Il 5G e le altre fake news sulla pandemia da coronavirus sono un pericolo per la salute pubblica

Queste cospirazioni non sono “al più” innocue: trascurano i reali pericoli per la salute e danneggiano strumenti utili per fronteggiare l’emergenza

[10 Aprile 2020]

Il 5G, ovvero la tecnologia di quinta generazione per le reti di connessione mobile, è sulla cresta dell’onda tra le innumerevoli fake news che costellano l’avanzata della pandemia da coronavirus Sars-Cov-2. Il ministero della Salute sta aggiornando un elenco delle più diffuse, in continua crescita: due settimane fa ne contava 24, oggi sono 42.

Al primo punto il ministero affronta la bufala dagli effetti probabilmente più tossici: fare i gargarismi con la candeggina – spiega il dicastero – non protegge dall’infezione. Non solo non protegge, ma anzi fa male alla salute: in questo caso il perché è (o dovrebbe essere) evidente, ma anche quelle fake news che preservano il nostro condotto esofageo non sono affatto innocue.

Venendo al caso oggi più dibattuto, il ministero della Salute spiega che «non ci sono evidenze scientifiche che indichino una correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G. Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all’esposizione alle tecnologie wireless». Nel merito, l’Istituto superiore di sanità insieme al Cnr-Irea, all’Enea e all’Arpa Piemonte ha pubblicato la scorsa estate il Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche, all’interno del quale non si evidenzia alcun tipo di allarme sanitario relativo alla tecnologia 5G: si spiega piuttosto che «sono attualmente in corso in Italia le prime installazioni sperimentali di sistemi per telecomunicazione con tecnologia 5G, il cui impatto elettromagnetico viene valutato dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale considerando il diagramma di inviluppo senza fattori di riduzione statistici. Tale approccio, molto cautelativo, permette di assicurare il rispetto dei limiti in qualsiasi condizione di esposizione».

Visti gli estensori del rapporto, tra i quali figurano i ricercatori dell’organo tecnico-scientifico del Sistema sanitario nazionale, questa è la bussola che possiamo adottare al momento pur nella consapevolezza che non si tratta ancora di una posizione pressoché unanime all’interno della comunità scientifica. Ma dare spazio alle fake news che collegano il 5G alla pandemia da coronavirus danneggia anche la credibilità di chi legittimamente chiede ulteriori approfondimenti scientifici sugli impatti della tecnologia.

Anche perché, nel frattempo, il dibattito non si limita certo agli accademici. A  Birmingham e Merseyside, nel Regno Unito, nei giorni scorsi c’è chi ha appiccato fuoco alle antenne 5G accusandole di essere gli untori della pandemia, e moltissimi altri hanno rilanciato la tesi sui canali social. Le ipotesi più in voga, come ha ricapitolato la Bbc, sono due: la prima è che il 5G possa danneggiare il sistema immunitario rendendo così le persone più sensibili al coronavirus, mentre la seconda afferma che il virus possa in qualche modo essere trasmesso attraverso l’uso della tecnologia 5G. Entrambi ipotesi sono prive di qualsiasi fondamento scientifico.

Le teorie del complotto sono state bollate come «il peggior tipo di notizie false» da parte del direttore medico del National health service britannico Stephen Powis, mentre Simon Clarke – docente di Microbiologia cellulare all’Università di Reading – argomenta che «l’idea che il 5G abbassi le difese immunitarie non sta in piedi. I livelli di energia delle onde radio 5G sono minimi e non sono in nessun modo abbastanza forti da influenzare il sistema immunitario. Ci sono stati molti studi su questo». La seconda teoria del complotto è ancora più improbabile: «I segnali radio 5G sono onde elettromagnetiche, molto simili a quelle già utilizzate dai telefoni cellulari. Le onde elettromagnetiche sono una cosa, i virus sono un’altra e non puoi prendere un virus da un palo del telefono».

Ma perché non crederci, dopotutto? Non è al più innocuo rilanciare fake news che affermino il contrario, magari vagheggiando sul principio di precauzione? Purtroppo no. Come sostengono numerosi esperti, mettere a rischio mezzi di comunicazione in questo momento è non solo ingiustificato ma assai preoccupante, in quanto le connessioni Internet sono uno degli strumenti più importanti che stiamo usando. Al contempo, queste cospirazioni contribuiscono solo al rischio che persone che non hanno confidenza con l’informazione scientifica concentrino la loro attenzione su rischi inesistenti per la propria (e altrui) salute, trascurando invece quelli che arrivano dalle autorità preposte. I teorici della cospirazione sono un pericolo per la salute pubblica, e se quest’epidemia ci aiutasse finalmente a capirlo sarebbe un’eredità importante da mettere frutto nel mondo post Covid-19.

L. A.