Per la Corte dei conti europea abbiamo sprecato fondi da oltre 100 miliardi di euro

Pac, un decennio perso: l’impatto sul clima di agricoltura e allevamenti Ue non cala

La Politica agricola comune non fornisce incentivi per una riduzione del bestiame allevato e dal 2014 il consumo di carne è stabile, così le emissioni di gas serra non si sono ridotte

[23 Giugno 2021]

Benché oltre un quarto di tutta la spesa agricola dell’Ue nel periodo 2014-2020 – equivalente a più di 100 miliardi di euro – sia stata destinata alla mitigazione dei cambiamenti climatici, è dal 2010 che in Europa le emissioni di gas serra prodotte dall’agricoltura e (soprattutto) dagli allevamenti non diminuiscono: in pratica 100 miliardi di euro buttati, come mostra la Corte dei conti europea con la relazione Politica agricola comune e clima – La Pac finanzia metà delle spese dell’Ue per il clima, ma le emissioni prodotte dall’agricoltura non diminuiscono.

«Le nostre constatazioni – spiega Viorel Ștefan, responsabile della relazione – dovrebbero essere utili per raggiungere l’obiettivo Ue della neutralità climatica entro il 2050. La nuova Politica agricola comune deve concentrarsi di più sulla riduzione delle emissioni prodotte dall’agricoltura, deve essere più trasparente e rendere meglio conto del contributo fornito alla mitigazione dei cambiamenti climatici».

Ad oggi infatti si sta negoziando a livello Ue la Politica agricola comune per il periodo 2021-2027, che disporrà di una dotazione di circa 387 miliardi di euro, e quando verrà raggiunto un accordo sulle nuove regole, gli Stati membri le attueranno attraverso i “piani strategici della Pac”.

Perdere un’altra occasione e altre centinaia di miliardi di euro, mentre l’Ue ha dichiarato la volontà di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, sarebbe assolutamente controproducente. Per questo è importante imparare dagli errori compiuti finora sulla Pac.

Il più macroscopico di questi errori riguarda gli allevamenti e il consumo di carne. Secondo gli ultimi dati Ispra disponibili da agricoltura e allevamenti italiani arriva il 7% delle emissioni nazionali di gas serra (e oltre il doppio dell’inquinamento atmosferico da PM2.5, anche se non lo percepiamo), mentre a livello globale si stima che solo gli allevamenti arrivino al 14,5% e che il sistema alimentare globale – che include tutte le emissioni generate lungo l’intera filiera dalla produzione fino al consumo – contribuisca dal 25% al 37% delle emissioni antropogeniche di gas serra. In generale, per tutelare la salute del pianeta e la nostra, è necessario ridurre (anche senza eliminare del tutto) il consumo di carne e accrescere quello di vegetali. Ma questo in Europa non sta succedendo, e la Pac non sta facendo niente per raggiungere l’obiettivo.

«Le emissioni prodotte dall’allevamento del bestiame – documenta infatti la Corte dei conti – rappresentano circa metà delle emissioni in agricoltura ed è dal 2010 che non diminuiscono. Tali emissioni sono direttamente collegate alle  dimensioni delle mandrie, e i bovini ne causano i due terzi. La quota di emissioni riconducibile alla zootecnia aumenta ulteriormente se si tiene conto delle emissioni connesse alla produzione di mangimi animali (comprese le importazioni). La Pac non cerca però di limitare il numero di capi di bestiame, né fornisce incentivi per una loro riduzione. Le misure di mercato della Pac includono la promozione dei prodotti di origine animale, il cui consumo non diminuisce dal 2014: contribuiscono così a mantenere le emissioni di gas a effetto serra invece che a ridurle. Le emissioni dovute ai fertilizzanti chimici e al letame, che rappresentano quasi un terzo delle emissioni prodotte dall’agricoltura, sono aumentate tra il 2010 e il 2018».

Il principali vulnus della Politica agricola comune sta tutto qui: da una parte «la normativa dell’Ue attualmente non applica il principio “chi inquina paga” alle emissioni di gas a effetto serra del settore agricolo», dall’altra addirittura «la Pac finanzia pratiche non rispettose dell’ambiente, sovvenzionando, ad esempio, gli agricoltori che coltivano le torbiere drenate, che rappresentano meno del 2 % delle superfici agricole dell’Ue ma rilasciano il 20 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’Ue prodotte dall’agricoltura».

L. A.