Clima, per il ministero dell’Ambiente la bocciatura Ue del Pniec è un «grande risultato»

Pichetto: «La proposta che è stata trasmessa a Bruxelles rappresenta un punto di partenza ambizioso ma al contempo realistico»

[22 Dicembre 2023]

Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) elaborato dal Governo Meloni e inviato a Bruxelles lo scorso giugno ha ricevuto una sonora bocciatura da parte della Commissione Ue, come sottolineano anche le principali associazioni ambientaliste italiane.

Nel piano italiano risulta in primis inadeguato il trend di riduzione nelle emissioni climalteranti, che al 2030 si fermerebbe complessivamente a -40,3% (rispetto al 1990) contro il -55% richiesto dall’Ue a livello continentale.

Sul fronte dell’efficienza energetica e delle rinnovabili l’Italia ha presentato invece obiettivi in linea coi target minimi richiesti nello specifico al nostro Paese, ma in ogni caso non ambiziosi: per quanto riguarda la penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico, l’Italia al 2030 si fermerebbe al 40,5% mentre l’Ue nel suo complesso punta almeno al 42,5%, ma auspicando il 45%.

Viste le oggettive carenze, l’Italia dovrà dunque aggiornare nuovamente il Pniec e sottoporlo alla valutazione europea entro il 30 giugno 2024.

Se questo è lo stato dell’arte il ministero dell’Ambiente, in pieno stile neolingua orwelliana, dichiara entusiasta che questa prima valutazione del Pniec da parte dell’Ue «ribadisce i grandi risultati che si profilano per il nostro paese sul fronte delle rinnovabili e dei tagli delle emissioni nel settore industriale (Ets)», anche se «resta da lavorare per centrare gli obiettivi del 2030 nel settore dei consumi civili, dei trasporti e dell’agricoltura».

«La proposta che è stata trasmessa a Bruxelles in giugno – argomenta il ministro Gilberto Pichetto – rappresenta un punto di partenza ambizioso ma al contempo realistico che guarda agli obiettivi ambientali del 2030 che sembravano irraggiungibili con il vecchio Pniec», anche perché quest’ultimo, pur sempre assai deficitario, era chiamato a rispettare obiettivi Ue al tempo meno ambiziosi.

«Come accaduto con la importante ripresa delle rinnovabili, col raddoppio della potenza istallata nel 2023 rispetto al 2022 – prosegue Pichetto – ci proponiamo di rimettere in moto tutti i settori che contribuiscono ai raggiungimento dei target ambientali puntando soprattutto ai consumi civili e ai trasporti che fanno più fatica nel processo di decarbonizzazione».

Piccola nota a margine: nei primi 11 mesi di quest’anno, come illustra Terna – la società che gestisce la rete elettrica nazionale – sono entrati in esercizio 4,9 GW di impianti rinnovabili. Un dato che è cresciuto molto (+85%) rispetto allo stesso periodo del 2022, come afferma il ministro.

Quel che Pichetto omette di aggiungere è che, sempre per rispettare i target Ue – e come chiede l’associazione confindustriale di settore, Elettricità futura – la nuova potenza rinnovabile da installare annualmente in Italia dovrebbe veleggiare attorno ai +12 GW, oltre il doppio rispetto a quanto conseguito in questo primo anno di Governo Meloni.