Dal Governo Meloni nuove tasse in regalo per le energie rinnovabili

Anie (Confindustria): «I dati sono incontrovertibili, il settore sta crescendo nel 2023 ma non è sufficiente per traguardare gli obiettivi»

[27 Dicembre 2023]

Con l’avvicinarsi del nuovo anno è tempo di bilanci (anche) per il comparto delle energie rinnovabili, che nei primi 11 mesi dell’anno ha visto crescere la potenza installata per 4,9 GW: un dato in robusta crescita (+85%) rispetto allo stesso periodo del 2022 ma ancora molto lontano rispetto ai 10-12 GW necessari per traguardare gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sicurezza energetica.

Certo il 2023 non è ancora concluso ma Anie Rinnovabili, associazione confindustriale di settore, concentra la sua analisi sui primi tre trimestri delineando una tendenza molto chiara.

«I dati sono incontrovertibili – argomentano da Anie Rinnovabili – il settore delle fonti rinnovabili sta crescendo nel 2023, ma il tasso di crescita non è sufficiente per traguardare gli obiettivi contenuti nella nuova bozza del Pniec. Il tasso delle nuove installazioni nel 2023 non raggiungerà la fatidica soglia dei 10 GW e ciò renderà ancor più sfidante il traguardare gli obiettivi da conseguire nei prossimi 7 anni».

Le potenzialità non mancano all’Italia, ricca di fonti rinnovabili come sole vento e geotermia, ma le difficoltà sono le stesse di sempre.

«Il problema principale – spiegano da Anie Rinnovabili – sta nello sblocco degli iter autorizzativi non solo a causa della carenza del personale pubblico preposto alla valutazione dei progetti che determina l’allungamento delle tempistiche, ma anche a causa degli ostracismi con cui si additano gli impianti a fonte rinnovabile ed inoltre, seppure il Mase (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) riuscisse ad autorizzare impianti per 10 GW nel 2023, mancherebbero i pareri del Mic (Ministero della cultura) e quelli della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui sono sottoposti i progetti allorquando i pareri di Mase e Mic sono contrapposti».

A queste storiche criticità si sono inoltre aggiunte, nel corso di quest’anno, l’inflazione e l’elevato costo del denaro, che hanno colpito anche il settore delle fonti rinnovabili.

Il decreto legge n. 57 del 2023 ha adeguato le tariffe incentivanti all’indice inflattivo registrato dall’Istat, ma incomprensibilmente l’adeguamento è stato applicato solo alle tariffe incentivanti dei bandi delle aste gestite dal Gse (impianti di potenza ≥ 1 MW) e non anche a quelli dei registri.

Malgrado questi incrementi dei costi «le fonti rinnovabili producono oggi l’energia elettrica a minor costo rispetto alle fonti fossili», ma i costi che gravano sull’elettricità pulita aumenteranno ulteriormente a causa di due misure legislative recentemente introdotte dalla maggioranza Meloni, che secondo Anie Rinnovabili renderanno le tariffe incentivanti del Dm Fer 2019, pur adeguate all’incremento inflattivo di Istat, «non più congrue per la sostenibilità degli investimenti».

La prima misura, contenuta nel decreto legge Sicurezza energetica n. 181/2023, riguarda il contributo di 10 €/kW che tutti gli impianti a fonte rinnovabile diversi da geotermico ed idroelettrico di nuova realizzazione con una potenza superiore a 20 kW dovranno versare al Gse nei primi tre anni dall’entrata in esercizio per alimentare un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale allo scopo di incentivare le regioni e le province autonome ad ospitare impianti a fonti rinnovabili.

La seconda riguarda invece una disposizione nella legge di bilancio che introduce la tassazione dei diritti di superficie a cui saranno sottoposti i proprietari delle superfici, che vedendosi ridurre i ricavi derivanti dal contratto del diritto di superficie su cui i produttori realizzano gli impianti, chiederanno loro un maggior riconoscimento economico.

L’auspicio è che il Governo Meloni torni a intervenire mitigando gli effetti di queste nuove tasse, tenendo conto della situazione nell’ambito dell’atteso Dm Fer X, che dovrebbe definire i nuovi incentivi alle fonti pulite; il decreto però avrebbe dovuto uscire entro giugno 2022, dunque presenta già un anno e mezzo di ritardo. E non è il solo.

Dall’Osservatorio normativo di Anie Rinnovabili, che monitora i più importanti provvedimenti attuativi dei decreti legislativi di recepimento delle direttive europee sulle fonti rinnovabili (Dlgs 199/2021) e sul mercato elettrico (Dlgs 210/2021), risulta infatti che su 39 provvedimenti attuativi solo 13 sono stati finalizzati. Molti provvedimenti dei restanti 26 hanno già accumulato un ritardo di oltre un anno e mezzo.