L’accesso al cibo non è solo una necessità, ma anche un diritto fondamentale

L’economista e agronomo Andrea Segré esplora con Cospe il concetto di “ius cibi”, promuovendo una politica alimentare urbana che parta dal basso per ridurre lo spreco

Andrea Segrè, agronomo ed economista, professore di Politica agraria internazionale all’Università di Bologna, sul tema della lotta allo spreco alimentare e del recupero del cibo invenduto ha impostato tutta la sua attività accademica, ma anche il suo impegno politico e sociale.

Nel suo ultimo libro “D(i)ritto al cibo”, Segrè esplora il concetto di “ius cibi”, sottolineando la necessità di un’alimentazione sufficiente, sana, sostenibile e culturalmente accettabile per tutti. Nonostante sia sancito nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, il diritto al cibo rimane ancora un obiettivo lontano per molte persone nel mondo.

Tra le sfide principali di Cospe c’è quella della transizione ecologica e cura dei beni comuni perché i nostri sistemi economici, insieme alle filiere del cibo, dell’energia e dei rifiuti, rispondano a principi di sostenibilità ambientale ed equità sociale. Perché l’acqua, la terra, le foreste, la biodiversità e la salute siano tutelate, e sia garantito dovunque e a chiunque il diritto ad accedervi.

Abbiamo intervistato Andrea Segrè in occasione dell’uscita dell’ultimo numero della nostra rivista, Babel.

«Mi pongo spesso la domanda: perché andiamo sempre oltre il necessario? È forse parte esclusiva della natura umana? – si chiede Segrè – Penso sia un aspetto legato alla nostra cultura, si vede anche in altri ambiti: se una strada è ingorgata dal traffico si pensa ad allargare la strada, non a promuovere altre forme di mobilità. In questo modo si consumano troppe risorse senza avere il tempo di rigenerarle, generando squilibri e diseguaglianze crescenti».

Secondo Andrea Segrè il passaggio fondamentale è quello di riconoscere il diritto al cibo a livello locale, inserendolo negli statuti dei Comuni e promuovendo una politica alimentare urbana e metropolitana che parta dal basso.

Segrè stesso si impegna attivamente in questa direzione, lavorando come consigliere speciale del sindaco di Bologna per costruire politiche concrete che mirino al recupero degli sprechi alimentari e alla distribuzione equa delle risorse: «Al primo punto c’è l’obiettivo di recuperare tutto ciò che è in eccesso nella filiera, con un meccanismo circolare di donazione», spiega Segrè.

Per facilitare questo cambiamento, Segrè e il suo team hanno sviluppato l’app “Sprecometro”, che aiuta a monitorare e ridurre lo spreco alimentare nelle case, dalla lettura delle scadenze all’uso del frigorifero, dalla lista della spesa alla cucina degli avanzi.

«La app ci quantifica il danno economico e l’impronta ecologica causati dal nostro spreco: solo così si può sperare di raggiungere degli obiettivi quantificabili», afferma Segrè. Con oltre diecimila utenti già attivi, l’app rappresenta un passo concreto verso una maggiore consapevolezza e azione.

Il diritto al cibo non è solo una questione di politica globale, ma anche di azione individuale e comunitaria. Attraverso un nuovo vocabolario e pratiche quotidiane più consapevoli, possiamo lavorare insieme per garantire che ogni persona abbia accesso a un’adeguata alimentazione, nel rispetto dell’ambiente e della dignità umana.

Leggi qui l’intervista completa di Roberto De Meo, socio di Cospe, all’agronomo ed economista Andrea Segrè.