A che pro torturare i numeri sulla geotermia?

È urgente lavorare per ricostruire fiducia verso le istituzioni pubbliche e scientifiche, ed elaborare una visione del mondo più coerente con la sua complessità

[13 Ottobre 2020]

Se li torturi abbastanza a lungo, i numeri – come noto – confesseranno qualsiasi cosa: anche che una fonte rinnovabile come la geotermia è brutta, sporca e cattiva, come sembra emergere dal documento “Autocertificazione geotermica” inviato dai comitati riuniti nella rete Nogesi a una pletora di soggetti istituzionali per convincerli della necessità di non re-introdurre gli incentivi alla produzione di energia elettrica da geotermia.

Le tesi avanzate nel documento (disponibile qui e in allegato, ndr) sono in larga parte volte a sostenere un’interpretazione alternativa delle conoscenze a nostra disposizione sull’impiego dell’energia geotermica, naturalmente presente nel sottosuolo. L’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) mostra ad esempio che l’uso di questa fonte rinnovabile permette di tagliare le emissioni di inquinanti e di CO2? «Il problema – rispondono i comitati – è che i dati sull’emissione di gas serra e altri inquinanti dalle centrali geotermoelettriche italiane trasmessi all’Eea non corrispondono alla realtà». Dietro il complotto ci sarebbe l’Ispra, ovvero l’insospettabile Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale.

Non importa che il fatto sia confermato anche dal più recente rapporto elaborato dal Gestore dei servizi energetici (Gse), società del ministero dell’Economia; oppure che secondo l’Ipcc, ovvero la massima autorità scientifica al mondo sul cambiamento climatico, il «diffuso dispiegamento dell’energia geotermica potrebbe svolgere un ruolo significativo nella mitigazione dei cambiamenti climatici». Neanche i report periodici elaborati dalle istituzioni pubbliche preposte a valutare l’impatto ambientale della coltivazione geotermica – dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) in su – sembrano avere valore.

Il documento elaborato da Nogesi, dove viene chiamato in causa anche greenreport (saremmo un “organo del CoSviG”, che è invece un nostro partner, come fosse un aggravante collaborare con il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche, composto peraltro al 100% da istituzioni pubbliche come la Regione e i Comuni del territorio), tira in ballo altri studi. Molti autorevoli. Come quelli condotti all’Università di Siena da Riccardo Basosi e Maria Laura Parisi (talvolta in collaborazione con dirigenti CoSviG); studi di cui abbiamo dato conto anche su queste pagine, chiedendo lumi ai ricercatori stessi. Che di loro pugno hanno descritto però un’interpretazione dei risultati raccolti assai diversa da quella attribuita dai comitati. Il cortocircuito è servito, ma tant’è.

Per sostenere le proprie tesi, Nogesi è arrivata a chiedere la «immediata sospensione di tutta l’attività geotermica», che da sola soddisfa il 30% della domanda di elettricità toscana, per difenderci (?) dalla pandemia da Covid-19, o a dichiarare – dopo un complicato calcolo fatto in casa – che gli incentivi pubblici finora garantiti alla geotermia ammontano a 600 milioni di euro l’anno (in realtà sono circa un sesto, come riporta periodicamente il Gse che eroga gli incentivi).

Un approccio dal quale trasuda una mancanza di fiducia verso le istituzioni pubbliche, anche quelle scientifiche – che hanno un peso specifico ben diverso rispetto a singoli esperti, dissidenti o meno –, prima ancora che verso testate giornalistiche come la nostra. Si tratta di un fenomeno ben più ampio rispetto ai confini dei fenomeni Nimby verso la geotermia e le altre fonti rinnovabili, come testimoniano le varie manifestazioni no-mask, no-5G e più in generale no-scienza che pullulano in questo periodo pandemico (come mostra plasticamente il cartello esposto in piazza a giugno a Firenze nel corso di una di queste manifestazioni, e riportato in pagina, ndr).

Una risposta definitiva per provare a ricucire questo strappo nella società ancora non c’è, ma molto probabilmente ha a che vedere con una migliore informazione (e comunicazione) per ricostruire fiducia ed elaborare una visione del mondo più coerente con la sua complessità, con cui tutti siamo chiamati a fare i conti: un mondo dove ad esempio la geotermia non è il male né è “pulita al 100%” – l’impatto ambientale zero, ricordiamo, non esiste per nessuna attività umana – ma uno strumento utile al territorio e al clima in un’ottica di sviluppo sostenibile. Vale la pena provarci.