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere che allineerà il prezzo del carbonio per le importazioni a quello applicabile all’interno dell’Ue. Bisogna agire adesso: si tratta dell’ultima occasione. Ogni anno, la terribile realtà dei cambiamenti climatici diventa più evidente, e oggi ribadiamo la nostra determinazione ad agire prima che sia davvero troppo tardi». Anche perché a rimetterci altrimenti non sarà “solo” il clima, ma la prosperità della specie umana sul pianeta e anche l’economia, in primis quella italiana.